Giocare con l’architettura

chtIl fascino della proposta di Ctcheglow, era l’idea che la costruzione di un mondo rinnovato non dovesse partire da una nuova forma di architettura, intesa come tecnica costruttiva, ma da un inedito sentimento del tempo e dello spazio; rompere le abitudini, i condizionamenti della vita quotidiana; esplorare i quartieri per vedere che effetto fanno sui nostri sentimenti, frequentare gli spazi pubblici dove gli incontri sono possibili: in attesa di poter costruire le “città del sogno”, dove le passioni si libereranno, bisognava nel frattempo stravolgere ed appassionare quelle esistenti.
Per lunghi anni i situazionisti lottarono così per dimostrare concretamente che “l’idea borghese di felicità” era letale, che il capitalismo stava barattando “la garanzia di non morire più di fame con la certezza di morire di noia”, come scrissero un anno prima dell’esplosione del maggio 1968, riproponendo la questione già posta così quindici anni prima da Chtcheglov quando aveva sottolineato che “tra l’amore e lo svuota-rifiuti automatico la gioventù di tutti i paesi ha scelto e preferisce lo svuota-rifiuti”.
All’inizio degli anni Sessanta, dopo qualche tentativo fallito di costruzione di ambienti e città, i situazionisti si resero conto che il condizionamento del potere correva troppo veloce per i tempi di un progetto simile. Da quel momento si dedicarono all’analisi spietata di quella che Guy Debord chiamerà la “società dello spettacolo”, per offrire alle persone le armi della critica con cui comprendere e insorgere contro l’intero sistema economico, sociale e politico del moderno capitalismo.
Da quella analisi di cui oggi tutti celebrano la lucidità e la lungimiranza, verranno le scintille per le barricate del maggio francese e tanto altro.

 

 

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Che significa psichedelico?

psicheNella letteratura che era disponibile all’epoca su ciò che noi ora chiamiamo droghe psichedeliche, il termine più comunemente adoperato per descrivere gli effetti era “psicotomimetico” (cioè che imita la psicosi). Tuttavia Huxley descrisse qualcosa che per lui fu molto vicino alla classica esperienza mistica. Ed egli costituiva una vera autorità in quel campo, essendo l’autore di uno dei classici della materia, The Perennial Philosophy.
Anche la differenza esistente tra la consueta descrizione della droga e l’effettiva esperienza disorientarono Osmond e il suo collega Abram Hoffer, nel momento in cui iniziarono a sperimentare l’impiego dell’LSD nella cura dell’alcolismo acuto. Gli stati mentali che cominciarono ad indurre nei loro soggetti si rivelavano completamente differenti da quelli che essi si aspettavano.
Fu una sera del 1953 che Osmond e Hoffer ricevettero l’ispirazione che portò all’impiego dell’LSD nella cura dell’alcolismo. Entrambi avevano sentito di una sostanza capace di provocare o di simulare una psicosi temporanea. Furono così indotti a pensare a un possibile impiego di questa sostanza per scatenare nei loro pazienti una specie di delirium tremens artificiale e controllabile. Il delirium tremens è una crisi talvolta mortale. Tra coloro che la superano, il 10% circa guarisce dall’alcolismo e non tocca più alcool.
Forse l’esperimento si poteva tentare con l’LSD in un ospedale.
Osmond e Hoffer provarono la droga su due pazienti, dei quali uno guarì completamente, mentre l’altro continuò a bere.
Iniziò così una ricerca che culmino in alcune conclusioni inaspettate. Cominciarono a impiegare l’LSD come mezzo di cura regolare per i casi di alcolismo più gravi in cui si imbattevano, e a poco a poco si resero conto che la guarigione sembrava verificarsi con maggiore incidenza dopo che l’idea del delirium tremens venne completamente abbandonata.
Come ha poi commentato il Dr Hoffer: “… verso il 1957, apparve chiaro che, per quanto molti nostri pazienti ricevessero un aiuto dall’LSD, il merito non poteva essere attribuito alla sua azione psicotomimetica. Malgrado i grandi sforzi che facevamo per provocare una esperienza psicotomimetica, alcuni dei nostri soggetti finirono per fare un’esperienza psichedelica”.
Il comune intresse per le droghe psicoattive mise Osmond e Huxley in corrispondenza. Nel 1956 essi coniarono il termine “psichedelico” – da psyche (mente, anima) e delos (che suscita, che svela) – proponendolo per definire il tipo di esperienza procurata da talune droghe psicoattive, per il quale non esistevano in lingua dei termini appropriati.

