PROGETTO CRITICA RADICALE – L’avventura continua

Buona parte dei prodotti culturali che ci circondano trae la propria forza dal rimpianto … La nostalgia viene dai media, esiste grazie ai media e per i media. Le generazioni nate dagli anni Sessanta in poi hanno infatti cominciato a sperimentare forme nuove di autopercezione e autodefinizione (…) a partire dalle proprie memorie di consumatori di merci e di spettatori. (Emiliano Morreale)

Non è forse vero che la lotta degli uomini contro il potere è anche la lotta della memoria contro l’oblio? (Primo Moroni)

Fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve per un inverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo arrivare. (Marguerite Yourcenar)
La più grande attrazione di ognuno di noi è verso il passato, perché è l’unica cosa che noi conosciamo e amiamo veramente. (Pier Paolo Pasolini)

Afferma Edoardo Pérsico che ogni parola trascina con sé la propria memoria. Quella memoria che, come ci ha svelato Giorgio Cesarano, ha come autentica vocazione il dimenticare, non il ricordare. Quindi, accingendoci a questo progetto, il primo interrogativo che abbiamo dovuto fronteggiare è stato: raccogliamo questi documenti per non dimenticare, battendoci, come Don Chisciotte contro i mulini a vento dell’oblio, o non piuttosto per poter dimenticare permettendoci così possibile il passare oltre? Secondo Roi Ferreiro l’oblio è il castigo che ci viene impartito dalla locomotiva della storia. Ma Walter Benjamin si interroga: «(…) Forse le rivoluzioni sono il ricorso al freno di emergenza da parte del genere umano in viaggio su questo treno.» E Chesterton completa la riflessione: 2 « (…) se cominciassimo a pensare seriamente all’idea di uscire dai binari, scopriremmo che ciò che vale per il treno vale anche per la verità. (…) la rapidità è rigidità, che il fatto stesso che alcuni movimenti sociali, politici o artistici vadano sempre più veloce significa che meno persone hanno il coraggio di muoversi in senso opposto (…)». Questo mi pare il segno distintivo di ciò che nel mondo moderno chiamano “pensiero progressista”. Esso è limitato nel senso più esatto del termine. È tutto in una dimensione. È tutto in una direzione. È limitato dal suo progredire. È limitato dalla sua velocità. Ma, se è così, noi rispetto a quel treno siamo macchinisti, o semplici passeggeri, o non ci stiamo piuttosto sdraiando traverso le rotaie per costringerlo a fermarsi? Finiremo travolti o fileremo via lontano nelle pianure sterminate del futuro? Ci sarà possibile scegliere quale bagaglio abbandonare e quale invece portare con noi? Raccogliere documenti scritti, proponendoli per una riflessione comune, costituisce uno degli strumenti canonici con cui ci si sforza di inquadrare, indagare e definire (potremmo dire: incasellare) eventi storici recenti o remoti. Nella malcelata speranza che siano gli attori medesimi a presentarci sé stessi, esimendoci, in tal modo, dalle responsabilità del giudizio. L’hanno detto loro, l’hanno fatto loro, sta scritto qui, in fin dei conti che cosa ci possiamo fare? Non pigliatevela con noi: noi ci siamo limitati a riprodurre, a riferire. Archivista non porta pena.

Se vuoi approfondire:

Questa voce è stata pubblicata in Critica Radicale, General, Nautilus e contrassegnata con , , , , . Contrassegna il permalink.