Alla ricerca del Tempo Perduto

ora tempoSe si considera in tutta la sua estensione la crisi della società contemporanea non credo sia possibile guardare ancora agli svaghi come ad una negazione del quotidiano.
Per il capitalismo classico,il tempo perduto è ciò che è estraneo alla produzione all’accumulazione, al risparmio.
La morale laica, insegnata nelle scuole della borghesia, ha impiantato questa regola di vita.
Il fatto è che il capitalismo moderno, con un’astuzia inaspettata, ha bisogno di aumentare i consumi, di innalzare il livello di vita.
Possiamo dire quindi che questa espressione classica del tempo perduto è rigorosamente priva di senso.
Poiché contemporaneamente, le condizioni della produzione parcellizzata e
cronometrata sin nei particolari sono diventate perfettamente indifendibili, obsolete ed antieconomiche la, morale, già in atto nella pubblicità nella propaganda e, in tutte le forme dello spettacolo dominante, ammette invece apertamente che il tempo perduto è quello del lavoro, giustificato solo dai vari livelli del guadagno, che permette di comprare il riposo, i consumi, gli svaghi, cioè una passività quotidiana fabbricata e controllata dal capitalismo.
Ora se consideriamo l’artificiosità dei bisogni del consumo, creata dal nulla, ed incessantemente stimolata dall’industria moderna, se si riconosce il vuoto degli svaghi e l’impossibilità del riposo,si può porre la domanda in modo più realistico: che cosa non sarebbe tempo perduto? In altre parole: lo sviluppo di una società dell’abbondanza dovrebbe portare all’abbondanza di che cosa?

(Tratto da I TEMPONAUTI Viaggio radicale alla ricerca del tempo perduto)

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APPELLO DEGLI SCIMPANZÉ DEL FUTURO

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Fratelli umani, sorelle umane,

Avete già sentito parlare del transumanesimo e dei transumanisti; di una misteriosa minaccia, un gruppo di fanatici, una società di scienziati e di industriali, discreta e potente, la cui trama occulta e l’obiettivo dichiarato consiste nel liquidare la specie umana per sostituirla con una specie superiore, “aumentata”, di uomini-macchine. Una specie che sarà il risultato dell’eugenismo e della convergenza di nanotecnologie, biotecnologie, neuro-tecnologie e degli immensi progressi della scienza.

Avrete già sentito parlare dell’ultimatum, cinico e provocante, di questo ricercatore in cibernetica: «Ci saranno delle persone impiantate, ibridate, e queste domineranno il mondo. Le altre che non saranno come loro, non saranno tanto più utili delle nostre vacche che vengono tenute al pascolo» (Au fait, maggio 2014); o ancora: «Le persone che decideranno di restare umane e rifiuteranno di migliorarsi avranno dei seri handicap. Costituiranno una sotto-specie e saranno gli scimpanzé del futuro» (Libération, 12/05/02).

E vi sarete già chiesti se bisogna prendere sul serio queste sbruffonate oppure se si tratta solamente di fantascienza, di un modo ampolloso di esprimere l’orgoglio tecnocratico. Purtroppo il pericolo è reale e l’Umanità si trova ad affrontare un tentativo di estinzione, fomentato da una fazione egoista, implacabile e onnipotente, stanca di condividere ciò che resta di questo mondo con delle masse di bocche inutili e sempre più numerose.

Come siamo arrivati a questo punto, e cosa dobbiamo fare ?

All’inizio c’erano i poeti.

Rimbaud: «Ho creato tutte le feste, tutti i trionfi, tutti i drammi. Ho cercato di inventare nuovi fiori, nuovi astri, nuove carni, nuove lingue. Ho creduto di acquisire poteri sovrannaturali. Ebbene! devo seppellire la mia immaginazione e i miei ricordi! Bella gloria di artista e di narratore andata in malora !»

Ducasse: «È un uomo, una pietra oppure un albero quello con cui inizia il quarto canto».

