Affinché l’impresa della raccolta del sacro peyotl possa contare su un successo sia fisico che metafisico, è estremamente importante l’ufficio rituale della purificazione sessuale, in modo che i pellegrini ritornino a uno stadio di innocenza prenatale. Esso prevede che tutti i partecipanti, maschi e femmine, dicano alla presenza di tutti il nome dei partner con i quali hanno avuto un rapporto sessuale sin dalla pubertà. È esteso anche a coloro che non prendono parte al viaggio, ma sono preposti alla cura del divino fuoco terrestre – una delle manifestazioni del dio fuoco – che deve bruciare per tutta la durata del pellegrinaggio. Bisogna sapere che gli Huichol sono poligami, anche se dichiarano l’obbligo della fedeltà coniugale non la rispettano molto, che i partecipanti provengono tutti dalla stessa comunità molto piccola, spesso da famiglie legate da vincoli di sangue o matrimonio e che l’attento pubblico di solito conosce quei partners i cui nomi vengono annunciati pubblicamente. Un assoluto requisito prescritto a tutti i presenti, siano essi marito, moglie o amante, consiste nel non mostrare mai il minimo segno di rabbia o gelosia. Questi sentimenti devono essere banditi dalla propria anima – «dal proprio cuore» – come dicono gli Huichol – e le confessioni verranno accolte allegramente, con grande spirito di umorismo. Pertanto, invece di lacrime o delle recriminazioni, durante i due riti di purificazione ai quali abbiamo assistito c’erano risate, grida di incoraggiamento, e alcune volte allusioni scherzose da parte dei mariti, mogli e altri parenti coinvolti in faccende amorose che erano stati inavvertitamente o deliberatamente dimenticati. (Furst P.T., Allucinogeni e cultura, 1976)
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