Il ritorno al selvaggio

cambiamentoPer la maggioranza degli anarchici ecologisti, anticivilizzazione e primitivisti, il ritorno e il ricongiungimento alla terra è un progetto di vita. Non si limita all’elaborazione intellettuale o alla pratica di tecniche primitive, ma si propone di raggiungere una profonda comprensione dei modi pervasivi in cui veniamo addomesticati, divisi e separati da noi stessi, dagli altri e dal mondo, e di compiere l’enorme impresa quotidiana di tornare integri. Il ritorno al selvaggio ha una componente fisica che comprende la riappropriazione di tecniche e lo sviluppo di metodi di coesistenza sostenibili, tra cui il modo in cui alimentarsi, trovare riparo e guarire con le piante, gli animali e le sostanze naturalmente presenti nelle nostre bioregioni. Comporta inoltre lo smantellamento delle manifestazioni fisiche, dell’apparato e delle infrastrutture della civiltà. Il ritorno al selvaggio ha anche una componente emotiva, che significa guarire noi stessi e gli altri dalle profonde ferite che ci affliggono da 10.000 anni, imparare a vivere insieme in comunità non gerarchiche e non repressive e debellare la mentalità addomesticante nei nostri modelli sociali. Il ritorno al selvaggio significa dare priorità all’esperienza diretta e alla passione rispetto alla mediazione e all’alienazione, ripensare ogni dinamica e ogni aspetto della nostra realtà, entrare in contatto con la nostra furia selvaggia per difendere le nostre vite e lottare per un’esistenza liberata, riponendo maggior fiducia nel nostro intuito e restando in contatto diretto con i nostri istinti, ristabilendo l’equilibrio di fatto distrutto dopo migliaia di anni di controllo e addomesticamento patriarcale. Il ritorno al selvaggio è il processo attraverso il quale si diventa incivili.

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greenan

 

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LA LISCIVA di Georges Bataille

eros 2La luna
è il sapone
delle canne gracili
della mia voce.

Apro le gambe
alla lingua di bue
delle pelliccia

Un lungo cazzo sputava
nel tempio del mio cuore

il mio piccolo buco è l’altare
la cui tovaglia è il cesso

del sole morto illuminava l’ombra pelosa
d’una bava di sborra amara
la punta della tua lingua dagli occhi di sangue.

Gonfia come un cazzo la mia lingua
nella tua gola d’amore rosa.

La mia vulva è la macelleria
il sangue rosso lavato di sborra
la sborra nuota nel sangue.

Nelle mie calze viola il profumo di mela
il pantheon della bitta maestosa
un cul di cagna aperto
alla santità della via.

L’amore capelluto della mia gamba
un pantheon di sborra

Io dormo
la bocca aperta nell’attesa
di un cazzo che mi strangola
di uno schizzo insipido di uno schizzo appicicoso.

L’estasi che mi incula è il marmo
della mazza macchiata di sangua.

Per abbandonarmi ai cazzi
mi son vestita
da spezzare il cuore.

L’uccello
dei boschi
e la solitudine
della foresta.

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batpoes

 

 

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Critica della geografia urbana

geografia urbanaDi tante storie a cui partecipiamo, con più o meno interesse, la ricerca frammentaria di un nuovo stile di vita resta il solo aspetto interessante. Va da sé il più grande distacco nei confronti di alcune discipline, estetiche o altre, la cui insufficienza a questo riguardo è profondamente verificabile. Occorrerebbe dunque definire alcuni terreni d’osservazione provvisori. E, fra essi, l’osservazione di certi processi del casuale e del prevedibile nelle strade. Il termine psicogeografia, proposto da un cabilo illetterato per indicare l’insieme dei fenomeni che preoccupavano alcuni di noi verso l’estate del 1953, non è ingiustificato. Non esce dalla prospettiva materialista del condizionamento della vita e del pensiero da parte della natura oggettiva.
La geografia, per esempio, rende conto dell’azione determinante di forze naturali generali, come la composizione dei suoli o i regimi climatici, sulle formazioni economiche di una società e, per questa via, sulla concezione che essa può farsi del mondo. La psicogeografia si proporrebbe lo studio delle leggi esatte e degli effetti precisi dell’ambiente geografico, coscientemente organizzato o meno, in quanto agisce direttamente sul comportamento affettivo degli individui. L’aggettivo psicogeografico, conservando una vaghezza assai simpatica, può dunque applicarsi a dati accertati da questo genere di investigazioni, ai risultati del loro influsso sui sentimenti umani, e anche più in generale a ogni situazione o ogni comportamento che sembrano partecipare allo stesso spirito di scoperta.                 (Guy Debord)

