Miguel Amorós. Il trauma della decrescita

decroissance21-1Tutti i partigiani della decrescita parlano di uscire dall’economia, anche se il modo per realizzarlo non passa per una rivoluzione e nemmeno solo per un’ecatombe economica. Deve invece passare attraverso un’uscita. La distruzione del capitalismo non è la condizione previa per il cambiamento. Questo deve essere «civilizzato», deve passare dalla porta e non buttarla giù, con l’aiuto inestimabile dell’informatica e di internet, strumenti «conviviali» che «attaccano il regno della merce» (Gorz) e ci aiutano a creare «spazi autonomi conviviali e parsimoniosi» pieni zeppi di «beni relazionali», grazie al cui fascino attrattivo il nostro immaginario ne risulterà decolonizzato. Quindi non si tratta di sostituire un sistema con un altro, e ancor meno con la violenza, ma di creare un sistema buono all’interno di uno cattivo, che conviva con esso. Quando quelli della decrescita parlano di uscire dal capitalismo, la maggior parte delle volte intendono uscire dall’«immaginario capitalista»: un cambiamento di mentalità, non di sistema. Inoltre pensano che l’altro tipo di cambiamento, quello che comporterebbe la distruzione della democrazia borghese, la socializzazione della produzione, l’eliminazione del mercato, l’abolizione del salario e la scomparsa del denaro, provocherebbe «il caos», qualcosa di «insostenibile» che inoltre avrebbe il difetto di non porre fine all’«immaginario dominante». Siamo ben lontani dall’incamminarci verso quel che in altra epoca venne chiamato socialismo o comunismo. Quel che si pretende è molto più semplice: mettere a dieta il capitalismo. Non c’è il minimo dubbio che i suoi dirigenti, stimolati dall’esito di una «economia solidale» a cui lo Stato ha trasferito mezzi sufficienti, e limitati dall’esaurimento delle risorse e dalla scarsità dell’energia a buon mercato, si stiano convincendo della necessità di entrare «in una transizione socio-ecologica verso livelli inferiori di uso di materie prime e di energia» (Martínez Alier). I milioni di disoccupati che provocherà questa transizione dovranno prendere il computer e andare in campagna, ricettacolo di un’infinità di «nuove attività», provvedimento che sorgerebbe da un «ambizioso programma di ridistribuzione» che includerebbe un «reddito di cittadinanza» (Taibo), alla portata solamente delle istituzioni statali. In quanto tentativo di uscire dal capitalismo senza abolirlo, nel passare all’azione ed entrando nel terreno dei fatti, quelli della decrescita confluiscono nel vecchio e abbandonato progetto socialdemocratico di abolire il capitalismo senza uscire affatto da esso. Se abolire il capitalismo in modo brusco e violento è una forma di “decrescita traumatica” che va contro la “decrescita sostenibile” (Cheynet), non parliamo di abolire la politica. Anche se non esiste più politica se non quella che persegue i disegni dell’economia e, quindi, della crescita, non si concepisce altro modo di «implementare» i mezzi necessari di fronte a una «transizione egualitaria verso la sostenibilità» se non quello di «riacquistare protagonismo come comunità politiche» (Mosangini), ad esempio attraverso «una proposta programmatica prima delle elezioni» (Jaime Pastor). Cosicché quelli della decrescita potranno mettere in discussione il sistema economico che hanno rinunciato a distruggere, però non metteranno in discussione i suoi sottoprodotti politici, i partiti, il parlamentarismo e lo Stato, strumenti conviviali e spirituali per antonomasia. Anche se a casa propria si riempiono la bocca di «recuperare spazi di autogestione», una volta fuori reclamano a favore di un embrione di «democrazia partecipativa», ovvero della vigilanza e consulenza da parte delle istituzioni e delle imprese edili in materia di urbanizzazione e infrastrutture, con l’obiettivo di scongiurare le proteste radicali in difesa del territorio. Miguel Amorós 2010

