LA COMUNE NON È MORTA

canzone comuneCanzone del giugno 1968 a Parigi sull’aria della canzone di Eugène Pottier

Alle barricate di Gay-Lussac,
con gli Arrabbiati alla testa,
abbiamo scatenato l’attacco:
ah, dio fottuto, che festa!
In mezzo al pavé si godeva
Davanti al vecchio mondo che ardeva.

Tutto ciò ha dimostrato, Carmela,
che la comune non è morta. (ritornello)

Per farsi luce, i combattenti
appiccavano il fuoco alle auto:
un fiammifero, e avanti,
poesia del petrolio.
E i poliziotti bisognava vederli
farsi arrostire i fondelli!
(ritornello)
I blousons noirs politicizzati
hanno preso la Sorbona.
Per contestare e per spaccare
non temevano nessuno.
La teoria si andava realizzando,
noi saccheggiavamo i commercianti.
(ritornello)
Ciò che produci ti appartiene,
son solo i padroni a rubare.
Farti pagare nelle botteghe
vuol dire da fesso farti passare.
In attesa dell’autogestione
faremo la critica del mattone.
(ritornello)
Ogni partito e sindacato,
con la sua burocrazia,
opprime il proletariato
quanto la borghesia.
Contro lo Stato e i suoi alleati,
formiamo dei consigli operai.
(ritornello)
Il Consiglio per le Occupazioni
sputava sui trotzkisti,
sui maoisti e altri coglioni,
sfruttatori di scioperanti.
La prossima volta sanguinerà
ogni nemico della libertà.
(ritornello)
Or che quanti si son ribellati
fanno ritorno alla sopravvivenza,
alla noia, ai lavori forzati,
alle diverse ideologie,
per il piacere noi getterem la semenza
di altri fiori di maggio da raccogliere.

Tutto ciò per provare, Carmela,
che la Comune non è morta.

Se vuoi approfondire:

quatmagg

 

 

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BABORDO PER TUTTI di Benjamin Pèret

PeretBabordo staccate il mio cervello blu
Babordo allontanate il mio vicino di sinistra
Babordo datemi dell’acqua potabile
Babordo fate attenzione alle montagne
Babordo pensate all’arsenico
Babordo cambiate inchiostro che è giallo
Babordo proteggetemi dalle correnti d’aria
Babordo ricordatevi dell’anno scorso
Babordo ricordatevi del calore
Babordo ricordatevi dei passeggiatori di cactus
poiché noi passiamo
noi passiamo e le rondini passano con noi
ma noi sputiamo per aria
e le rondini spuntano su di noi
Se vuoi saperne di più:

peret

 

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La vita è da guadagnare oltre

oltre 1Non ripeteremo mai abbastanza che le attuali rivendicazioni del sindacalismo sono condannate alla sconfitta; più dalla povertà dei programmi che dalla divisione e dalla dipendenza dei suoi organismi riconosciuti. Non diremo mai abbastanza ai lavoratori sfruttati che si tratta delle loro vite insostituibili dove tutto potrebbe essere realizzato; che si tratta dei loro anni più belli che stanno passando senza nessuna gioia che valga la pena, senza neanche aver preso le armi.
Non dobbiamo chiedere che ci venga garantito o aumentato il minimo virtuale, ma che si finisca di mantenere la gente al minimo della vita. Non dobbiamo domandare soltanto pane, ma giochi.
La vita è da guadagnare oltre.
Non è la questione dell’aumento dei salari che va posta, ma quella della condizione imposta al popolo in Occidente.
Bisogna rifiutare di lottare all’interno del sistema per ottenere piccole concessioni subito rimesse in causa o recuperate in altri campi dal capitalismo. Quella che deve essere posta radicalmente è la questione della sopravvivenza o della distruzione di questo sistema. Non si deve parlare di intese possibili, ma di realtà inaccettabili. La lotta sociale non deve essere burocratica, ma appassionata.
Bisogna, prendere coscienza di alcuni elementi che potrebbero rendere appassionante il dibattito: il fatto per esempio che in tutto il mondo esistono nostri amici, e che ci riconosciamo nella loro lotta. Anche il fatto che la vita passa, e che noi non aspettiamo compensazioni tranne quella che dobbiamo inventare e costruire noi stessi.
Non è che un problema di coraggio.  (Potlatch N°4 13 luglio 1954)