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debord-geografia-cop

 

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La tecnologia come dominio

el paso 1La tecnologia è qualcosa di più di cavi, silicio, plastica e acciaio. È un sistema complesso che comprende la divisione del lavoro, l’estrazione di risorse e lo sfruttamento, a vantaggio di coloro che la rendono operante.
Il punto di contatto e il risultato della tecnologia sono sempre una realtà alienata, mediata e distorta. A dispetto di quanto affermano gli apologeti del postmodernismo e altri tecnofili, la tecnologia non è neutra. I valori e gli obiettivi di coloro che producono e controllano la tecnologia sono sempre inglobati in essa.
La tecnologia si distingue dai semplici attrezzi sotto molti aspetti. Un semplice attrezzo equivale a un utilizzo temporaneo di un elemento nell’ambiente immediatamente circostante per uno scopo specifico. Gli attrezzi non richiedono sistemi complessi che alienano l’utilizzatore dall’azione. Questa separazione è insita nella tecnologia e crea un’esperienza malsana e mediata, che sfocia in varie forme di autorità.
Il dominio aumenta ogni volta che viene creata una nuova tecnologia “che fa risparmiare tempo”, poiché si rende necessaria la costruzione di altra tecnologia per sostenere, alimentare, mantenere e riparare quella originaria. Ciò ha portato con grande rapidità all’instaurazione di un sistema tecnologico complesso, che sembra avere un’esistenza indipendente dagli esseri umani che l’hanno creato.
I sottoprodotti di scarto della società tecnologica stanno inquinando il nostro ambiente sia fisico che psicologico. Siamo derubati della vita a favore della Macchina e degli effluenti tossici del combustibile che alimenta il sistema tecnologico: ci stanno soffocando in un ambiente concepito esclusivamente ai fini dell’efficienza meccanica e dell’espansione tecnologica.
Il sistema tecnologico distrugge, elimina o subordina metodicamente il mondo naturale, costruendo un mondo adatto solo per le macchine. L’ideale verso cui tende il sistema tecnologico è la meccanizzazione di tutto ciò che incontra.

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zerzancrepuscolo

kaczynski

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La Conchiglia e il clergyman di Antonin Artaud

artaudLa conchiglia e il clergyman, prima di essere un film, è uno sforzo o un’idea.
Scrivendo la sceneggiatura di La conchiglia e il clergyman ho pensato che il cinema possedesse un elemento proprio, veramente magico, veramente cinematografico, che nessuno finora aveva pensato a isolare. Tale elemento, distinto da qualsiasi specie di rappresentazione legata alle immagini, partecipa della vibrazione stessa e della nascita inconscia, profonda del pensiero.
Esso sgorga sotterraneamente dalle immagini e discende non dal loro senso logico e coerente, ma dalla loro miscela, dalla loro vibrazione e dal loro scontro. Ho pensato che si potesse scrivere una sceneggiatura che non tenesse conto della conoscenza e del legame logico dei fatti, ma che, più profondamente, andasse a ricercare nella nascita occulta e nelle erranze del sentimento e del pensiero le ragioni profonde, gli slanci attivi e velati dei nostri atti cosiddetti lucidi, mantenendo le loro evoluzioni nella sfera delle nascite e delle apparizioni. Ciò dimostra fino a che punto, ad esempio, questa sceneggiatura può accostarsi e assomigliare alla meccanica di un sogno senza essere veramente un sogno di per sé; fino a che punto essa restituisce il lavoro puro del pensiero. Così la mente, abbandonata a se stessa e alle immagini, infinitamente sensibilizzata, attenta a non perdere niente delle ispirazioni del pensiero sottile, è pronta a riacquistare le sue funzioni originarie, le sue antenne rivolte verso l’invisibile, a ricominciare una resurrezione della morte.
Questo almeno è il pensiero ambizioso che ha ispirato questa sceneggiatura, la quale ad ogni modo trascende i limiti di una semplice narrazione o problemi di musica, di ritmo o di estetica tipici del cinema, per porre il problema dell’espressione in tutti i suoi campi e in tutta la sua estensione.
(Antonin Artaud, La coquille et le clergyman, Tratto da “Cahiers de Belgique” n. 8, 1928)