Poi gli artisti futuristi, francesi, italiani, sovietici: Marinetti, Majakovskij, Apollinaire e molti altri, cantori della violenza e della velocità; trombettieri e superstiti della Grande Guerra industriale e mondiale, esaltarono la tecnologia come vero mezzo per “cambiare vita” e “trasformare il mondo”. Dichiararono guerra alle anticaglie poetiche, al sole e alla luna; glorificarono gli aeromobili, le dighe, i motori, l’elettricità, il Titanic, le Metropoli, gli eserciti blindati, gli stadi giganteschi. E i robot, le masse meccanizzate. Contribuirono alla diffusione dei due grandi movimenti dell’epoca: la tecnologia e il totalitarismo. Due movimenti convergenti. Due aspetti di uno stesso movimento di ingegneri degli uomini e delle anime, che mirano a fabbricare l’uomo nuovo, dall’Übermensch nazista all’uomo d’acciaio comunista passando per ogni sorta di superuomini e di Supermen, per approdare al cyborg; all’uomo bionico dei laboratori transumanisti, “ibridato” con impianti e interfacce.

Negli anni trenta il nazional-rivoluzionario Ernst Jünger criticò il razzismo biologico e volgare dei nazional-socialisti, contrapponendogli l’avvento di un nuovo tipo di umanità: Il Lavoratore, in ceco il robot. Questi progressisti su un piano tecnologico sono dei regressisti su un piano sociale e umano, partigiani della peggiore regressione sociale e umana; quelli che comunemente sono chiamati reazionari. Nazismo, fascismo e comunismo hanno dovuto soccombere solo di fronte a un sovrappiù di potenza tecno-scientifica degli Stati Uniti. Ma l’essenza di questo movimento, la volontà di potenza tecno-scientifica, si è reincarnata e amplificata indossando nuove casacche politiche. Ed è sempre florido il laboratorio da cui è fuggita la creatura immonda. A partire dal 1945 Norbert Wiener mise a punto la cibernetica, la “macchina per governare” e la “fabbrica automatizzata”, che oggi IBM impianta con il nome di pianeta intelligente. Ovvero un formicaio tecnologico pervasivo, con i suoi ingranaggi e le sue connessioni, i suoi insetti social-meccanici che già un tempo si auto-definivano degli zoon politikon, degli animali politici.

Secondo i transumanisti e i collaborazionisti della macchina, l’uomo è l’errore. L’umano è debole e imperfetto, l’umano è finito. L’umano è la loro vergogna. Essi aspirano alla perfezione, al funzionamento infallibile e all’infinità del sistema tecnologico; a fondersi in questa totalità autonoma.

I transumanisti trovano sostegni dappertutto. Si esprimono attraverso programmi radiofonici e sui giornali di riferimento. «L’uomo aumentato è in arrivo già domani», come proclama un settimanale cittadinista che si rallegra per il fatto compiuto. «Un altro transumanismo è possibile», dichiara l’Associazione transumanista francese. Il progresso non si può arrestare e la sinistra è a favore del progresso. Essere di sinistra significa rivendicare il diritto e i mezzi di ibridazione uomo-macchina per “tutte e tutti” e l’eugenismo come servizio pubblico, nuovo ramo della sicurezza sociale.

Ciononostante, noi Scimpanzé del futuro non abbiamo ancora perso e la macchina non ha ancora vinto. Quella per l’Umano è una battaglia in corso finchè non si abbandona, e non lo si abbandona finchè pensa le cose e le esprime con parole. Dare un nome a una cosa significa formare un’idea, e le idee hanno conseguenze inevitabili. Dobbiamo conservare le parole e chiamare le cose con il loro giusto termine. Dobbiamo creare delle idee assieme alle loro inevitabili conseguenze.

I transumanisti hanno un’idea sola: la tecnologia.

Noi, Scimpanzé del futuro, abbiamo una sola tecnologia: le idee.

E le idee sono più attive, più rapide, più performanti di qualsiasi tecnologia; più veloci e potenti di Internet e dell’elettricità.

Noi diciamo: il transumanesimo è nazismo in ambito scientifico. Ed è questo tecno-totalitarismo, questo “fascismo” dei giorni nostri che combattiamo, noi animali politici: e vi chiediamo aiuto.