Se vuoi approfondire:

potchlet

 

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Dr. Robert The Beatles

beatles revolverBenché sia un brano minore, Doctor Robert è uno dei più penetranti dei Beatles. La canzone, che riguarda un medico di New York che aveva assuefatto i suoi clienti dell’alta società ai narcotici mescolando metedrina alle loro pillole di vitamine, cambia ambiguamente di tonalità, stabilizzandosi solo nel middle eight: un evangelico predicozzo propagandistico/commerciale al quale fanno da coro un armonium religioso e coristi trillanti. La caustica esecuzione vocale di Lennon, registrata con l’automatic double-tracking e separata lungo lo spettro stereofonico, è accompagnata da McCartney con un’armonia in quarte che ricorda gli slogan dei venditori ambulanti (He’s a man you must believe) e dalla chitarra raddoppiata di Harrison, con la sua singolare miscela di sitar e country-and-western. Tonalmente inconcludente, la canzone può essere intesa come un messaggio di ribellione dal subconscio di Lennon, riguardante la credibilità del “dottor” Timothy Leary.

“Telefonagli, amico mio, ho detto al dottor Robert che lo avresti chiamato,
giorno e notte, a qualsiasi ora, il dottor Robert verrà.
Tu sei un uomo nuovo e migliore, dottor Robert,
tu aiuti gli altri a capire,
tu ti prodighi come nessun altro, dottor Robert.
Se ti senti giù, il dottor Robert ti rimette a posto,
bevi un sorso dalla tazza speciale del dottor Robert,
il dottor Robert è l’uomo in cui devi credere,
che aiuta chiunque ha bisogno,
nessuno cura meglio del dottor Robert.
Bene, bene, bene, tu ti senti bene,
bene, bene, il dottor Robert ti fa star bene.
Il mio amico dottor Robert lavora alla Sanità Nazionale,
non devi pagare per farti visitare dal dottor Robert.
Tu sei un uomo nuovo e migliore, dottor Robert,
tu aiuti gli altri a capire,
tu ti prodighi come nessun altro, dottor Robert.
Bene, bene, bene, tu ti senti bene,
bene, bene, il dottor Robert ti fa star bene.
Telefonagli, amico mio, ho detto al dottor Robert che lo avresti chiamato.”

 

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L’ideologia della spontaneità

spontaneitàDisgustati dalla degenerazione della critica e dalla strumentalizzazione del pensiero logico, divenuto Ragione di Stato, molti hanno messo a morte la ragione, anche nel suo reale valore d’uso di intelligenza del reale: ma, come si sa, il sonno di questa ragione genera mostri. Così, per odio dei falli archetipici, si sono consegnati mani legate alla falsa illusione dell’immediatismo che, incollando il soggetto all’organizzazione delle apparenze, impedisce di cogliere nella prospettiva reale la propria solidarietà col movimento del capitale: auto-castrazione interessata che, rilanciando una ritrovata ingenuità falsa fino al midollo, permette di sopravvivere in situazioni cui la lucidità avrebbe posto fine.
L’ideologia della spontaneità è stata per qualche tempo il cardine di questa ulteriore mistificazione rassicurante. Quale spontaneità? Quale la autenticità, la reale autonomia da tutto ciò che ci ha prodotti?
La natura umana è da costruire: nulla di ciò che è dato sfugge alla legge della composizione mista; e la spontaneità di cui tanto si parla è un insieme di risposte obbligate, di condizionamenti appresi, di linguaggi imposti, di logiche date; e di desiderio che si cerca.