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Zero in Condotta

zerodeconduite VigoZero de conduite (1933), è un sofferto inno alla ribellione, in cui l’infanzia è vista come portatrice di un messaggio politico ed ideologico intrinseco, come metafora della lotta rivoluzionaria nel suo spirito libertario e profondamente sincero, libero dai condizionamenti sociali ed economici, sostanzialmente anarchico.
Non si può non riconoscere All’opera di Vigo una precisa volontà di denuncia della repressione esercitata dalla classe dominante sull’individuo e la collettività: il microcosmo del collegio è metafora della società borghese, la lotta tra convittori e sorveglianti/professori è metafora della lotta tra oppressi ed oppressori. Il regista manifesta con chiarezza il proprio giudizio sulla realtà umana che è oggetto del suo interesse, prende apertamente posizione a fianco dei ragazzi e del sorvegliante Huguet, l’unico adulto che possiede sentimenti umani ed è pieno di vita e di immaginazione come un fanciullo; osserva il mondo del collegio con gli occhi dei bambini, fa sue le loro fantasie, comprende le loro esigenze ed i loro sentimenti perché riproduce fedelmente, senza filtarle, la sensibilità e la razionalità infantili, le quali gli appaiono come gli unici valori esistenziali.
Il processo attraverso cui la comunità oppressa organizza una resistenza collettiva e si libera dei suoi oppressori, si sviluppa secondo la precisazione di un rapporto dialettico tra le persone dotate di umanità che pretendono il rispetto della loro dignità e dei loro diritti e gli inumani mostruosi esecutori di una censura generalizzata. Gli adulti non vengono rappresentati come persone, ma come burattini grotteschi; la deformità fisica li rende bersagli di una satira aspra ma non priva di notazioni sottili e ironiche. La dimensione satirica giustifica dal punto di vista estetico ogni metafora contenuta nel film; viene dunque evitato il pericolo di cadere nel rigido schematismo manicheo di una visione del mondo fra ragazzi buoni e adulti cattivi, tanto più che gli strali di Vigo non sono tanto diretti contro precisi personaggi, quanto piuttosto contro i miti e le convenzioni della società del suo tempo. La processione dei ragazzi durante la rivolta nel dormitorio e la beffa della crocifissione sono efficaci dissacrazioni della fede e dei riti religiosi; la sequenza della festa a cui prendono parte boriosi e ridicoli rappresentanti  dell’alta società, dell’esercito, del clero (fra costoro non a caso sono sistemati alcuni manichini) opera la distruzione dei concetti borghesi di perbenismo e di rispettabilità.

zerodeconduite1933

zero

 

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LA COMUNE NON È MORTA

canzone comuneCanzone del giugno 1968 a Parigi sull’aria della canzone di Eugène Pottier

Alle barricate di Gay-Lussac,
con gli Arrabbiati alla testa,
abbiamo scatenato l’attacco:
ah, dio fottuto, che festa!
In mezzo al pavé si godeva
Davanti al vecchio mondo che ardeva.

Tutto ciò ha dimostrato, Carmela,
che la comune non è morta. (ritornello)

Per farsi luce, i combattenti
appiccavano il fuoco alle auto:
un fiammifero, e avanti,
poesia del petrolio.
E i poliziotti bisognava vederli
farsi arrostire i fondelli!
(ritornello)
I blousons noirs politicizzati
hanno preso la Sorbona.
Per contestare e per spaccare
non temevano nessuno.
La teoria si andava realizzando,
noi saccheggiavamo i commercianti.
(ritornello)
Ciò che produci ti appartiene,
son solo i padroni a rubare.
Farti pagare nelle botteghe
vuol dire da fesso farti passare.
In attesa dell’autogestione
faremo la critica del mattone.
(ritornello)
Ogni partito e sindacato,
con la sua burocrazia,
opprime il proletariato
quanto la borghesia.
Contro lo Stato e i suoi alleati,
formiamo dei consigli operai.
(ritornello)
Il Consiglio per le Occupazioni
sputava sui trotzkisti,
sui maoisti e altri coglioni,
sfruttatori di scioperanti.
La prossima volta sanguinerà
ogni nemico della libertà.
(ritornello)
Or che quanti si son ribellati
fanno ritorno alla sopravvivenza,
alla noia, ai lavori forzati,
alle diverse ideologie,
per il piacere noi getterem la semenza
di altri fiori di maggio da raccogliere.

Tutto ciò per provare, Carmela,
che la Comune non è morta.