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I DIGGERS

Una combriccola composta da cavalieri psichedelici, da ladri visionari e da utopisti pratici, autoproclamatisi difensori del Santo Crocicchio di San Francisco dall’assalto delle forze congiunte di polizia, pubblicitari, mafiosi e turisti. Imitando spavaldamente Robin Hood, trasformarono dal 68 al 69 Haight Ashbury in una succursale della foresta di Notthingham, proclamando senza appello la fine del denaro e il diritto di ognuno di accedere ad una vita libera. Agendo da kamikaze in incognito, misero in piedi una struttura di distribuzione gratuita di cibo, vestiti e droghe varie. Pionieri dello scambio cosmico organizzarono una serie di appartamenti per gente scappata di casa e per chi non aveva posto per dormire, un sistema di trasporto per persone e cose e persone, un servizio medico, una sartoria, aprirono delle fattorie fuori città per coltivare prodotti agricoli destinati alle loro mense e per fare rilassare la gente stressata dai ritmi urbani. Tutto totalmente gratis! Meglio non farsi troppe domande sulla provenienza dei capitali per fare funzionare l’impresa, sappiamo che li prendevano dove c’erano. Ispirati dall’esempio dei Provos olandesi organizzarono una serie di Happenings provocatori (come il bruciare mazzette di dollari davanti alle banche) e l’epocale Human-be-in al Golden Gate Park. Per spiazzare le indagini sul loro conto producevano una letteratura delirante mutuata dai surrealisti, si firmavano “cavallo del mirtillo fresco, bocca pelosa piena di torsoli di mela”, i loro punti di riferimento spaziavano dalle comunità utopiche a Breton e Artaud, dall’LSD al Vangelo, passando per Nostradamus. La loro avventura finì, schiacciata dall’impossibilità di gestire l’arrivo a San Francisco di centinaia di migliaia di persone, nonché dal confronto con le autorità e la mafia che andava facendosi sempre più duro. Anche se teoricamente rigettavano il ruolo di leader, in pratica tra loro emersero alcune figure carismatiche, come Emmett Grogan (autore scomparso di Ringo Levio a cui Dylan ha dedicato il suo album Street Legal), Peter Coyote (oggi attore a Hollywood) e Peter Berg (oggi editore di Planet Drum). Le loro gesta ispireranno più avanti le azioni di Jerry Rubin e di Abbie Hofmann (gli Yippies), con una differenza significativa: i Diggers vivevano praticamente in clandestinità evitando qualsiasi contatto con i media, mentre questi ultimi si agiteranno come pazzi per finire sotto i riflettori. Il nome Diggers (scavatori) deriva da un movimento inglese del XVII secolo, fondato da Gerard Winstanley, erede del millenarismo eretico medievale che propugnava l’abolizione di ogni tipo di autorità e della proprietà privata, il mutuo appoggio, l’occupazione delle terre incolte. Il movimento ebbe vita breve (1648-49) ma esercitò una profonda influenza sul pensiero anarchico.

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Raoul Vaneigem. Purché regni l’esuberanza della vita

raoul_vaneigemSe l’opinione ti giudica simpatico, bello, intelligente, vivresti meglio? Se essa ti stima stupido, squallido, infame, vivresti peggio? Nel caso affermativo, bisogna, di fatto, che ti preoccupi degli altri perché tu esisti per loro, gli appartieni, hai bisogno di sedurre, di opprimere, di ubbidire, di sfuggirti.
Se no, lascia correre e che si appannino le immagini prefabbricate della tua buona e cattiva reputazione. Non sarà più necessario mentirti se non ti preoccuperai più di apparire, di metterti in posa per la famiglia e per la storia, di tremare davanti a questo riflesso che è solo la tua rappresentazione estranea.
L’opinione ha i suoi assassini e le sue prigioni? Quando cominceremo ad abbattere le prigioni interiori e gli assassini imboscati del super-io, quelli esterni cadranno come la Bastiglia. Si arriva a tutto se non si dubita di niente.
Non sono unico per sempre che in me e per me. La vostra fretta a decifrarmi maneggia con troppa facilità lo scalpello dell’autopsia e della disinibizione. Non c’è migliore curiosità della mia stessa curiosità verso di me. E anche se la tua tenerezza mi aiuta a vedere più chiaramente non sono ancora il solo che può tirar fuori qualche luce dall’ombra?
Niente mi piace di più che vedere gli esseri e le passioni armonizzarsi in me e intorno a me. Aspiro a delle affinità che si legano e si slegano senza rotture, secondo il ritmo capriccioso dei desideri, sfuggendo nella gratuità più assoluta ai tics ombrosi della volontà di potenza, e senza che il riflesso della frustrazione imponga la sua grinfia di amarezza sull’assenza di una persona cara.
Che ognuno conservi i suoi gusti e i suoi disgusti, i suoi accordi e i suoi disaccordi, o che li cambi, poco importa, purché regni l’esuberanza della vita e non la morte che si annuncia da tutte le separazioni. Raoul Vaneigem