Salviamo le parole.

Distruggiamo le macchine.

Diffondete l’Appello degli Scimpanzé del futuro.

Pièces et main d’oeuvre, Grenoble, 5 novembre 2014

 

 

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Maggio ’68 era una festa

fumetto 1Era una festa senza inizio né fine; vedevo tutti e non vedevo nessuno, perché ogni individuo si perdeva nella stessa folla numerosa ed errante; parlavo a tutti senza ricordare le mie parole né quella degli altri, poiché la mia attenzione era attratta a ogni istante da avvenimenti e oggetti nuovi, da novità inattese. (Bakunin)

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NAUTILUS il sito

nautilus 1ATTENZIONE ATTENZIONE ATTENZIONE

Il sito di Nautlus all’indirizzo nautilus.ecn.org per cause tecniche è rimasto fermo al 2012, perdendo tutti gli aggiornamenti dal 2013 ad oggi.

Ci scusiamo.

Stiamo lavorando alla costruzione del nuovo sito

Per richiedere libri od altro utilizzare l’indirizzo email nautilus@ecn.org oppure l’indirizzo postale NAUTILUS Casella Postale 1311  10100 Torino

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Elias Petropulos lessicografo

rebetiko“Voi mi chiedete, idioti:
_ Perché non torni in Grecia?
E già, sono greco, per forza,
Ma il mio paese mi deprime:
Non voglio mai più mettere piede ad Atene.
E dico a mia moglie:
_ Quando creperò qui, a Parigi,
Crema il mio cadavere,
E getta le ceneri nelle fogne.
Questo è il mio testamento”
(Elias Petropulos)

Conosceva molte lingue e molti linguaggi. Forse era il miglior conoscitore della lingua greca, sicuramente delle famiglie linguistiche balcaniche compresa quella turca. Per me che ero uno studente del liceo e che, come molti greci, scrivevo e leggevo nella katharevussa, il greco della burocrazia, dell’Accademia e dei Vangeli, e parlavo la dimotiki, la parlata neoellenica, leggere il suo libro e il suo greco scritto è stato uno choc. La sua capacità di usare la lingua in tutta la sua diacronia e in tutte le sue contaminazioni, dal greco antico fino alle espressioni idiomatiche, turche o albanesi, con una freschezza, ironia e provocazione senza pari, non aveva paragoni nel panorama letterario, almeno per me, studente di liceo. Era un lessicografo d’avanguardia.
Le sue ricerche hanno influenzato i gusti musicali di intere generazioni di greci, offrendo la possibilità a chi non aveva vissuto il periodo d’oro del rebetiko di potersi accostare ad esso al di là dello sviluppo elettrificato degli anni ’60 e oltre la mediazione tra rebetiko e musica colta di un Theodorakis o Hatzidakis, stile musica impegnata. Le sue ricerche hanno avuto e hanno la capacità di rileggere non solo la storia del rebetiko e della musica in Grecia ma di rileggere, a partire dalle semplici canzonette, tutta la storia della Grecia, quella politica, storica e sociale. (Epaminondas Thomos)

 

 