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IL Pasto Nudo di David Cronenberg

PASTO NUDONew York, 1953. Bill Lee (Peter Weller) stermina scarafaggi per mestiere, ma la moglie Joan usa il suo insetticida per drogarsi. Il dottor Benway, al quale chiede un parere, gli dà una polvere che dovrebbe liberare Joan dalla sua dipendenza. In realtà, si tratta di un allucinogeno che porterà i due ad un rapporto con la realtà del tutto alterato. Bill uccide – con ogni probabilità involontariamente – la moglie e fugge da New York nella enigmatica Interzona, dove perde del tutto il senso dello spazio e del tempo. Adopera una macchina per scrivere che gli parla e che gli rivela di essere un agente segreto incaricato di dargli una missione: scoprire gli agenti nemici che vivono nella stessa città. Conosce i Frost, una coppia di scrittori americani, di cui lei è la sosia della moglie morta. Incitato dai due, scopre la città, caratterizzata dai misteriosi Mugwump, mostri che convivono tranquillamente con gli uomini, e incontra un ragazzo del luogo, Kiki, di cui diventa amante. Tra i tanti personaggi, che hanno sempre qualcosa da nascondere o da cui fuggire, circola anche l’effeminato Cloquet che farà l’amore con Kiki. Quando tenterà di fuggire dalla claustrofobica Interzona insieme a Joan Frost, Bill verrà fermato al confine dove sarà costretto a ripetere l’omicidio della moglie.
Liberamente composto ed ispirato a particolari fasi della vita dell’autore William S. Burroughs (quando davvero cioè faceva lo sterminatore, quando uccise la moglie e quando gli amici Ginsberg\Martin e Kerouak\Hank cercavano di farlo pubblicare) e ad alcuni suoi romanzi e racconti quali “Il pasto nudo” e “Interzona” (e “Queer” e “Sterminatore”), il decimo film del canadese Cronenberg può essere assimilato solo con la stessa visionarietà ed eccentricità ermetica che ha contraddistinto la fonte d’ispirazione. Il regista Canadese infatti, attinge soprattutto dalla (bio)bibliografia più difficile ed ambigua dell’autore, considerata da molti addirittura illeggibile ed antiletteraria. Quello che Burroughs ha compiuto nella droga è stato un vero viaggio letterario che lo ha trasformato in insetto, la mutazione che Cronenberg non poteva non avvertire nell’impatto con suoi testi più rappresentativi. Ed in questa mutazione William Lee ci si immerge completamente, vivendola, ripudiandola, assuefacendosi. Ma a che cosa si va man mano assuefacendo Bill? Che cosa rappresenta veramente la polvere nera del millepiedi, la carne nera? È la carne stessa del tossico, Bill si assuefa alla sua condizione di tossico, “la Carne Nera è come un formaggio guasto, irresistibilmente delizioso e nauseante al punto che chi la divora mangia e vomita e mangia di nuovo finché non crolla esausto”.pasto nudo 3
Omosessualità, uso della droga e comportamento artistico riaffiorano continuamente nella vicenda. Il Il pasto nudo è un inferno fatto di dolore, solitudine, alienazione e, soprattutto, dipendenza.
Il regista canadese non parla delle visioni che può avere un drogato, ma si immerge in esse, disorientando e infine collegandosi all’origine proprio negli ultimi minuti del film, formando un discorso completo e raffinatissimo.
Il film amplifica la denuncia metaforica della società americana come mondo repressivo e violento, dove diversità e solitudine sono insieme la colpa e la pena.
Un film che potrebbe benissimo essere una metafora dell’operato della CIA, e di tutte le organizzazioni segrete che con le loro oscure manovre stanno catapultando il mondo verso il nuovo ordine mondiale.
Truman Capote considerava Burroughs un dattilografo dotato di forbici e carta: un esploratore di ritagli e di sovrapposizioni, potremmo dire, seguace del principio di cut-up di cui Naked Lunch era il primo grande esemplare in letteratura. Niente di più vicino al cinema, e al cinema di Cronenberg, a quella attitudine cioè di creare linee di associazioni tanto più autentiche quanto più invisibili o così frequentemente rimosse dall’essere umano. Far coincidere il racconto di un’allucinazione con un processo di dilatazione dalla coscienza.pasto nudo 1

