Un rebetiko stupefacente

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Non c’è molto da leggere in italiano sul rebetiko, genere di canzone cittadina sorto in Grecia negli ambienti marginali e sottoproletari nel secondo decennio del Novecento. Benvenuta dunque questa elegante pubblicazione, piena zeppa di illustrazioni, messa in vendita ad un costo più che contenuto e che raggruppa alcuni testi di Elias Petropoulos (un singolare personaggio tuttora considerato, a dieci anni dalla morte, la massima autorità nel settore), nonché di Iacques Vallet, giornalista e animatore culturale, e Iacques Lacarrière, poeta e scrittore. Ma è Petropulos l’autore effettivo e sebbene questo scritto sia soltanto una estrapolazione da un’altra sua opera, esso riesce a fornire un primo inquadramento al genere, ricostruendone la storia, riportando le biografie dei suoi maggiori protagonisti, presentando gli strumenti musicali utilizzati e dedicando ampio spazio al suo rapporto con gli stupefacenti (l’associazione con le droghe è costitutiva del rebetiko e ne permea in pratica ogni aspetto). Non sempre Petropoulos è convincente, pur avendo vissuto in prima persona ciò che racconta: la sua narrazione non è scevra da una certa inclinazione romantica nel tratteggiare l’argomento ed è quasi esclusivamente di tipo descrittivo ed evocativo. Il pezzo forte del volume sono però le immagini: quasi duecento tra disegni e fotografie, illustrano volti e corpi, paesaggi e scenari urbani, mappe ed interni di prigione, copertine di dischi e strumenti, oltre che, ovviamente, droghe (e loro effetti); immagini più eloquenti di qualsiasi parola e che da sole varrebbero la spesa per il libro, tra l’altro libero da copyright e quindi fotocopiabile a piacere: è chiaro, pero, che il basso costo incoraggia all’acquisto e c’è da scommettere (e da sperare) che saranno davvero in pochi a sfruttare questa autorizzazione. (Giovanni Vacca. Bow up febbraio 2014)

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