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Costruzioni di situazioni

geo 1La costruzione di situazioni comincia oltre la rovina dello spettacolo. Il suo crollo è messo a nudo quando il soggetto non è più altro che il consumatore programmato della logica mercantile.
Nella costruzione di situazioni si esprime pienamente l’esigenza del superamento della separazione artistica, limite che nessuna avanguardia ha mai superato.
Tutta la pratica situazioni sta vuole che il soggetto ritorni viveur, soggetto di una creatività espressa e incessantemente reinventata dalla coscienza sensibile. Lo spettatore è incitato a liberarsi della sua passività per mezzo della costruzione di situazioni favorevoli all’intervento umano in un processo vitale costitutivo delle condizioni naturali di creatività e di gratuità.
La situazione costruita è dunque un momento della vita, concretamente e deliberatamente costruito attraverso l’organizzazione collettiva di un ambiente unitario e di un gioco di avvenimenti.
Contro tutte le forme regressive, commerciali e infantili del gioco, che hanno oggi invaso massicciamente e visibilmente la vita quotidiana dei consumatori, i situazionisti sostenevano già le forme sperimentali di un gioco rivoluzionario. Hanno così posto le basi del superamento di una separazione che è al cuore di ogni teoria rivoluzionaria: quella tra l’individuale e il collettivo, tra l’uomo concreto e la sua comunità naturale.
Nella condizione presente, dove ogni espressione umana è inghiottita dallo spettacolo, siamo tutti, vuoi in maniera cosciente e organizzata, vuoi inconsciamente e in modo spontaneo, dei presituazionisti che agiscono o che s’ignorano. Quanti sfuggono anche soltanto un po’ al fascino ipnotico dello spettacolo sono tutti individui sensibili al bisogno oggettivo di costruire della situazioni in risposta a uno stesso stato di carenza generalizzata.
La costruzione di situazioni esprime dunque la scelta di un intervento volontario sulla situazione fondamentale per l’uomo, che consiste nel suo essere nel mondo in quanto libero soggetto, individuo sociale.

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Giocare con l’architettura

chtIl fascino della proposta di Ctcheglow, era l’idea che la costruzione di un mondo rinnovato non dovesse partire da una nuova forma di architettura, intesa come tecnica costruttiva, ma da un inedito sentimento del tempo e dello spazio; rompere le abitudini, i condizionamenti della vita quotidiana; esplorare i quartieri per vedere che effetto fanno sui nostri sentimenti, frequentare gli spazi pubblici dove gli incontri sono possibili: in attesa di poter costruire le “città del sogno”, dove le passioni si libereranno, bisognava nel frattempo stravolgere ed appassionare quelle esistenti.
Per lunghi anni i situazionisti lottarono così per dimostrare concretamente che “l’idea borghese di felicità” era letale, che il capitalismo stava barattando “la garanzia di non morire più di fame con la certezza di morire di noia”, come scrissero un anno prima dell’esplosione del maggio 1968, riproponendo la questione già posta così quindici anni prima da Chtcheglov quando aveva sottolineato che “tra l’amore e lo svuota-rifiuti automatico la gioventù di tutti i paesi ha scelto e preferisce lo svuota-rifiuti”.
All’inizio degli anni Sessanta, dopo qualche tentativo fallito di costruzione di ambienti e città, i situazionisti si resero conto che il condizionamento del potere correva troppo veloce per i tempi di un progetto simile. Da quel momento si dedicarono all’analisi spietata di quella che Guy Debord chiamerà la “società dello spettacolo”, per offrire alle persone le armi della critica con cui comprendere e insorgere contro l’intero sistema economico, sociale e politico del moderno capitalismo.
Da quella analisi di cui oggi tutti celebrano la lucidità e la lungimiranza, verranno le scintille per le barricate del maggio francese e tanto altro.

 

 

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Che significa psichedelico?