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Capitan Swing

Los increíbles artilugios del Capitán SwingLa nascita del luddismo va individuata nel punto critico dell’abrogazione delle leggi paternalistiche e dell’imposizione dell’economia del laissez-faire alla (e contro la) volontà e coscienza dei lavoratori. Dalla nuova libertà del capitalista di distruggere le consuetudini del mestiere, o con il nuovo macchinario, o con il sistema di fabbrica, o con una concorrenza sfrenata, riducendo i salari, battendo sul prezzo i rivali, e minando il codice di una lavorazione a regola d’arte
Capitan Swing era il rappresentante dei braccianti. Caratteristica di rilievo del movimento di Swing è la sua multiformità nell’agire. Incendio doloso, lettere minatorie, volantini e manifesti sediziosi, brigantaggio, meeting per i salari, assalti ad ispettori dei poveri, parroci e proprietari, distruzione di vari tipi di macchine. Dietro queste diverse forme d’azione, gli obiettivi fondamentali dei braccianti-luddisti sono però particolarmente ben definiti: ottenere nell’immediato un salario sufficiente per vivere, porre fine alla disoccupazione ed impedire che le macchine agricole snaturino il rapporto uomo-terra. Per raggiungere questo scopo i mezzi usati variano a seconda dell’occasione e delle possibilità che si presentano. Possono seguire la via elementare dei meeting per decidere la somma da chiedere, redigendo un foglio o un documento da presentare ai datori di lavoro, e, nel caso incontrassero resistenza, accompagnano le loro richieste con assemblee illegali e minacce di violenza.
Questa forma di brigantaggio assume proporzioni notevoli soprattutto nelle contee meridionali e centrali dell’Inghilterra, anche se non è tanto questa forma di agitazione, seppur rilevante, quanto la distruzione di macchine ad imprimere il suo marchio a tutto il movimento dei braccianti. Infatti il segno distintivo di Swing non sono tanto gli incendi o le lettere minatorie quanto la distruzione delle macchine agricole.
Le fonti popolari raccontano di Capitan Swing e banda vestiti da gentlemen che viaggiano per le campagne su calessi verdi, fanno misteriose domande sulla misura dei salari e sulle trebbiatrici, distribuiscono denaro e danno fuoco ai pagliai con pallottole incendiarie, razzi, palle di fuoco e altri congegni diabolici (dai giornali dell’epoca citiamo “Sembra che lo strumento incendiario abbia la caratteristica di esplodere lentamente, si accenda ed esploda dopo un certo periodo che è stato collocato sotto il covone”). Per far digerire meglio spiegazioni del genere giunse al ministero dell’interno una lettera da parte del dottor Edmund Skiers, membro della facoltà di medicina di Parigi e del Regio Collegio di Surgeon di Londra, il quale afferma che una miscela di fosforo, zolfo e limatura di ferro può, a contatto con l’acqua, provocare un’accensione improvvisa per un processo di combustione spontanea.