Se vuoi approfondire:

quatmagg

 

 

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BABORDO PER TUTTI di Benjamin Pèret

PeretBabordo staccate il mio cervello blu
Babordo allontanate il mio vicino di sinistra
Babordo datemi dell’acqua potabile
Babordo fate attenzione alle montagne
Babordo pensate all’arsenico
Babordo cambiate inchiostro che è giallo
Babordo proteggetemi dalle correnti d’aria
Babordo ricordatevi dell’anno scorso
Babordo ricordatevi del calore
Babordo ricordatevi dei passeggiatori di cactus
poiché noi passiamo
noi passiamo e le rondini passano con noi
ma noi sputiamo per aria
e le rondini spuntano su di noi
Se vuoi saperne di più:

peret

 

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La vita è da guadagnare oltre

oltre 1Non ripeteremo mai abbastanza che le attuali rivendicazioni del sindacalismo sono condannate alla sconfitta; più dalla povertà dei programmi che dalla divisione e dalla dipendenza dei suoi organismi riconosciuti. Non diremo mai abbastanza ai lavoratori sfruttati che si tratta delle loro vite insostituibili dove tutto potrebbe essere realizzato; che si tratta dei loro anni più belli che stanno passando senza nessuna gioia che valga la pena, senza neanche aver preso le armi.
Non dobbiamo chiedere che ci venga garantito o aumentato il minimo virtuale, ma che si finisca di mantenere la gente al minimo della vita. Non dobbiamo domandare soltanto pane, ma giochi.
La vita è da guadagnare oltre.
Non è la questione dell’aumento dei salari che va posta, ma quella della condizione imposta al popolo in Occidente.
Bisogna rifiutare di lottare all’interno del sistema per ottenere piccole concessioni subito rimesse in causa o recuperate in altri campi dal capitalismo. Quella che deve essere posta radicalmente è la questione della sopravvivenza o della distruzione di questo sistema. Non si deve parlare di intese possibili, ma di realtà inaccettabili. La lotta sociale non deve essere burocratica, ma appassionata.
Bisogna, prendere coscienza di alcuni elementi che potrebbero rendere appassionante il dibattito: il fatto per esempio che in tutto il mondo esistono nostri amici, e che ci riconosciamo nella loro lotta. Anche il fatto che la vita passa, e che noi non aspettiamo compensazioni tranne quella che dobbiamo inventare e costruire noi stessi.
Non è che un problema di coraggio.  (Potlatch N°4 13 luglio 1954)

Se vuoi approfondire:

potchlet

 

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Dr. Robert The Beatles

beatles revolverBenché sia un brano minore, Doctor Robert è uno dei più penetranti dei Beatles. La canzone, che riguarda un medico di New York che aveva assuefatto i suoi clienti dell’alta società ai narcotici mescolando metedrina alle loro pillole di vitamine, cambia ambiguamente di tonalità, stabilizzandosi solo nel middle eight: un evangelico predicozzo propagandistico/commerciale al quale fanno da coro un armonium religioso e coristi trillanti. La caustica esecuzione vocale di Lennon, registrata con l’automatic double-tracking e separata lungo lo spettro stereofonico, è accompagnata da McCartney con un’armonia in quarte che ricorda gli slogan dei venditori ambulanti (He’s a man you must believe) e dalla chitarra raddoppiata di Harrison, con la sua singolare miscela di sitar e country-and-western. Tonalmente inconcludente, la canzone può essere intesa come un messaggio di ribellione dal subconscio di Lennon, riguardante la credibilità del “dottor” Timothy Leary.

“Telefonagli, amico mio, ho detto al dottor Robert che lo avresti chiamato,
giorno e notte, a qualsiasi ora, il dottor Robert verrà.
Tu sei un uomo nuovo e migliore, dottor Robert,
tu aiuti gli altri a capire,
tu ti prodighi come nessun altro, dottor Robert.
Se ti senti giù, il dottor Robert ti rimette a posto,
bevi un sorso dalla tazza speciale del dottor Robert,
il dottor Robert è l’uomo in cui devi credere,
che aiuta chiunque ha bisogno,
nessuno cura meglio del dottor Robert.
Bene, bene, bene, tu ti senti bene,
bene, bene, il dottor Robert ti fa star bene.
Il mio amico dottor Robert lavora alla Sanità Nazionale,
non devi pagare per farti visitare dal dottor Robert.
Tu sei un uomo nuovo e migliore, dottor Robert,
tu aiuti gli altri a capire,
tu ti prodighi come nessun altro, dottor Robert.
Bene, bene, bene, tu ti senti bene,
bene, bene, il dottor Robert ti fa star bene.
Telefonagli, amico mio, ho detto al dottor Robert che lo avresti chiamato.”

 

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