Se vuoi approfondire:

psicopatologia

 

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Internazionale Situazionista. Contro il linguaggio

Zee-panneaux-détournement-e1364298192539Passare dalle parole alle idee, non è che un passo; sempre valicato dal potere e dai suoi pensatori. Tutte le teorie del linguaggio, dal misticismo demente dell’essere fino alla suprema razionalità (oppressiva) della macchina cibernetica, appartengono ad un solo e medesimo mondo, vale a dire il discorso del potere, considerato come il solo mondo di riferimento possibile, come la mediazione universale. Come il Dio cristiano è la mediazione necessaria tra due coscienze e tra la coscienza e il se, il discorso del potere si installa nel cuore di ogni comunicazione, diventa la mediazione necessaria da se a così arriva a mettere le mani sulla contestazione, piazzandola in anticipo sul proprio terreno, controllandola dall’interno ed infiltrandola. La critica del linguaggio dominante, il suo détournement, diventerà la pratica permanente della nuova teoria rivoluzionaria,
Poiché ogni senso nuovo è chiamato controsenso dalle autorità, i situazionisti instaureranno la legittimità del controsenso, e denunceranno l’impostura del senso garantito e dato dal potere. Poiché il dizionario il guardiano senso esistente, noi ci proponiamo di distruggerlo sistematicamente. La sostituzione del dizionario, della guida del parlare (e del pensare) di tutto il linguaggio ereditato ed addomesticato, troverà espressione adeguata nell’infiltrazione rivoluzionaria del linguaggio.

Nel détoumement, largamente praticato da Marx, sistematizzato da Latréamont e che l’I.S. mette alla potuta di tutti. (Internazionale Situazionista, Bollettino N° 10)

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il ruolo della psichiatria: è il controllo sociale

antipsichiatriaNei tempi più antichi gli uomini hanno scoperto che certe sostanze potevano essere utili, ad esempio contro il dolore, oppure contro la malinconia e per questo hanno cercato di usarle a loro vantaggio. Contro il dolore fisico e poi anche per cambiare lo stato d’animo, non solo nella vita di tutti i giorni, ma anche in senso cerimoniale e religioso.
Sono molte le sostanze simboliche che sono usate nelle varie religioni.
Ora, però, bisogna distinguere due aspetti che partendo dall’antichità arrivano ai tempi nostri. Un aspetto sull’uso di queste sostanze riguarda l’utilizzo deciso dalle persone per avere dei vantaggi: se queste sostanze vengono usate bene ci sono dei vantaggi e insieme, come succede sempre nella farmacologia, con l’uso di sostanze anche dei rischi. Una cosa è se uno decide per se stesso della propria vita, sia per effetti di miglioramento delle proprie condizioni, sia per scopi rituali; l’altro aspetto e se sono le autoritàe le istituzioni a decidere: questo è un problema che risale dall’antichità. Naturalmente le autorità hanno sempre capito che la salute e il benessere, sia fisico sia psicologico, sono importanti per ognuno di noi e si sono impadronite della salute, del benessere, o meglio del controllo della salute e del benessere, per avere dei sudditi a disposizione per eventualmente controllare, ma anche ricattare, perché quando uno ha in gioco il proprio benessere è disposto a sottomettersi.
Il conflitto fondamentale, per quanto riguarda psichiatria e antipsichiatria, non è tanto sul significato chimico delle sostanze, quanto sul fatto che un cittadino possa decidere quello che prende e quello che non prende.
La psichiatria dice che deve essere lo psichiatra a decidere e anche a forzare il paziente.
Noi pensiamo che deve essere il paziente o cittadino a decidere quello che vuole prendere o non prendere; perché se no questo diventa una violazione della libertà delle persone.
La medicina, in generale, ha una struttura autoritaria perché il medico, come il sacerdote egiziano che aveva in mano il rapporto della medicina con la salute, non si limita a curare le persone dietro loro richiesta, ma pensa di interferire con la vita della persona, controllarla sia individualmente che socialmente.
Quindi il ruolo della psichiatria è molto semplice a dirsi: è il controllo sociale.

