Due parole sul Covid-19

…Nello stesso tempo, appare non meno evidente che quel che ricopre e sommerge l’epidemia di coronavirus è una peste emozionale, una paura isterica, un panico che dissimula contemporaneamente le carenze di trattamento e che perpetua il male inquietando il paziente. Al momento delle grandi epidemie di peste del passato, le popolazioni facevano penitenza e confessavano la loro colpa flagellandosi. I manager della disumanizzazione mondiale non hanno forse interesse a persuadere i popoli che non esiste via d’uscita alla sorte miserabile che è loro imposta? Che non resta loro che la flagellazione della servitù volontaria? La formidabile macchina mediatica non fa che ripetere la vecchia menzogna del decreto celeste, impenetrabile, ineluttabile dove il denaro impazzito ha soppiantato gli Dei sanguinari e capricciosi del passato. Lo scatenamento della barbarie poliziesca contro i manifestanti pacifici ha mostrato ampiamente che la lotta militare è la sola cosa che funziona efficacemente. Essa confina oggi donne, uomini e bambini in quarantena. Fuori la bara, dentro la televisione, la finestra aperta su un mondo chiuso! È una condizione capace di aggravare il malessere esistenziale scommettendo sulle emozioni graffiate dall’angoscia, esacerbando l’accecamento della collera impotente. Tuttavia, anche la menzogna cede al crollo generale. L’istupidimento statale e populista ha toccato il limite. Non può negare che un’esperienza è in corso. La disobbedienza civile si propaga e sogna di società radicalmente nuove perché radicalmente umane. La solidarietà libera dalla loro pelle di montone individualista degli individui che non temono più di pensare autonomamente.
Il coronavirus è diventato il rivelatore del fallimento dello Stato. Ecco almeno un soggetto di riflessione per le vittime del confinamento forzato. Ed ecco che il fallimento avverato dello Stato-truffatore attesta una rovina economica e sociale che rende assolutamente insolvibili le piccole e medie imprese, il commercio locale, i redditi modesti, i gruppi familiari di agricoltori e persino le professioni cosiddette liberali. Il crollo del Leviatano si è rivelato più convincente delle nostre intenzioni di abbatterlo. Il coronavirus ha fatto anche meglio. L’arresto delle nocività produttiviste ha diminuito l’inquinamento mondiale, risparmiato una morte programmata per milioni di persone, la natura respira, i delfini tornano a scorazzare in Sardegna, i canali di Venezia purificati dal turismo di massa ritrovano un’acqua chiara, la Borsa crolla. 
(Tratto dal documento “CORONAVIRUS” di Raoul Vaneigem – 17 marzo 2020)

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