“Ho usato droghe in molte forme: morfina, eroina, deludi, eukodal, pantopon, diocodid, diosane, opium, demerol, dolophine, palfium. Ho fumato droghe, le ho mangiate, le ho annusate, le ho iniettate in vena-pelle-muscolo, le ho assunte in supposte rettali. L’ago non è importante. Che voi le annusiate, le fumiate, le mangiate oppure ve le ficchiate su in culo il risultato è lo stesso: l’abitudine”. (William S. Burroughs)

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I. S. e la rivoluzione culturale

culturale1
La questione della cultura cioè, in ultima analisi, della sua integrazione nella vita quotidiana, è sospesa alla necessità del rovesciamento della società attuale. Fare la rivoluzione sociale e politica non è sufficiente se questa trasformazione non è accompagnata nella cultura da un identico rivolgimento qualitativoche conduca la società socialista, creata dalla rivoluzione, allo stadio superiore di una società che non sarà più l’antitesi della società capitalista, ma l’espressione del socialismo della totalità.
2
Ogni rivoluzione culturale, in passato, è stata strettamente collegata alle condizioni sociali imposte agli artisti. Oggi, il capitalismo ha separato queste ultime dalla cultura, sostituendole in quanto falsi modi di vivere o di tempo libero a ciò che dovrebbe essere la pratica reale della vita. Da questa falsa dualità tra tecnica e cultura è nata una falsa visione unitaria della civiltà. L’avvenire ed il presente di ogni rivoluzione politica e sociale dipendono prima di tutto dalla presa di coscienza di questa seconda alienazione, più profonda e meno sradicabile dell’alienazione economica.
3
Come il proletariato rischia di scomparire senza aver fatto la sua rivoluzione, senza aver assunto il ruolo storico che Marx gli aveva assegnato, la rivoluzione culturale rischia di essere solo una succursale sempre più forte di ciò che ormai si è soliti chiamare “pubbliche relazioni” se non si dà prima di tutto il compito rivoluzionario fondamentale del secolo, che è la scomparsa dell’ambito tecnico attraverso la tecnica stessa.

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variis58

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Il ritorno al selvaggio

cambiamentoPer la maggioranza degli anarchici ecologisti, anticivilizzazione e primitivisti, il ritorno e il ricongiungimento alla terra è un progetto di vita. Non si limita all’elaborazione intellettuale o alla pratica di tecniche primitive, ma si propone di raggiungere una profonda comprensione dei modi pervasivi in cui veniamo addomesticati, divisi e separati da noi stessi, dagli altri e dal mondo, e di compiere l’enorme impresa quotidiana di tornare integri. Il ritorno al selvaggio ha una componente fisica che comprende la riappropriazione di tecniche e lo sviluppo di metodi di coesistenza sostenibili, tra cui il modo in cui alimentarsi, trovare riparo e guarire con le piante, gli animali e le sostanze naturalmente presenti nelle nostre bioregioni. Comporta inoltre lo smantellamento delle manifestazioni fisiche, dell’apparato e delle infrastrutture della civiltà. Il ritorno al selvaggio ha anche una componente emotiva, che significa guarire noi stessi e gli altri dalle profonde ferite che ci affliggono da 10.000 anni, imparare a vivere insieme in comunità non gerarchiche e non repressive e debellare la mentalità addomesticante nei nostri modelli sociali. Il ritorno al selvaggio significa dare priorità all’esperienza diretta e alla passione rispetto alla mediazione e all’alienazione, ripensare ogni dinamica e ogni aspetto della nostra realtà, entrare in contatto con la nostra furia selvaggia per difendere le nostre vite e lottare per un’esistenza liberata, riponendo maggior fiducia nel nostro intuito e restando in contatto diretto con i nostri istinti, ristabilendo l’equilibrio di fatto distrutto dopo migliaia di anni di controllo e addomesticamento patriarcale. Il ritorno al selvaggio è il processo attraverso il quale si diventa incivili.

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greenan

 

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LA LISCIVA di Georges Bataille

eros 2La luna
è il sapone
delle canne gracili
della mia voce.

Apro le gambe
alla lingua di bue
delle pelliccia

Un lungo cazzo sputava
nel tempio del mio cuore

il mio piccolo buco è l’altare
la cui tovaglia è il cesso

del sole morto illuminava l’ombra pelosa
d’una bava di sborra amara
la punta della tua lingua dagli occhi di sangue.

Gonfia come un cazzo la mia lingua
nella tua gola d’amore rosa.

La mia vulva è la macelleria
il sangue rosso lavato di sborra
la sborra nuota nel sangue.