psicheNella letteratura che era disponibile all’epoca su ciò che noi ora chiamiamo droghe psichedeliche, il termine più comunemente adoperato per descrivere gli effetti era “psicotomimetico” (cioè che imita la psicosi). Tuttavia Huxley descrisse qualcosa che per lui fu molto vicino alla classica esperienza mistica. Ed egli costituiva una vera autorità in quel campo, essendo l’autore di uno dei classici della materia, The Perennial Philosophy.
Anche la differenza esistente tra la consueta descrizione della droga e l’effettiva esperienza disorientarono Osmond e il suo collega Abram Hoffer, nel momento in cui iniziarono a sperimentare l’impiego dell’LSD nella cura dell’alcolismo acuto. Gli stati mentali che cominciarono ad indurre nei loro soggetti si rivelavano completamente differenti da quelli che essi si aspettavano.
Fu una sera del 1953 che Osmond e Hoffer ricevettero l’ispirazione che portò all’impiego dell’LSD nella cura dell’alcolismo. Entrambi avevano sentito di una sostanza capace di provocare o di simulare una psicosi temporanea. Furono così indotti a pensare a un possibile impiego di questa sostanza per scatenare nei loro pazienti una specie di delirium tremens artificiale e controllabile. Il delirium tremens è una crisi talvolta mortale. Tra coloro che la superano, il 10% circa guarisce dall’alcolismo e non tocca più alcool.
Forse l’esperimento si poteva tentare con l’LSD in un ospedale.
Osmond e Hoffer provarono la droga su due pazienti, dei quali uno guarì completamente, mentre l’altro continuò a bere.
Iniziò così una ricerca che culmino in alcune conclusioni inaspettate. Cominciarono a impiegare l’LSD come mezzo di cura regolare per i casi di alcolismo più gravi in cui si imbattevano, e a poco a poco si resero conto che la guarigione sembrava verificarsi con maggiore incidenza dopo che l’idea del delirium tremens venne completamente abbandonata.
Come ha poi commentato il Dr Hoffer: “… verso il 1957, apparve chiaro che, per quanto molti nostri pazienti ricevessero un aiuto dall’LSD, il merito non poteva essere attribuito alla sua azione psicotomimetica. Malgrado i grandi sforzi che facevamo per provocare una esperienza psicotomimetica, alcuni dei nostri soggetti finirono per fare un’esperienza psichedelica”.
Il comune intresse per le droghe psicoattive mise Osmond e Huxley in corrispondenza. Nel 1956 essi coniarono il termine “psichedelico” – da psyche (mente, anima) e delos (che suscita, che svela) – proponendolo per definire il tipo di esperienza procurata da talune droghe psicoattive, per il quale non esistevano in lingua dei termini appropriati.

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IL Pasto Nudo di David Cronenberg

PASTO NUDONew York, 1953. Bill Lee (Peter Weller) stermina scarafaggi per mestiere, ma la moglie Joan usa il suo insetticida per drogarsi. Il dottor Benway, al quale chiede un parere, gli dà una polvere che dovrebbe liberare Joan dalla sua dipendenza. In realtà, si tratta di un allucinogeno che porterà i due ad un rapporto con la realtà del tutto alterato. Bill uccide – con ogni probabilità involontariamente – la moglie e fugge da New York nella enigmatica Interzona, dove perde del tutto il senso dello spazio e del tempo. Adopera una macchina per scrivere che gli parla e che gli rivela di essere un agente segreto incaricato di dargli una missione: scoprire gli agenti nemici che vivono nella stessa città. Conosce i Frost, una coppia di scrittori americani, di cui lei è la sosia della moglie morta. Incitato dai due, scopre la città, caratterizzata dai misteriosi Mugwump, mostri che convivono tranquillamente con gli uomini, e incontra un ragazzo del luogo, Kiki, di cui diventa amante. Tra i tanti personaggi, che hanno sempre qualcosa da nascondere o da cui fuggire, circola anche l’effeminato Cloquet che farà l’amore con Kiki. Quando tenterà di fuggire dalla claustrofobica Interzona insieme a Joan Frost, Bill verrà fermato al confine dove sarà costretto a ripetere l’omicidio della moglie.
Liberamente composto ed ispirato a particolari fasi della vita dell’autore William S. Burroughs (quando davvero cioè faceva lo sterminatore, quando uccise la moglie e quando gli amici Ginsberg\Martin e Kerouak\Hank cercavano di farlo pubblicare) e ad alcuni suoi romanzi e racconti quali “Il pasto nudo” e “Interzona” (e “Queer” e “Sterminatore”), il decimo film del canadese Cronenberg può essere assimilato solo con la stessa visionarietà ed eccentricità ermetica che ha contraddistinto la fonte d’ispirazione. Il regista Canadese infatti, attinge soprattutto dalla (bio)bibliografia più difficile ed ambigua dell’autore, considerata da molti addirittura illeggibile ed antiletteraria. Quello che Burroughs ha compiuto nella droga è stato un vero viaggio letterario che lo ha trasformato in insetto, la mutazione che Cronenberg non poteva non avvertire nell’impatto con suoi testi più rappresentativi. Ed in questa mutazione William Lee ci si immerge completamente, vivendola, ripudiandola, assuefacendosi. Ma a che cosa si va man mano assuefacendo Bill? Che cosa rappresenta veramente la polvere nera del millepiedi, la carne nera? È la carne stessa del tossico, Bill si assuefa alla sua condizione di tossico, “la Carne Nera è come un formaggio guasto, irresistibilmente delizioso e nauseante al punto che chi la divora mangia e vomita e mangia di nuovo finché non crolla esausto”.pasto nudo 3
Omosessualità, uso della droga e comportamento artistico riaffiorano continuamente nella vicenda. Il Il pasto nudo è un inferno fatto di dolore, solitudine, alienazione e, soprattutto, dipendenza.
Il regista canadese non parla delle visioni che può avere un drogato, ma si immerge in esse, disorientando e infine collegandosi all’origine proprio negli ultimi minuti del film, formando un discorso completo e raffinatissimo.
Il film amplifica la denuncia metaforica della società americana come mondo repressivo e violento, dove diversità e solitudine sono insieme la colpa e la pena.
Un film che potrebbe benissimo essere una metafora dell’operato della CIA, e di tutte le organizzazioni segrete che con le loro oscure manovre stanno catapultando il mondo verso il nuovo ordine mondiale.
Truman Capote considerava Burroughs un dattilografo dotato di forbici e carta: un esploratore di ritagli e di sovrapposizioni, potremmo dire, seguace del principio di cut-up di cui Naked Lunch era il primo grande esemplare in letteratura. Niente di più vicino al cinema, e al cinema di Cronenberg, a quella attitudine cioè di creare linee di associazioni tanto più autentiche quanto più invisibili o così frequentemente rimosse dall’essere umano. Far coincidere il racconto di un’allucinazione con un processo di dilatazione dalla coscienza.pasto nudo 1

