MAX CAPA

L’artista e fumettista Nino Armando Ceretti, meglio noto con il nome d’arte di Max Capa, è morto a Parigi all’età di 79 anni il 20 novembre del 2023.
Tra le certezze rimaste della eredità lasciatami dai miei vent’anni, una continua ad esistere, anzi a persistere, malgrado le aggressioni ripetute e petulanti alle quali ho dovuto far fronte. La certezza si identifica con il confuso ricordo di una frase che suppergiù suona cosi’: “L’obbligo di produrre aliena la passione di creare”. E il citato di turno dovrebbe essere un tal Raul Varieigem, ma potrebbe anche non esserlo. Ecco, PUZZ aveva, ed ha, per me questa connotazione, o se si preferisce, questa giustificazione. Certamente mi sarebbe piaciuto pubblicare su “Linus” e non mi è riuscito non certamente per colpa di “Linus”, ma non ho disegnato per PUZZ come ripiego. PUZZ era il modello di pubblicazione che meglio si adattava al mio orgoglio di essere figlio di operai aristocratici cioè operai che disprezzavano il lavoro alla catena e adoravano il loro lavoro di operai di mestiere. PUZZ non imponeva scadenze editoriali e quindi non dovevo obbligatoriamente, produrre l’idea e i disegni. Contemporaneamente, era il luogo che mi permetteva di pubblicare un lavoro interamente pensato e realizzato da me. Sbagliando, ma solo rispetto al senno del poi, credevo che una condizione fondamentale di questo modo “liberato” di produrre fosse quella di essere ermetici ed elitari, cosa che in PUZZ mi riusciva benissimo. Ma in fondo più che un errore era un necessario passaggio del desiderio di affermazione che mi stimolava a dimostrare di esistere, pur se con idee confuse. Sono esistito sulle pagine di PUZZ e non su quelle di “Linus”, ma ho dimostrato a me stesso di esistere. Con una tiratura infima, con un pubblico di lettori forse ancora più scarso, ma sono esistito da allora. Eccolo l’indistruttibile muro di PUZZ. Ciò che ha dato a chi come me cercava di dimostrare di esistere. A ben vedere poi non era tanto il pubblicare che mi dava la sensazione di esistere. Era l’insieme delle cose da fare per assicurare l’esistenza di PUZZ a garantire questa certezza. Dalla distribuzione, alle sottoscrizioni, alle discussioni.

PUZZ? “ma che è ‘sta cosa!?”
Pensate un cerchio o una sfera che contengano tutto ciò che per i vostri mezzi di conoscenza e d’informazione sia “il mondo”, questo tessuto spesso di sollecitazioni che vi pervengono di forza in tutti i modi ed in ogni momento (tranne nel sogno, forse), che si pongono spesso come antagoniste, nella loro complessa binarietà, nelle loro opposizioni fittizie, nella loro “complicità” fattuale. Ebbene, “Puzz” può essere descritto come un tentativo di porre il punto di vista critico-radicale fuori, oltre il cerchio e la sfera, o in questa tendenza. Pur se partito da basi “gauchistes” e impressionato dalla sinistra COMUNISTA olandese e tedesca e italiana (Bordiga, il movimento dei CONSIGLI) non è mai stato DI SINISTRA. Per forza… Cosa rara ma non proprio unica, i “fumetti” di “Puzz” sono stati immersi quasi di solito in un’atmosfera plumbea e drammatica, dentro difficoltà d’ogni sorta e, talvolta, rischi non ordinari. I rischi del ludico scatenato…
“Tu cerchi la pallottola che ti cerca, magari vi incontrate…”
Tuttavia, ci pare ancora strano; il nostro gusto per il sarcasmo, l’ironia piuttosto feroce, volevano essere utili pure alle intelligenze medesime che ne erano l’oggetto, purtroppo queste hanno in genere mal preso la nostra sconsideratezza che certo si spostava gaiamente al di là dei limiti del comprensibile. In fondo ci si diceva: “Si, parla pure, ma parla come me.”… Eh, no!