Nelle mie calze viola il profumo di mela
il pantheon della bitta maestosa
un cul di cagna aperto
alla santità della via.

L’amore capelluto della mia gamba
un pantheon di sborra

Io dormo
la bocca aperta nell’attesa
di un cazzo che mi strangola
di uno schizzo insipido di uno schizzo appicicoso.

L’estasi che mi incula è il marmo
della mazza macchiata di sangua.

Per abbandonarmi ai cazzi
mi son vestita
da spezzare il cuore.

L’uccello
dei boschi
e la solitudine
della foresta.

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batpoes

 

 

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Critica della geografia urbana

geografia urbanaDi tante storie a cui partecipiamo, con più o meno interesse, la ricerca frammentaria di un nuovo stile di vita resta il solo aspetto interessante. Va da sé il più grande distacco nei confronti di alcune discipline, estetiche o altre, la cui insufficienza a questo riguardo è profondamente verificabile. Occorrerebbe dunque definire alcuni terreni d’osservazione provvisori. E, fra essi, l’osservazione di certi processi del casuale e del prevedibile nelle strade. Il termine psicogeografia, proposto da un cabilo illetterato per indicare l’insieme dei fenomeni che preoccupavano alcuni di noi verso l’estate del 1953, non è ingiustificato. Non esce dalla prospettiva materialista del condizionamento della vita e del pensiero da parte della natura oggettiva.
La geografia, per esempio, rende conto dell’azione determinante di forze naturali generali, come la composizione dei suoli o i regimi climatici, sulle formazioni economiche di una società e, per questa via, sulla concezione che essa può farsi del mondo. La psicogeografia si proporrebbe lo studio delle leggi esatte e degli effetti precisi dell’ambiente geografico, coscientemente organizzato o meno, in quanto agisce direttamente sul comportamento affettivo degli individui. L’aggettivo psicogeografico, conservando una vaghezza assai simpatica, può dunque applicarsi a dati accertati da questo genere di investigazioni, ai risultati del loro influsso sui sentimenti umani, e anche più in generale a ogni situazione o ogni comportamento che sembrano partecipare allo stesso spirito di scoperta.                 (Guy Debord)

Se vuoi approfondire:

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La tecnologia come dominio

el paso 1La tecnologia è qualcosa di più di cavi, silicio, plastica e acciaio. È un sistema complesso che comprende la divisione del lavoro, l’estrazione di risorse e lo sfruttamento, a vantaggio di coloro che la rendono operante.
Il punto di contatto e il risultato della tecnologia sono sempre una realtà alienata, mediata e distorta. A dispetto di quanto affermano gli apologeti del postmodernismo e altri tecnofili, la tecnologia non è neutra. I valori e gli obiettivi di coloro che producono e controllano la tecnologia sono sempre inglobati in essa.
La tecnologia si distingue dai semplici attrezzi sotto molti aspetti. Un semplice attrezzo equivale a un utilizzo temporaneo di un elemento nell’ambiente immediatamente circostante per uno scopo specifico. Gli attrezzi non richiedono sistemi complessi che alienano l’utilizzatore dall’azione. Questa separazione è insita nella tecnologia e crea un’esperienza malsana e mediata, che sfocia in varie forme di autorità.
Il dominio aumenta ogni volta che viene creata una nuova tecnologia “che fa risparmiare tempo”, poiché si rende necessaria la costruzione di altra tecnologia per sostenere, alimentare, mantenere e riparare quella originaria. Ciò ha portato con grande rapidità all’instaurazione di un sistema tecnologico complesso, che sembra avere un’esistenza indipendente dagli esseri umani che l’hanno creato.
I sottoprodotti di scarto della società tecnologica stanno inquinando il nostro ambiente sia fisico che psicologico. Siamo derubati della vita a favore della Macchina e degli effluenti tossici del combustibile che alimenta il sistema tecnologico: ci stanno soffocando in un ambiente concepito esclusivamente ai fini dell’efficienza meccanica e dell’espansione tecnologica.
Il sistema tecnologico distrugge, elimina o subordina metodicamente il mondo naturale, costruendo un mondo adatto solo per le macchine. L’ideale verso cui tende il sistema tecnologico è la meccanizzazione di tutto ciò che incontra.

