Il lavoro come omicidio

Possiamo affermare, che il lavoro è un rischio per la salute. Infatti il lavoro è un assassinio di massa, cioè un genocidio. Direttamente o indirettamente il lavoro, uccide migliaia di lavoratori ogni anno, senza contare tutti quelli che rimangono invalidi. Quello che le statistiche non lasciano trapelare è il fatto che il lavoro abbrevia il tempo di vita a milioni di persone, ciò che, d’altra parte, è il significato proprio del termine omicidio.. ci riferiamo a quelle persone che si ammazzano di lavoro all’età di 50 anni, ci riferiamo a tutti i lavoro-dipendenti.
Anche se non si rimane uccisi o mutilati mentre si è effettivamente al lavoro, ciò può tranquillamente accadere mentre ci rechiamo al lavoro, o stiamo tornando dal lavoro, oppure mentre lo stiamo cercando, o tentiamo di dimenticarlo. La maggior parte delle vittime di incidenti d’auto stavano svolgendo una di queste attività legate al lavoro, oppure vennero travolte da qualcuno impegnato in esse. A questo computo di cadaveri, pur così ampliato, occorre aggiungere le vittime dell’inquinamento industriale, del traffico automobilistico, dell’alcolismo indotto dal lavoro e del consumo di droga. Anche il cancro e le malattie cardiocircolatorie sono mali moderni, e normalmente sono attribuibili, direttamente o indirettamente al lavoro.
Il lavoro, dunque, istituzionalizza l’omicidio come modo di vita.
Noi sterminiamo la gente in ecatombi esprimibili in numeri di 6 cifre per vendere automobili ai superstiti. I nostri morti che registriamo annualmente sulle nostre autostrade, fabbriche e scuole sono vittime, non martiri. Muoiono per nulla, o piuttosto, muoiono per il lavoro. Ma il lavoro è nulla, e non vale la pena morire per nulla.

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blackabo

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