Se vuoi approfondire:

sorvegliato-mentale

 

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A un concerto dei Sex Pistols

WB_77-Sex_Pistols_promo_(100_club)L’dore è nauseabondo, come una farmacia dopo una esplosione. I portieri, col cilindro, si ritirano da una delle entrate; e noi irrompiamo di lì, gratis e con grazia.
Grazia aveva anche un giovane “spead-freak” che volteggiava ìntorpidito da divine visioni interiori, occhi verdi spalancati metafisicamente sul mondo, inoorniciati da un colore nero sulle palpebre. C’era chi saltava freneticamente con i colpi disordinati del batterista, che si ostinava con un ritmo sincopato ma di cattivo gusto. Tutti si abbracciavano— le sigarette sovversive circolavano. Ah!
Lì di fianco tre mistici offrivano uno sniffo di coca – la provai: era veleno per topi, sicuramente. Rimango con la pituitaria che protesta per la mia leggerezza e la rnia sfacciataggine.
Ma nelle vicinanze del palco improvvisato c’è una grossa confusione – vedo che il chitarrista sta tirando icapelli intrecciati di un negrone rozzo come un antropofago. Vince il musicista aiutato da un bellimbusto, di punto in bianco, che comincia a suonare insieme all’orchestra ma viene fischiato ed espulso. Il vocalista incita il pubblico a un gesto osceno e vengono gridate villanità.
Ancora spintoni, questa volta la pula e i picchiatori avanzano sulla folla – le danno, ma le prendono anche. Fuggo verso i bagni (il concerto era in un piccolo e malmesso stadio di pallamano), nei pisciatoi si accalcano i tossicomani – ci sono siringhe usate, uno grassoccio piange infantilrnente con una vena rotta, qualcuno gli offre, con gesto da sibarita, un telo indiano volgarmente stampato per arrestare l’ernorragia. Uno pseudo-vampiro succhia il sangue a un’altra scoppiata e mostra la dentatura cavallina macchiata di rubino.
La musica rock viene là dal palco mista con il vociare; sembra che la polizia e isemplicioni siano andati via. Cerco di tornare verso il padiglione, ma non ci riesco: un cordone di guardie del corpo degli artisti, o capoccioni dell’impresario, interrompono violentemente il passaggio. Confesso che quasi non vedo la faccia dei musicisti.
Adesso è una musica violenta, il rock and roll hard irnbastardito, impuro, irrazionale. Lo spasmo e generalizzato. Si sviene , si vomita. L’odore sintetico di urina, con i disinfettanti, più il fumo acre, più il sudore fetido delle masse eccitate, è raffinato.
Abbozzo un sorriso cinico. Non ho niente a che vedere con quel teatro. O si? Se no perché stavo là, e a far cosa? È l’assurdo a dominarmi e una necessità che mi magnetizza. Sto facendo parte di uno spettacolo della fine degli anni ’70, appartengo alla messa in scena, sono un personaggio – come quei giovani arnmattiti, decorati di mille “casuals”, adonati di infiniti colori, individualizzati da singolari modelli, aberrantemente isterici.
Le luci si chiudono. Scende l’oscurità ed il silenzio su di me. Credo di essere stato avvolto da una nuvola oscurante, dalla Legge o dalla Droga.
Ora mi ricordo solo di questo. .. credo che sia stato un concerto dei Sex Pistols, altrove nella mia immaginazione deliquescente. (Jorge Lima Barreto, Rock & droga, 1984)

 

 

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La Montagna Sacra di Alejandro Jodorowsky