Se vuoi saperne di più:

zerzancrepuscolo

kaczynski

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La Conchiglia e il clergyman di Antonin Artaud

artaudLa conchiglia e il clergyman, prima di essere un film, è uno sforzo o un’idea.
Scrivendo la sceneggiatura di La conchiglia e il clergyman ho pensato che il cinema possedesse un elemento proprio, veramente magico, veramente cinematografico, che nessuno finora aveva pensato a isolare. Tale elemento, distinto da qualsiasi specie di rappresentazione legata alle immagini, partecipa della vibrazione stessa e della nascita inconscia, profonda del pensiero.
Esso sgorga sotterraneamente dalle immagini e discende non dal loro senso logico e coerente, ma dalla loro miscela, dalla loro vibrazione e dal loro scontro. Ho pensato che si potesse scrivere una sceneggiatura che non tenesse conto della conoscenza e del legame logico dei fatti, ma che, più profondamente, andasse a ricercare nella nascita occulta e nelle erranze del sentimento e del pensiero le ragioni profonde, gli slanci attivi e velati dei nostri atti cosiddetti lucidi, mantenendo le loro evoluzioni nella sfera delle nascite e delle apparizioni. Ciò dimostra fino a che punto, ad esempio, questa sceneggiatura può accostarsi e assomigliare alla meccanica di un sogno senza essere veramente un sogno di per sé; fino a che punto essa restituisce il lavoro puro del pensiero. Così la mente, abbandonata a se stessa e alle immagini, infinitamente sensibilizzata, attenta a non perdere niente delle ispirazioni del pensiero sottile, è pronta a riacquistare le sue funzioni originarie, le sue antenne rivolte verso l’invisibile, a ricominciare una resurrezione della morte.
Questo almeno è il pensiero ambizioso che ha ispirato questa sceneggiatura, la quale ad ogni modo trascende i limiti di una semplice narrazione o problemi di musica, di ritmo o di estetica tipici del cinema, per porre il problema dell’espressione in tutti i suoi campi e in tutta la sua estensione.
(Antonin Artaud, La coquille et le clergyman, Tratto da “Cahiers de Belgique” n. 8, 1928)

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Zero in Condotta

zerodeconduite VigoZero de conduite (1933), è un sofferto inno alla ribellione, in cui l’infanzia è vista come portatrice di un messaggio politico ed ideologico intrinseco, come metafora della lotta rivoluzionaria nel suo spirito libertario e profondamente sincero, libero dai condizionamenti sociali ed economici, sostanzialmente anarchico.
Non si può non riconoscere All’opera di Vigo una precisa volontà di denuncia della repressione esercitata dalla classe dominante sull’individuo e la collettività: il microcosmo del collegio è metafora della società borghese, la lotta tra convittori e sorveglianti/professori è metafora della lotta tra oppressi ed oppressori. Il regista manifesta con chiarezza il proprio giudizio sulla realtà umana che è oggetto del suo interesse, prende apertamente posizione a fianco dei ragazzi e del sorvegliante Huguet, l’unico adulto che possiede sentimenti umani ed è pieno di vita e di immaginazione come un fanciullo; osserva il mondo del collegio con gli occhi dei bambini, fa sue le loro fantasie, comprende le loro esigenze ed i loro sentimenti perché riproduce fedelmente, senza filtarle, la sensibilità e la razionalità infantili, le quali gli appaiono come gli unici valori esistenziali.
Il processo attraverso cui la comunità oppressa organizza una resistenza collettiva e si libera dei suoi oppressori, si sviluppa secondo la precisazione di un rapporto dialettico tra le persone dotate di umanità che pretendono il rispetto della loro dignità e dei loro diritti e gli inumani mostruosi esecutori di una censura generalizzata. Gli adulti non vengono rappresentati come persone, ma come burattini grotteschi; la deformità fisica li rende bersagli di una satira aspra ma non priva di notazioni sottili e ironiche. La dimensione satirica giustifica dal punto di vista estetico ogni metafora contenuta nel film; viene dunque evitato il pericolo di cadere nel rigido schematismo manicheo di una visione del mondo fra ragazzi buoni e adulti cattivi, tanto più che gli strali di Vigo non sono tanto diretti contro precisi personaggi, quanto piuttosto contro i miti e le convenzioni della società del suo tempo. La processione dei ragazzi durante la rivolta nel dormitorio e la beffa della crocifissione sono efficaci dissacrazioni della fede e dei riti religiosi; la sequenza della festa a cui prendono parte boriosi e ridicoli rappresentanti  dell’alta società, dell’esercito, del clero (fra costoro non a caso sono sistemati alcuni manichini) opera la distruzione dei concetti borghesi di perbenismo e di rispettabilità.

zerodeconduite1933

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