Per una ripresa della coscienza sociale

Tornare in sé non è un tentativo di analisi, né una elaborazione teorica, né una apologia. È piuttosto l’intreccio di diverse voci che danno vita a un racconto collettivo di un orientamento culturale sovversivo, quello confluito nel movimento contro il Green Pass (GP). Ha senso raccogliere queste voci e pubblicarle perché chi ha fatto parte delle mobilitazioni è stato descritto in toni semplificati e derisori. La denigrazione si è spinta fino a delineare il profilo psico-patologico del no-vax sia nei media egemonici sia, di riflesso, in una parte consistente della popolazione. Le posizioni e i valori di chi si è messo di traverso rispetto alla gestione pandemica sono stati criminalizzati al punto da ritenere accettabile e in linea con i valori democratici silenziarli con la censura sui dispositivi telematici e con la rimozione nel dibattito pubblico. Queste opinioni eretiche e il patrimonio di energie sprigionate nelle mobilitazioni trovano qui lo spazio per raccontarsi nella loro complessità; gli attivisti rivelano le motivazioni e i valori che guidano le loro azioni; le implicazioni sulle scelte esistenziali; le azioni personali e collettive intraprese; le visioni del futuro e la tensione spirituale. Ciò permette di capire slogan, pratiche, contenuti e critiche elaborate dal movimento che sono state frettolosamente e comodamente dipinte come frutto di credenze antiscientifiche, ottusità, deliri. Credo che la visione dal basso degli eventi presentata in questo libro, sia in linea con il tentativo di interrompere processi di delega portato avanti da settori significativi del movimento. Mantenere l’attenzione sui militanti permette di apprezzare il protagonismo che risiede in un movimento culturale composito e variegato piuttosto che in poche personalità carismatiche che cercano di catturarlo, indirizzarlo, e a volte manipolarlo e usarlo. Ascoltare chi si è mosso in modo anonimo ha senso anche perché mentre le opinioni di alcuni trascinatori risuonano con insistenza da anni, quelle degli attivisti anonimi sono rimaste soffocate dal clamore di chi grida di più. Per tali ragioni ho evitato qualsiasi riferimento a esponenti di punta, partiti e associazioni. Le pagine che seguono vogliono raccontare la forma e le ragioni della sovversione culturale in questo esordio di terzo millennio attraverso le opinioni e la passione di chi ha scelto di esporsi, di anteporre l’ascolto della propria coscienza alla comodità del conformismo. (Stefano Boni)

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