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Huichol. Peyotl e fedeltà coniugale

Huichol

Affinché l’impresa della raccolta del sacro peyotl possa contare su un successo sia fisico che metafisico, è estremamente importante l’ufficio rituale della purificazione sessuale, in modo che i pellegrini ritornino a uno stadio di innocenza prenatale. Esso prevede che tutti i partecipanti, maschi e femmine, dicano alla presenza di tutti il nome dei partner con i quali hanno avuto un rapporto sessuale sin dalla pubertà. È esteso anche a coloro che non prendono parte al viaggio, ma sono preposti alla cura del divino fuoco terrestre – una delle manifestazioni del dio fuoco – che deve bruciare per tutta la durata del pellegrinaggio. Bisogna sapere che gli Huichol sono poligami, anche se dichiarano l’obbligo della fedeltà coniugale non la rispettano molto, che i partecipanti provengono tutti dalla stessa comunità molto piccola, spesso da famiglie legate da vincoli di sangue o matrimonio e che l’attento pubblico di solito conosce quei partners i cui nomi vengono annunciati pubblicamente. Un assoluto requisito prescritto a tutti i presenti, siano essi marito, moglie o amante, consiste nel non mostrare mai il minimo segno di rabbia o gelosia. Questi sentimenti devono essere banditi dalla propria anima – «dal proprio cuore» – come dicono gli Huichol – e le confessioni verranno accolte allegramente, con grande spirito di umorismo. Pertanto, invece di lacrime o delle recriminazioni, durante i due riti di purificazione ai quali abbiamo assistito c’erano risate, grida di incoraggiamento, e alcune volte allusioni scherzose da parte dei mariti, mogli e altri parenti coinvolti in faccende amorose che erano stati inavvertitamente o deliberatamente dimenticati. (Furst P.T., Allucinogeni e cultura, 1976)

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Perché non lasciate che le macchine muoiano di fame, idioti?

uitz313.0Qualsiasi rivolta contro il dominio non potrà rappresentare gli interessi generali se non trasformandosi in una ribellione contro la tecnica, una ribellione luddista. La differenza tra gli operai luddisti e i moderni schiavi della tecnica risiede nel fatto che quelli avevano un modo di vivere da salvare, minacciato dalle fabbriche, e costituivano una comunità, che sapeva difendersi e proteggersi. Per questo fu tanto difficile sconfiggerli.  La repressione diede luogo alla nascita della moderna polizia inglese e allo sviluppo del sistema della fabbrica e del sindacalismo britannico, tollerato e incoraggiato a causa del luddismo. Il cammino del proletariato comincia con un’importante rinuncia, anzi, i primi periodici operai – cito L’Artisan del 1830 – elogeranno le macchine sostenendo che alleviano il lavoro, e che il rimedio non è sopprimerle quanto sfruttarle loro stessi. Contrariamente a quanto affermavano Marx ed Engels, il movimento operaio si condannò all’immaturità politica e sociale quando rinunciò al socialismo utopico e scelse la scienza, il progresso (la scienza borghese, il progresso borghese), al posto della comunità e dello sviluppo individuale. Da allora l’idea per cui l’emancipazione non è “progressista” ha circolato negli ambienti della sociologia e della letteratura più che nel movimento operaio, ad eccezione di alcuni anarchici e seguaci di Morris o Thoreau. Così, per esempio, dobbiamo aprire il romanzo Metropolis, di Thea Von Harbou, per leggere arringhe come questa: «Dal mattino alla notte, a mezzogiorno, alla sera, la macchina ruggisce chiedendo alimento, alimento, alimento. Siete voi l’alimento! Siete l’alimento vivo. La macchina vi divora e poi quando siete esausti vi butta via! Perché ingrassate le macchine con i vostri corpi? Perché accettate le sue articolazioni con il vostro cervello? Perché non lasciate che le macchine muoiano di fame, idioti? Perché non le lasciate morire, stupidi? Perché le alimentate? Quanto più lo fate, più fame avranno della vostra carne, delle vostre ossa, del vostro cervello. Voi siete diecimila. Voi siete centomila! Perché non vi lanciate, centomila pugni assassini, contro le macchine?» Evidentemente, la distruzione delle macchine è una semplificazione, una metafora della distruzione del mondo della tecnica, dell’ordine tecnico del mondo, e questo è l’immenso compito storico dell’unica vera rivoluzione. È un ritorno al principio, al saper fare degli inizi che la tecnica ha proscritto. Miguel Amoros

