ZERZAN: Dove sono la libertà, l’autenticità, la felicità e la comunità?

la-tecnologia-rende-liberi-graficanera-NO-COPYRIGHT-1024x723Un breve testo del 1873, Dell’autorità, fu la sfida di Engels agli anarchici. In sostanza lui dice: “Volete la libertà? Fate un salto in fabbrica e ditemi dov’è il vostro concetto di libertà”. Questo è uno dei primi atti d’accusa contro la fabbrica, la vita industriale. In altri termini, al posto di un mondo sempre più industriale – con sempre più inquinamento e sempre più schiavitù salariale – noi vogliamo un mondo che annulli la crescita cancerogena dell’industria stessa. Il punto centrale della modernità è che, in special modo attraverso l’applicazione della scienza e della tecnologia, la specie umana avanza verso uno stato di perfezione. La traiettoria della modernizzazione è quella di un miglioramento costante. Tutti i problemi sono risolti. Beh, qualcosa è andato terribilmente storto! Terribili costi accompagnano ogni singola cosiddetta soluzione che la società di massa ha prodotto.

Una nuova visione incombe su di noi. La realtà ci sta dicendo ad alta voce che senza un cambiamento sostanziale di direzione le cose non faranno che peggiorare. Dobbiamo riesaminare molto di quel che abbiamo assunto o dato per scontato. A proposito, quali sono alcuni dei vanti della tecnologia? Le opzioni ad alta tecnologia ci potenziano? È chiaro che ne veniamo depotenziati. La tecnologia connette? Siamo isolati, abbiamo sempre meno amici. Si abita sempre più da soli. “Amici” su facebook!? La tecnologia fornisce ricchezza e varietà? Omogenizzazione, la cultura più standardizzata di tutta la storia. Anche le questioni specifiche sono false, ad esempio: meno lavoro grazie alla tecnologia? PIÙ lavoro. Cultura senza carta? Sempre PIÙ carta consumata da tutte le fotocopiatrici e le stampanti dei computer.

E il concetto di “verde”, “sostenibile”? Aria più pulita? Ma a spese di un’acqua sempre più inquinata (per la pulizia delle ciminiere). Solare: pannelli fotovoltaici, una tecnologia molto tossica da produrre. E poi che farne quando non si potranno più usare? Automobili ibride: l’energia e le risorse necessarie alla produzione di un’auto superano quelle di un suo funzionamento “più pulito”. Turbine eoliche? Rumorose, orrende, uccidono gli uccelli e non producono molta energia.

Invece ci capita di sentire l’argomentazione secondo cui tutto sta in come la tecnologia viene usata. Le persone di Sinistra e di Destra insistono che la tecnologia è neutrale, semplicemente uno strumento! Non è affatto politica… bene, io offro alcuni esempi che suggeriscono diversamente. La tecnologia non è mai neutrale, è sempre politica, è l’incarnazione della società. È falso sostenere che la tecnologia sia neutrale. Non lo è mai stata. La tecnologia è l’incarnazione della società, di ogni società in ogni epoca. Nella tecnologia si possono leggere le priorità e i valori che in una società sono dominanti. Gli odierni sistemi tecnici esprimono qualità di efficienza, distanziamento, una certa freddezza, inflessibilità, dipendenza dagli esperti. Qualcosa di umano viene fuori, ma che è stato ridefinito da un ambiente sempre più tecnologico. Comunità? Comunità virtuale. Non ci sono più valori comuni quando la comunità reale è stata erosa fino a quasi scomparire.

Quindi pensiamo che se deve esserci un futuro, questo dovrà essere “primitivo”. Cos’è il primitivo? È compito di ciascuno approfondirlo, riconnettersi letteralmente. Non è affatto un termine peggiorativo. Che dire di un mondo faccia a faccia? Che dire della comunità? Che è stata cancellata. Secondo gli indigeni la civilizzazione è la tomba della comunità. Alcuni pensano che ciò avvenga originariamente e principalmente attraverso due istituzioni sociali: divisione del lavoro/specializzazione, porre le persone sotto l’autorità effettiva di altri, dividere il sé in ruoli, ovvero la società di classe; addomesticamento, che Jared Diamond definisce il “peggiore errore”, e altri lo stanno dicendo in alcuni libri recenti, un cambiamento verso il controllo, il dominio della natura, e noi facciamo parte del processo. Una lenta, impercettibile accumulazione durata migliaia di anni. Nei fatti, l’origine della proprietà privata. Una traiettoria ininterrotta, che ha portato fino alla clonazione, all’ingegneria genetica, alla nanotecnologia.

Il primitivismo è la risposta sul piano spirituale così come a livello sociale o politico. Una vita e un mondo non globalizzati, rilocalizzati, radicalmente decentrati dovrebbero favorire il recupero dell’integrità, dell’immediatezza, del contatto diretto con nostra madre Terra. Questo allontanamento dal mondo industriale sembra francamente inimmaginabile. Ma sappiamo che l’attuale traiettoria è disastrosa. Questo cambiamento ha la capacità di ispirare, di essere una visione di vita, di salute, di comunità.

Appunti di John Zerzan per i dibattiti durante il suo ultimo giro in Italia, settembre 2010.

 

Ti potrebbero interessare anche:

zerzancrepuscoloDizPrimit

 

Questa voce è stata pubblicata in Critica Radicale e contrassegnata con , , . Contrassegna il permalink.