Il midollo osseo, l’epitelio intestinale, le gonadi, i linfociti e la cute riportano il maggior danno dopo l’irradiazione dell’intero corpo.
L’irradiazione alle gonadi, a seconda dell’intensità, può produrre effetti differenti che, comunque, sfociano prevalentemente nella sterilità. Nelle donne mediamente sono sufficienti dosi di 300-600 rad sull’intero volume di entrambe le ovaie per ucciderne buona parte e produrre sterilità definitiva occorrono dosi di circa 400-600 rad.
L’induzione di tumori da radiazioni è un effetto differito, perché i tumori si manifestano dopo un lungo intervallo di tempo dall’irradiazione. Il meccanismo della carcinogenesi radioattiva è ancora sconosciuto.
Attualmente le teorie più valide sono due. La prima ipotizza che le radiazioni attivano un virus cancerogeno latente, la seconda ipotizza che le radiazioni provochino direttamente mutazioni nel DNA con potenzialità carcinogena. Non si hanno prove che per l’induzione di tumori ci siano dosi di soglia, in alcuni casi le dosi più elevate sono meno efficaci delle dosi modeste per provocare l’insorgenza dei tumori. La leucemia è forse la neoplasia umana di cui è meglio documentata la relazione con l’irradiazione in base alla rilevazione di dati effettuati a carico di numerosi gruppi di persone. I sopravvissuti all’esplosione di Hiroshima mostrano un’aumentata incidenza delle leucemie in confronto ad una equivalente popolazione non esposta (1.500.000 contro 300.000).
Altri esempi di tumori umani radio indotti sono riscontrabili nei bambini delle isole Marshall del Pacifico; essi furono esposti al fall-out radioattivo conseguente ad una esplosione sperimentale atomica avvenuta nel 1954. Un mutamento del vento, mai prima avvenuto, portò polvere radioattiva sopra le isole: lo iodio 131, radioattivo, provocò tumori alla tiroide nel 50% dei bambini attorno ai dieci anni di età. Tumori delle ossa comparvero in molte donne che dipingevano le cifre luminose sui quadranti degli orologi (avevano l’abitudine di leccare la punta dei loro pennelli e di ingerire in tal modo sostanze radioattive, che si depositarono sulle loro ossa).
Perché difendiamo con ostinazione questo mondo che non ci appartiene invece di partecipare anche noi a questa festa!?!? Non abbiamo alcun motivo di preoccuparci o agitarci come fanno i vari Regan, Craxi o Degan. Loro hanno qualcosa … anzi, molto da difendere: gloria, potere, proprietà, denaro ecc.
Noi non abbiamo nulla da perdere, siamo soli, con i nostri passi striscianti e trasgressivi sperduti in questa città di merda, con in testa ogni giorno un solo obbiettivo: la sopravvivenza. L’unica soluzione per diventare una volta tanto protagonisti e trasformarsi geneticamente, mutare, per partecipare attivamente a questa distruzione molecolare. Non preoccupiamoci di cibi radioattivi, degli ortaggi a foglia larga, del latte fresco, dell’acqua piovana (mai visto fragole così buone e così a poco prezzo come in questo periodo).
Liberiamo gli atomi imprigionati nei lager nucleari di Caorso, Trino e Latina per una società finalmente senza servi né padroni. Scoperchiamo i rifugi antiatomici dei ricchi in piazza Crimea. Noi siamo vaccinati, perché noi siamo portatori di virus; forse il non futuro si può realizzare davvero, non cantandolo solamente ma costruendolo radiazione su radiazione.
SOFFRIRE MENO MORIRE TUTTI
C.A.P.I.R. Collettivo Anarchico Per l’Inferno Radioattivo
(Tratto da AVARIA numero quattro Torino 1986)