Il fumatore di oppio

Il polmone è una sacca di globuli. Ogni globulo si divide in alveoli, in diretta corrispondenza con i bronchi. Un globulo imita l’intero polmone di una rana. La superficie interna, liscia, è tappezzata da una rete di capillari sanguigni. Di modo che il polmone disteso, stirato, ricoprirebbe duecento metri quadrati. Avete letto bene.
Il fumo impregna dunque in un colpo solo centocinquanta metri quadrati di superficie polmonare.
La massa sanguigna polmonare, che ha uno spessore di soli sette millesimi di millimetro, rappresenta un litro di sangue.
Data la velocità della circolazione polmonare si può immaginare la massa di sangue che attraversa l’apparato respiratorio.
Da qui gli effetti istantanei dell’oppio sul fumatore.
Il fumatore sale lentamente come una mongolfiera, lentamente si rigira e lentamente ricade su una morta luna che con la sua debole attrazione gli impedisce di ripartire.
Che si alzi, che parli, che si muova, che sia socievole, che in apparenza viva, gesti, andatura, pelle, sguardi, parola, tutto rifletterà una vita sottomessa e leggi diverse per pallore e peso.
Il viaggio inverso avrà luogo a suo rischio e pericolo. Il fumatore paga in anticipo il riscatto. L’oppio lo lascerà si andare, ma il ritorno è senza incanto.
Una volta tornato sul suo pianeta, ne conserva la nostalgia.
(Jean Cocteau)

Questa voce è stata pubblicata in General, Stati di coscienza modificati e contrassegnata con , , . Contrassegna il permalink.