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Della miseria nell’ambiente giudiziario

Nel 1966 un gruppo di studenti di Strasburgo, in testa al Comitato Direttivo dell’Unione Studenti dell’Università, contattano i situazionisti francesi (IS) chiedendo il loro aiuto per fare qualcosa. L’IS suggerisce che scrivano una critica della loro condizione di studenti estesa poi ad una critica della società in generale. Il situazionista Musthapha Khayati fa la spola fra Parigi e Strasburgo cercando di coordinare e mettere d’accordo gli studenti.
Dalla miseria dell’ambiente studentesco – considerata nei suoi aspetti economici, politici, psicologici, sessuali e soprattutto intellettuali, e di qualche mezzo per porvi rimedio vede la luce qualche mese più tardi, preceduto da una campagna pubblicitaria attraverso il campus universitario. Stampato con i fondi dell’Università l’opuscolo causa uno scandalo enorme in tutta la Francia. Gli studenti finiscono in tribunale per appropriazione indebita di fondi universitari e l’Università stessa si incarica di sciogliere il comitato direttivo dell’Unione Studenti.
La sentenza del giudice del processo è oggi persino più conosciuta del testo medesimo:
“Gli imputati non hanno mai negato l’accusa di aver abusato dei fondi dell’unione studenti. Anzi, essi ammettono apertamente di aver fatto pagare 5000 franchi per la stampa e la distribuzione di 10.000 opuscoli, per tacere delle spese per altra pubblicistica ispirata a Internationale Situationniste. Queste pubblicazioni esprimono idee e aspirazioni che, per usare un’espressione eufemistica, non hanno nulla a che vedere coi compiti di un unione degli studenti. Basta infatti leggere queste pubblicazioni di cui gli accusati sono gli autori, per constatare che questi cinque studenti, appena usciti dall’adolescenza, senza alcuna esperienza, col cervello ingombro da teorie filosofiche, sociali, politiche ed economiche mal digerite, non sapendo come dissipare la loro squallida noia quotidiana, emettono la vana, arrogante e derisoria pretesa di esprimere giudizi definitivi e bassamente ingiuriosi sui loro colleghi, i loro docenti, Dio, le religioni, il clero, i governi e i sistemi politici del mondo intero. Poi respingendo ogni morale e ogni ostacolo legale, arrivano cinicamente fino ad incoraggiare il furto, la distruzione degli studi, la soppressione del lavoro, la sovversione totale, e la rivoluzione proletaria mondiale senza possibilità di ritorno per godere senza ostacoli. In virtù del loro temperamento sostanzialmente anarchico, queste teorie e questa propaganda sono assolutamente pericolose. La loro grande diffusione negli ambienti studenteschi e nel grande pubblico, per mezzo della stampa locale, nazionale ed estera, è una minaccia alla moralità, agli studi, alla reputazione e dunque al futuro stesso degli studenti dell’Università di Strasburgo”.

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varistud

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L’addomesticamento della vita

