Rebetiko e censura

smyrna_1922Il clima politico in Grecia, nei decenni successivi al 1922 si caratterizzò per una notevole instabilità. Il tentativo – fallito – della nazione di annettere al proprio territorio le zone della Turchia abitate da greci (la guerra Greco-Turca) portò ad un enorme afflusso di rifugiati verso la madrepatria; tutti con problemi d’alloggio e di lavoro oltre che d’interazione con gli abitanti dei territori d’adozione. Nel giro di pochi anni un milione e mezzo d’immigrati dovette integrarsi con i sei milioni d’abitanti della Grecia; ad Atene, nel 1928 su ottocentomila abitanti, trecentomila erano ex sfollati. In questa situazione di forti tensioni sociali e di scarso sviluppo economico inevitabilmente la repressione si fece più attiva e nel 1929  il governo Venizelos introdusse la “special illegal act” “riguardante le misure di sicurezza per le istituzioni sociali e la protezione della libertà”. La legge, finalizzata a contrastare comunisti, anarchici e sindacalisti, prescriveva almeno sei mesi di reclusione per chiunque “cercasse di applicare le idee che hanno come obiettivo evidente il rovesciamento violento dell’attuale sistema sociale, o che agisse per propagandare la loro applicazione …” La repressione s’intensificò nel decennio successivo quando la democrazia, nel 1936,  fu rovesciata e trasformata in una dittatura fascista guidata dal generale Ioannis Metaxas; un regime che sopravvisse fino alla seconda guerra mondiale.

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Ioannis Metaxas

In questo clima di intenso nazionalismo e di crisi, non c’è da stupirsi che le evidenti influenze straniere del rebetiko alimentate dai profughi provenienti dalla Turchia  fossero visti con ostilità.
La solida borghesia conservatrice correlava facilmente i profughi e le altre parti non integrate della società, sia con le droghe che con la musica orientaleggiante . ” Già dal 19° secolo e’era sempre stata una critica sporadica della stampa contro la musica “orientale”, ma è soprattutto dopo l’afflusso dei profughi provenienti dall’Asia Minore, che l’antipatia delle istituzioni, tendenzialmente filo occidentali, divenne sempre più pronunciata. Fino a quando nel 1936 sul rebetiko, con i suoi versi sull’hashish, il carcere, le puttane e il buzuki dai suoni orientali, si abbatte la censura governativa: “Prima d’ogni attività di registrazione, deve essere presentata una domanda di permesso di registrazione alla Direzione del ministero per l’elevazione del Popolo, corredata da copie dei versi e degli spartiti musicali dei brani da registrare”.

Questo è stato l’inizio di una nuova era per il rebetiko. Per le persone di quel mondo è stato una cosa seria e grave. E in effetti, tutta la scena della vita musicale greca cambiò, come fece, naturalmente, per ogni altro aspetto. Tutti gli artisti affermati del tempo dovettero rispettare la legge e il risultato fu che tutte le canzoni che toccavano importanti problemi sociali o di altro genere scomparvero. Naturalmente, erano esattamente questo tipo di canzoni che avevano dato al rebetiko il suo stile. Da quel momento in poi ci fu spazio solo per innocue canzoni d’amore,  di “gioia” o di società ideali senza problemi per nessuno.

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