“Ho usato droghe in molte forme: morfina, eroina, deludi, eukodal, pantopon, diocodid, diosane, opium, demerol, dolophine, palfium. Ho fumato droghe, le ho mangiate, le ho annusate, le ho iniettate in vena-pelle-muscolo, le ho assunte in supposte rettali. L’ago non è importante. Che voi le annusiate, le fumiate, le mangiate oppure ve le ficchiate su in culo il risultato è lo stesso: l’abitudine”. (William S. Burroughs)

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I. S. e la rivoluzione culturale

culturale1
La questione della cultura cioè, in ultima analisi, della sua integrazione nella vita quotidiana, è sospesa alla necessità del rovesciamento della società attuale. Fare la rivoluzione sociale e politica non è sufficiente se questa trasformazione non è accompagnata nella cultura da un identico rivolgimento qualitativoche conduca la società socialista, creata dalla rivoluzione, allo stadio superiore di una società che non sarà più l’antitesi della società capitalista, ma l’espressione del socialismo della totalità.
2
Ogni rivoluzione culturale, in passato, è stata strettamente collegata alle condizioni sociali imposte agli artisti. Oggi, il capitalismo ha separato queste ultime dalla cultura, sostituendole in quanto falsi modi di vivere o di tempo libero a ciò che dovrebbe essere la pratica reale della vita. Da questa falsa dualità tra tecnica e cultura è nata una falsa visione unitaria della civiltà. L’avvenire ed il presente di ogni rivoluzione politica e sociale dipendono prima di tutto dalla presa di coscienza di questa seconda alienazione, più profonda e meno sradicabile dell’alienazione economica.
3
Come il proletariato rischia di scomparire senza aver fatto la sua rivoluzione, senza aver assunto il ruolo storico che Marx gli aveva assegnato, la rivoluzione culturale rischia di essere solo una succursale sempre più forte di ciò che ormai si è soliti chiamare “pubbliche relazioni” se non si dà prima di tutto il compito rivoluzionario fondamentale del secolo, che è la scomparsa dell’ambito tecnico attraverso la tecnica stessa.

Se vuoi approfondire:

variis58

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