beccoL’addomesticamento è il processo usato dalla civiltà per indottrinare e controllare la vita secondo la sua logica. Questi meccanismi di subordinazione collaudati nel tempo comprendono: la doma, l’allevamento selezionato, la modificazione genetica, l’addestramento, l’imprigionamento, l’intimidazione, la coercizione, l’estorsione, la speranza, il controllo, la schiavizzazione, il terrorismo, l’assassinio… l’elenco continua e comprende quasi tutte le interazioni sociali del mondo civile. Questi meccanismi e i loro effetti si possono osservare e percepire nell’intera società, e sono imposti attraverso istituzioni, riti e costumi. L’addomesticamento è anche il processo attraverso il quale popolazioni umane precedentemente nomadi passano a un’esistenza sedentaria tramite l’agricoltura e la zootecnia. Questo tipo di addomesticamento comporta un rapporto totalitario sia con la terra che con le piante e gli animali da addomesticare. Se allo stato selvatico tutte le forme di vita condividono le risorse e competono per adoperarle, l’addomesticamento distrugge questo equilibrio. Il paesaggio addomesticato (per esempio i terreni tenuti a pascolo, i campi coltivati e, in minor misura, l’orticoltura e il giardinaggio) esige la fine della libera condivisione delle risorse che esisteva in precedenza: ciò che una volta “era di tutti”, adesso è “mio”. Nel suo romanzo Ishmael, Daniel Quinn spiega questa trasformazione dalla condizione dei Leavers (coloro che accettavano ciò che la terra offriva) a quella dei Takers (coloro che pretendevano dalla terra ciò che volevano). Questa nozione di appropriazione gettò le fondamenta per la gerarchia sociale con la comparsa della proprietà e del potere. Non solo l’addomesticamento trasforma l’ecologia da ordine libero a ordine totalitario, ma schiavizza anche tutte le specie addomesticate. In generale, quanto più un ambiente è controllato, tanto meno è sostenibile. L’addomesticamento degli stessi esseri umani richiede molte contropartite rispetto al modo di vita nomade basato sulla raccolta di ciò che si trova in natura. Merita rilevare che gran parte dei passaggi dal modo di vita nomade all’addomesticamento non sono avvenuti autonomamente, ma sono stati imposti con la lama della spada o la canna del fucile. Se solo 2000 anni fa la maggioranza della popolazione mondiale era costituita da raccoglitori-cacciatori, oggigiorno la cifra è scesa allo 0,01%. La traiettoria dell’addomesticamento è una forza colonizzatrice che ha portato con sé una miriade di patologie per le popolazioni conquistate e per gli stessi iniziatori della pratica. Tra i vari esempi si possono citare il declino della salute per carenze nutritive dovute all’eccessivo ricorso a diete non diversificate, quasi 40-60 malattie trasmesse e integrate nelle popolazioni umane per ogni animale addomesticato (l’influenza, il comune raffreddore, la tubercolosi, eccetera), la comparsa di un surplus che si può usare per nutrire una popolazione sbilanciata e che invariabilmente comporta la proprietà e la fine della condivisione incondizionata.

Tratto da:
greenan

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Il sesso dei giovani del Maghreb