Verso l’inizio degli anni ’70, tra le sollecitazioni retinali che stavano inesorabilmente “iniziando” la mia sensibilità visiva e formando una bizzarra e selvaggia pinacoteca ottica, by-passando i “canali sinattici non autorizzati della psiche”, mi imbattei nelle folaghe totemiche di Max Capa. Erano stampate con colori incerti su un giornaletto praticamente illegibile per la qualità pre-gutemberghiana della stampa. Ma accipicchia, era la prima volta che vedevo in Italia un giornaletto autoprodotto di fumetti. Certo c’erano fogli e riviste underground, ma visivamente erano desolanti, cultura visiva zero, un look da oratorio o da sezione di partito. Pareva che gli eccessi visivi della rivoluzione psichedelica ed underground non avessero avuto presa nelle testoline dei pochi accoliti della nostra italietta paranoica e intollerante del periodo (come si poteva far finta che non esistesse OZ o i comix americani, le copertine dei dischi di rock?). Wow! Dinamite e miele per il nervo ottico! Ma Puzz (questo il titolo del giornaletto) mi accorsi subito, era perfettamente sintonizzato, era diverso, disegni originali e canaglieschi, storie surreali, mostriciattoli e le folaghe totemiche di Max Capa. Poi c’era la storia cosmica di un amico di strada: Mizio. Puzz nasceva dal ricco humus di menti che si riuniva nel quartiere milanese di Brera, non ancora sterilizzato dall’efferata arroganza craxiana: osterie, salumerie, focaccine notturne, labirintiche case di ringhiera aperte a chiunque, poeti beat, paesaggisti, lazzaroni, barboni, viaggiatori, file di sacchi a pelo sul marciapiede, amore nei portoni, retate, complicità, flauti e bonghi, anarchici barbuti, cagnini, e planimetrie di Kathmandù, pullmini VW pronti per traversate intercontinentali. Finalmente incontrai Max Capa l’allevatore delle folaghe totemiche, in una di quelle strane case-antri-officine del periodo, lui disegnava con la stessa attenzione con cui un nichilista avrebbe preparato della nitroglicerina, con la sua china e i suoi pennini; piegato sul tavolo aveva un’aria poco raccomandabile da cospiratore, ed era incazzato… Mi invitò a cospirare su Puzz, cosa che feci volentieri, poi più o meno ci perdemmo di vista, ma i nostri disegni continuarono a dialogare su tutta una miriade di pubblicazioni che nel frattempo erano sbucate dall’area “contro culturale”. Diventammo una sorta di strana coppia per la scena radical-hippie-situazionista: Max era il cantore delle paranoie urbane ed io quello della dolcezza bucolica, a distanza di tanti anni posso dire solo di essere felice ed orgoglioso di aver avuto con lui (e gli altri artisti con cui ci dividevamo tutto) l’impudenza di stendere sulla carta un mondo interiore scoppiettante, senza censure, e senza strizzatine d’occhio alle varie mode. E le folaghe totemiche continuano a riprodursi a dispetto dei paperi rintronati e servili. (Matteo Guarnaccia)

PUZZ – Nasce a Milano nel 71 come “contro-giornale di sballofumetti”. L’animatore è Max Capa che ben presto passerà dal fumetto tout-court ad approfondimenti sempre più esasperati delle tematiche situazioniste, fino ad arrivare alle ultime uscite al “negazionismo critico ultraradicale”. Da Puzz passera di tutto, decine di fumettari, militanti incazzati, giovani proletari di Quarto Oggiaro, comunardi di Cuggiono, autoriduttori via via scivolando dalla controcultura ai confini della lotta armata. Uscirà in formati sempre diversi, dotato di una notevole inventiva dal punto di vista grafico. I numeri dovrebbero essere 21, più alcuni volumetti a parte e “Manuale del piccolo provocatore/I banali fumetti di Puzz” edito dall’Ottaviano di Milano. Dopo innumerevoli disavventure di tutti i tipi Max Capa abbandonerà l’Italia per stabilirsi in Francia.

GATTI SELVAGGI – Attivi a Milano tra il 74 e il 75, emanazione di pratica politica delle teorie espresse in Puzz da Max Capa e compagnia, si potrebbero considerare come i precursori dell’Autonomia. Divennero famosi nel ’75 quando al Palalido di Milano impedirono il concerto di Lou Reed e tutta la stampa si stracciò le vesti per il misfatto. Troppo radicali nella pratica, le radici culturali cominciarono a perdersi in mille rivoli e dalla critica ai concerti si passò a forme sempre più dure di organizzazione. Il Nucleo Informale Puzz, il Nucleo Autonomo di Quarto Oggiaro e il Collettivo Informale Situazione Creativa diverranno prima ultraradicali e subito dopo negazionisti.
Si cominciava a non capir più niente anche se la pratica di riappropriazione dell’esistenza era molto più chiara che tutte le chiacchiere teoriche. Comunque, sotto la denominazione ‘Gatti Selvaggi’ uscirono 3 numeri, distribuiti ai concerti e nelle Situazioni Creative.
SITUAZIONE CREATIVA – A Castelletto di Cuggiono, sulle rive del Ticino, la banda di Puzz e Co. organizza, dal 13 al 16 giugno 1974, una festa autogestita con musica, teatro e incontri vari. Dichiaratamente “alternativa” al festival di Re Nudo che si teneva, negli stessi giorni, al Parco Lambro.

POESIA METROPOLITANA – In un certo senso derivato dalle esperienze tipo Puzz e Gatti Selvaggi, ma completamente diversa nella sostanza pubblica poesie di poeti milanesi, tra gli altri dei fratelli Meo che sapranno mettere in versi la tensione della metropoli e degli uomini che ci devono vivere. Nel 76 esce un numero speciale dedicato ai testi di Woody Guthrie.

Per approfondire:

 

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