Nella prima metà del XVII secolo l’Inghilterra vive uno dei periodi più turbolenti e decisivi della sua storia moderna. Guerre di religione e civili, proliferare di gruppi millenaristi, lotte popolari, spinte egualitarie, un regicidio; tutti gli strati sociali coinvolti, tutte le istituzioni messe in discussione. È il periodo della repubblica di Cromwell , dell’ascesa della borghesia mercantile e dei primi vagiti della rivoluzione agraria. In questo contesto di agitazioni armate e rivendicazioni popolari, il primo aprile del 1649 una trentina di contadini occupa delle terre incolte, una volta appartenenti al demanio ed ora diventate proprietà privata. Sono comunisti, antiautoritari e nonviolenti. A guidarli è Gerrard Winstanley, che – cosi afferma – in una trance mistica intravede il modello di vita adatto per sé e per tutti gli uomini. Abolizione della proprietà, vita in comune, nessuna autorità, uguaglianza. Per le autorità governative niente di particolarmente pericoloso, se non fosse che quello che pensa e dice lo sta facendo veramente rendendo piuttosto nervosi i proprietari terrieri. Sono loro (insieme alle autorità religiose locali) che fanno pressione perché lui e i suoi compagni vengano sgomberati da quelle terre, che fino a poco tempo prima appartenevano a tutti e da cui tutti potevano trarre le risorse per vivere. Entro pochi mesi il movimento, che verrà chiamato dei diggers (zappatori), crea una decina di comunità in diverse contee, che si riappropriano delle terre comuni, ne abbattono le recinzioni, le coltivano o usano i frutti spontanei, cercando di resistere ai soprusi, alle angherie e ai sabotaggi cui vengono sottoposti da provocatori di professione pagati dai proprietari. Nel giro di un anno o poco più il movimento viene disperso; non così i loro concetti di giustizia e libertà, oltre alla loro pratica dell’azione diretta. Un filo rosso li collegherà alle idee e ai movimenti che ben più organizzati e corposi si affacceranno nei secoli successivi sulla scena della storia contro lo sfruttamento e per l’uguaglianza.
Il mondo alla rovescia (Zappatori)
Nel 1649
Sulla collina di St George
Una banda di straccioni che chiamavano Zappatori
Giunse a manifestare la volontà del popolo.
Sfidarono i proprietari terrieri
Sfidarono le leggi
Erano i diseredati
Che reclamavano ciò che spettava loro.
Veniamo in pace, dicevano
Per zappare e seminare.
Veniamo a lavorare la terra insieme
E a far fiorire le lande incolte.
A questa terra divisa
Restituiremo l’integrità
Affinché possa essere
Un tesoro comune, per tutti.
Il peccato della proprietà
Noi disprezziamo.
Nessuno ha diritto di comprare e vendere
La terra per profitto personale.
Con il furto e l’assassinio
Si sono impadroniti delle terre.
Ora ovunque i muri
Si ergono al loro comando.
Fanno le leggi
Per incatenarci meglio.
I preti ci abbagliano con il paradiso
O ci condannano all’inferno.
Non adoreremo
Il Dio che servono.
Il Dio dell’avidità che nutre i ricchi
Mentre i poveri muoiono di fame.
Lavoriamo, mangiamo insieme
Non abbiamo bisogno di spade.
Non ci inchineremo ai padroni
Né pagheremo il fitto ai signori.
Siamo uomini liberi
Anche se siamo poveri.
Zappatori tutti, ribellatevi, per la gloria
Ribellatevi ora!
Dai possidenti
Giunsero gli ordini.
Mandarono i mercenari e i soldati
Per spazzare via gli Zappatori
Demolire le loro case
Distruggere il loro granturco.
Vennero dispersi,
Soltanto la visione perdura.
Poveri, fatevi coraggio.
Ricchi, fate attenzione.
La terra è stata fatta tesoro comune
Perché tutti la condividano
Tutto in comune
Un solo popolo
Veniamo in pace.
E giunse l’ordine di falciarli via tutti.
Leon Rosselson