Favoletta di un gallo di Gian Pietro Lucini

luciniIl Gallo canta ancora per tutto il vicinato
Il suo rosso peccato sobillatore.
Grida: “Chiricchichì, sono la turbolenza
tra i timidi animali;
ho rejetto le greppie ufficiali,
che ci impinguano, ma che ci evirano.
Mi rifiuto alla pentola borghese;
sfoggio queste pretese d’insegnare il mio canto
a tutti quanti. Grassa truppa mi fa d’avvisatore,
epe tonde e spaventate
si rivoltano dentro lo strame.
Ma il mio duro corpaccio
Vi sta innanzi ad impaccio.
Che mi direte un dì,
se dietro alla fanfara del mio chiricchichì
procederà una schiera di Galletti
ribelli, indomiti e schietti?

Io son fiero e tenace cantatore,
sono l’instancabile vigilatore,
avviso di lontano, il nibbio, la faina, la volpe,il traditore;

noto e bandisco le colpe altrui;
guerriero senza macchia, forse donchisciottesco,
trombetto all’aer fresco la diana;
porto corazza, gorgera e cimiero,
sproni, e, nel rostro, lucida partigiana;
e piume rosse e nere”.

Il Gallo canta ancora
rivolto all’aurora.

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