Rebetiko: Markos Vamvakaris

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Marcos Vamvakaris: Atakti (1968)

Markos Vamvakaris (1905.1972) fu uno dei massimi musicisti del “rebetiko”, e autentico “rebetis” fu lui stesso, non per scelta snobistica, ma per le più crude necessità della vita.
Nacque nell’isola egea di Siro ed era un “frangosirianòs”, cioè un cattolico di Siro, e “Frangos” fu a lungo soprannominato. La sua famiglia, di contadini, era molto numerosa e molto povera, ma vocata alla musica. Il padre suonava la “pipiza”, una specie di flauto di legno dal suono acuto, e il nonno componeva canzoni. Presto Markos cominciò ad accompagnare il padre con il tamburo detto daùli nelle feste di paese. Assorbiva come una spugna le pochissime nozioni scolastiche che le condizioni economiche della famiglia gli permettevano, e così non rimase semianalfabeta, ma acquisì una capacità di scrittura efficace , riscontrabile nella vivacissima autobiografia, che è anche un documento impareggiabile della storia del rebetiko. Dodicenne partì per il Pireo, dove poi lo seguì la famiglia, e dovette arrangiarsi con i più umili mestieri: scaricatore di porto, manovale nei depositi di carbone, lustrascarpe, strillone, operaio tessile, e, verso il 1925, macellatore di bestiame al mattatoio pubblico. Lasciò quest’ ultima attività, anzi mandò al diavolo il suo principale, per non eseguire la soppressione di un vitellino che aveva salvato e allevato. Nello stesso periodo si legò a una prostituta, chiamata Zinguala, di cui era pazzamente innamorato, imparò con impressionante rapidità a suonare ( a meraviglia) il buzuki e cominciò a scrivere canzoni, versi e musica. 
Formò con altri musicisti dei suoi stessi bassifondi, Yorgos Batis, Stratos Payoumgìs e Anestis Deliàs, il primo gruppo musicale di rebetico , “Η Θρυλικη Τετρας του Πειρεα” (Il rinomato quartetto del Pireo) e nel 1933 eseguì la prima incisione assoluta di un pezzo rebetico, il “Καραντουζενι”, cui prestò anche la propria voce, non certo perfetta.
Nell’estate del 1935 gli capita di fare, con Batis, un fratellino e il pianista Robertakis, una rimpatriata a Siro, la prima dopo vent’anni, per accontentare i compaesani diventati orgogliosi di lui. E lì una sera si esibisce in una taverna. A lui, che quando suonava e cantava non osava staccare mai lo sguardo dalle corde e dal plettro del suo buzuki, capita invece di dare un’occhiata al pubblico, e questo gesto casuale gli rivela la bella ragazza dagli occhi neri – che gli rimarrà ignota – per la quale, ammaliato, scrive la notte seguente la canzone simbolo del rebetiko, quella che si sarebbe per sempre legata al suo nome: “Φραγγοσυριανη”, (La ragazza/cattolica di Siro”). Una canzone che, eseguita 25 anni più tardi da Grigoris Bithikotsis avrebbe simboleggiato non solo il rebetiko, ma in certa misura la Grecia stessa.
Si sposa finalmente con Zinguala, che lo costringe a un infelice rapporto di sola amicizia, cosicché dopo un un po’ i due approdano al divorzio. Per evitare di soddisfare le pretese economiche che la Zinguala non si stanca di avanzare, Vamvakaris prende l’abitudine di scrivere canzoni sotto pseudonimo o addirittura con il nome di altri colleghi, anche se la loro materia spiccatamente autobiografica le rende facilmente attribuibili. Sulla vicenda con la sua ex “signora” scrive una canzone: “Il divorzio”.
All’avvento di Metaxas in Grecia viene anche introdotta la censura e Markos, diversamente dalla maggioranza dei rebetes, adatta i suoi versi, anche perché il pubblico ormai lo reclama, come quella volta che a Salonicco si radunano in 50.000 per ascoltarlo. E alla città di Salonicco infatti dedica una canzone “patriottica”, “Il 1912”, per ricordare la data della sua liberazione dagli Ottomani. Al Pireo, dove pure aveva vissuto quasi tutto il suo tempo e aveva raggiunto la notorietà, non aveva ancora mai dedicato un verso. Durante la guerra contro gli Italiani scrive canzoni per esaltare la gloriosa difesa della Patria (Salute, soldatini miei, Il sogno di Benito…). Nel 1942 si sposa con una Evanghelìa, dalla quale avrà ben cinque figli.
Durante l’occupazione tedesca perdono la vita numerosi altri grandi del rebetiko, che non si erano adattati alle censure: Panayotis Toundas, Kostas Skarvelis, Yovàn Tzaoùs, Vanghelis Papazoglou e soprattutto Anestis Deliàs e il bravissimo cantante Yorgos Kàvouras, al cui nome Markos intitolerà una canzone. Personalmente se la cava, avendo capacità di adattamento. Ma, persi quei compagni, giunta la liberazione e superata anche la guerra civile, Vamvakaris non ha più “spalle” per continuare la sua musica come prima dei conflitti; mentre, negli anni Cinquanta, una parte del pubblico sembra abbandonare il gusto della musica popolare dal vivo, sedotto dalle novità occidentali e da quanto va offrendo l’industria discografica; e mentre la parte che rimane fedele si indirizza ad altri beniamini come Apostolos Kaldaras , che, pur cresciuti sulle orme di Vamvakaris, tentano nuove vie e, con qualche ingratitudine, non si chinano a “raccogliere” e a rilanciare. il maestro. E’ un momento di grave difficoltà psicologica ed economica; e anche la salute non sorregge il “vecchio” musicista, colpito dall’ artrite proprio alle dita con cui faceva magie con il buzuki. Non bastasse, gli arrivano anche i fulmini della Chiesa Cattolica per il secondo matrimonio celebrato nel rito ortodosso. Ai fulmini clericali, Vamvakaris replica con l’apostasia. All’artrite, provvede con le acque termali di Ikaria. Alla depressione per l’oblio che lo circonda, reagisce con il ritorno a Siros, dove i compaesani non l’hanno dimenticato e vanno ben volentieri ad ascoltarlo. E così ancora una volta il tenace e adattabile Markos si rialza. Con l’aiuto dell’altro patriarca del rebetiko, Vassilis Tsitsanis si mette a produrre per la Columbia, che rilancia con le voci nuove di Bitsikotsis, Katy Gray, Anghela Greka il suo vecchio repertorio, rispolverando un successo che gli procura grande soddisfazione, ma ben poco denaro. Muore a 66 anni per una malattia renale. I tre figli superstiti si procurano indebitandosi i mezzi per fargli il funerale. (ricavato da Wikipedia in Greco: http://el.wikipedia.org/wiki/Μ;άρκος_Βαμβακάρης ).
Tratto da: http://www.antiwarsongs.org/

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