La città carcere

punkNon si vive né dentro né fuori quando ti accorgi che tutta la tua libertà si riduce a poter fare solo quello che ti lasciano fare! Ma quale libertà c’è in 8 ore di lavoro, in una famiglia, nel passare le serate davanti alla TV, o davanti ad una siringa; nel dover rendere sempre conto di quello che fai a tuo padre, al caporeparto, al professore, al vigile, alle lancette del tuo orologio. Allora ti rendi conto che c’è ben poca differenza tra vivere chiusi in una città e vivere chiusi in un carcere, se non che in galera non puoi fare a meno di accorgerti di quello che ti stanno facendo, perché il carcere è la massima esasperazione dell’annientamento quotidiano. Perché una cella di tre metri per due non è che l’esaperazione di un appartamento alveare; perché le telecamere che controllano i prigionieri 24 ore al giorno, non sono che l’esasperazione del controllo sul territorio, dei posti di blocco che incontriamo sempre più spesso; perché l’annientamento psico-fisico, le torture e l’isolamento; non sono che l’esasperazione della violenza, della disperazione e della solitudine che hanno costruito per noi insieme ai ghetti di questa città! E non è un caso che in un ghetto di Torino “Le Vallette” ci abbiano costruito uno dei supercarceri più “moderni e funzionali”.
Un ghetto nel ghetto, una prigione nella città prigione… cosa c’è di meglio!
Militarizzazione di tutte le strade, di tutti gli incroci, per un raggio di 2 kilometri!
PRESIDIARE IL CARCERE PER MILITARIZZARE IL TERRITORIO, PER CONTROLLARE LA CITTÀ
..… e allora che differenza c’è tra te e un prigioniero?
….. CHE LUI ALMENO HA LA COSCIENZA DI ESSERLO: TU NO!!!

(Tratto da Franti/Contrazione LP, 1984)

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