zoofilia-islamL’itinerario copulatorio del giovane maghrebino d’origine campagnola comincia spesso nei lombi delle bestie che è incaricato di portare al pascolo; la zoofilia è molto diffusa in tutta la regione. Diventa zoofilia attiva fin dal momento in cui qualsiasi richiamo sessuale premaritale è scartato dalle preoccupazioni sociali quotidiane. Quindi, la zoofilia avrà la funzione di iniziare alla maturità sessuale un considerevole numero di giovani tormentati dal desiderio. La zoofilia, come surrogato, può così apparire come una tappa convenzionale, «normale» insomma, poiché è integrata in una rete di tolleranze e di significati collettivi.
Occorre notare, in questo caso, la vera e propria divaricazione esistente a tale livello, che lavora in profondità la vita sessuale maghrebina, e che non è altro se non la divisione dei sessi. Infatti, il destino sessuale si struttura in maniera diversa per le donne e per gli uomini, per chi proviene da un ambiente agiato e chi non ha avuto tale fortuna, per chi è cittadino e chi campagnolo, chi è colto e chi poco scolarizzato. La sessualità degli uomini si riverserà all’esterno e perciò si ispirerà alla vita degli animali, quella delle donne si rivolgerà all’autoerotismo e all’omosessualità, il che corrisponde approssimativamente al loro sviluppo psicoevolutivo tradizionale.
(…) Nell’autoerotismo iniziale, il giovane campagnolo si orienterà naturalmente verso gli animali da cortile e il bestiame, anche se il primato — se così si può dire — spetta ai quadrupedi: asine, giumente, capre ecc. Poi, in occasione di una scappata in città, che spesso coincide con una grande festa religiosa (‘Id al-Kabîr, al-Mawlid, al-‘Àsùrì ecc), i più coraggiosi effettuano una visita al bordello, finendo per sfiancarsi a più non posso fra le braccia di qualche prostituta sfiorita. A questo punto gli scapestrati possono tornarsene a casa, poveri in canna, ma felici e contenti per quella vera e propria iniziazione carnale, per quanto apparentemente miserabile.
In città, l’adolescente abbandonerà l’autoerotismo solo per lasciarsi accarezzare dalle cugine o per sedurre le vicine. Anch’egli tenterà la scommessa delle case chiuse dove, sulle prime, sarà accolto come merita, ossia con più riguardi del suo coetaneo di provincia. In definitiva, e ci sia perdonata questa formula lapidaria: la donna maghrebina accoglierà il membro del marito soltanto dopo che questi avrà gustato i lombi dell’asina, quelli della prostituta e quelli della cugina…
Da parte sua, la donna si darà al marito soltanto dopo essersi già offerta alle amiche e probabilmente molto dopo aver assaporato il profumo dei giovinetti del vicinato. Tuttavia, talvolta il destino della libido la spingerà fra le braccia di uomini più maturi che sapranno vincere in lei resistenze psicologiche e di mentalità. Ma, quando il timore della deflorazione è troppo forte, la via anale sembra costituire uno sfogo assai diffuso, che permette al desiderio maschile di esprimersi liberamente. Malek Chebel 1995

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anarcoqueer

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NON SIAMO NIENTE, DIVENTIAMO TUTTO

Noi siamo partiti dal nulla per giungere alla miseria.
SI’
La gratuità del gesto, l’organizzazione spontanea della produzione nelle mani dei produttori, la realtà della necessità immediata, l’organizzazione passionale e la generosità complice, sono la fraternizzazione cosciente di ciò che costruiamo: il potere dei consigli operai. La lealtà teorica deve trovare la sua pratica: la coscienza della realtà.
COSI’
Cambiare la vita, saper morire, praticare la festa fourierista, vivere il quotidiano, trarre speranza dalla disperazione, significa sapere il 1905, CRONSTADT, LA CATALOGNA, BUDAPEST 1956 …
ANCHE
Distruggere il potere senza prenderlo. Distruggere per essere l’altro e sé stessi.
LA POESIA VISSUTA NON E’ NULLA DI DIVERSO.
La libertà, grazie al rovesciamento dei rapporti, trova il suo momento di costruzione. Così non dir più: “Scusi, signor agente” ma “Crepa … porco” implica:
L’INTERNAZIONALIZZAZIONE DEL VISSUTO
La coscienza è la sola a non cadere nella trappola del costruttivismo. È, per ora, la sola poesia delle piazze in cammino. Il programma minimo è l’ATTO DI DISTRUZIONE: è, per eccellenza, l’atto politico. Per esso non esiste controllo, non c’è regola. La rivoluzione non può essere che quotidiana, se si vuol lottare contro il fascino del potere. Il desiderio di dominio resta ancora la legge del momento, la mentalità di schiavo affrancato, la vertigine d’obbedienza per essere obbedito, la mistica delle istituzioni e la religione dell’ordine. Estirpare il fascismo e far morire DIO passa attraverso il CAOS.
La nostra vita è in questione, non fermiamoci per paura di perderla. I lupi sono in agguato. La vita è breve. O siamo tutti signori o non siamo nulla. A questa condizione il lavoro diventa una grande risata, o TUTTO.
Io ci amo tutti.
Viva il potere dei consigli operai.
Abbasso l’autogestione Yugoslava.
UN COMPAGNO YUGOSLAVO CHE LA SA LUNGA
(Volantino distribuito a Parigi e altrove nel maggio 1968)

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