La montagna sacraIn una città senza nome, di sapore latino-americano, un povero cristo nudo e deriso, forse un ladro, penetra nell’altissima torre in cui vive un negromante da fantascienza detto l’Alchimista che trasforma in oro gli escrementi. Qui incontra nove persone, industriali, mercanti e poliziotti, che simbolizzano i volti più iniqui e perversi del potere. Rappresentano le sette facce di un prisma che racchiude in sé tutto il potere consumistico–politico-militare, votato alla più disumana oppressione delle masse. Inutile soffermarsi su ognuno di loro, basta rilevare che hanno in comune la depravazione sessuale, l’abuso del potere, le aberrazioni del consumismo, il condizionamento violento degli uomini per ridurli a macchine. Il vero problema per tutti e che pur avendo tutto, nulla possono contro la morte; a loro manca soltanto l’immortalità. Per conquistarlo i potenti si spogliano d’ogni avere e si mettono in marcia verso la montagna sacra su cui, secondo la leggenda, vivono nove saggi, che hanno sconfitto la morte e posseggono la perfezione. Guidato dall’alchimista il gruppo giunge alla mèta dopo infinite peripezie ma qui lo attende una sorpresa: i nove saggi sono fantocci. L’immortalità non esiste, spiega il mago, e qui siamo in un film: ciò che conta è la realtà. Impariamo ad usare questo bene prezioso.
Nel 1973 in alcune sale d’Essai è proiettato il film, La Montagna Sacra di Alejandro Jodorowsky: le allucinazioni fatte ad immagine, la dissacrazione della retina. Il film visto da pochi fricchettoni diventa leggenda. E’ riproposto alla fine degli anni 70’ nei cineforum; questa volta gli spettatori/predatori/viaggiatori educati dai fratelli maggiori giungono preparati: imbottiti di LSD, chi fumato o fumante e la visione diventa collettiva, lo spettatore vestito come tutti diventa l’uomo panico, il clown, proprio come le logiche non aristoteliche, come i quadrati di carta, hanno la possibilità di mutare, sono capaci di deformarsi, di far da struttura, di avere un pensiero multiplo.
Gran parte del terrore moderno nei film dell’orrore è rappresentata con immagini di cose informali. Il magma, la putredine, il misterioso non ha forma: E per gli uomini vestiti come tutti, il non aver forma è simbolo dell’orrido, della perdita di se stessi. Viceversa l’uomo panico tenta di liberarsi da tal educazione condizionata e cerca l’euforia come un mezzo per uscire dalla prigione dove lo hanno chiuso i suoi genitori.
Il film è insieme una parodia dello spaghetti western, un lisergico romanzo di formazione, una feroce satira sociale, una straziante poesia per immagini, un manifesto avanguardista, un sogno contorto, un tentativo riuscito di scavalcare i confini di tutte le convenzioni cinematografiche, l’atto di fondazione di un nuovo misticismo iconoclasta e una colossale presa per i fondelli.

la montagna sacra 1

 

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Asger Jorn.L’opera d’arte come sorgente di controvalore

Asger-Jorn-foran-Dubuffets-murmaleri1Ci sono le fonti di energia inorganica che formano la base dell’industria. Esse si esauriscono definitivamente con la loro utilizzazione. La loro forma è la forma del contenuto, o della sostanza, e si distrugge con la sostanza.
Vi sono altre fonti naturali: quelle che si rinnovano partecipando a un eterno ritorno. Questo ciclo può essere quello della natura stessa (sole, pioggia, vento, eccetera) e può essere altresì un ritorno del valore del lavoro umano, come nell’agricoltura. Qui la forma sembra precedere la sostanza, e sopravviverle. E solo l’invenzione di forme che si distinguano da quelle della sostanza, che le si oppongano, trova la capacità di usare tali forze. L’industria è lo sfruttamento della materia inorganica, mentre l’agricoltura è lo sfruttamento della natura, o della vita biologica.
Infine esiste una forma che restituisce il suo contenuto senza mai svuotarsi (ricaricandosi da sé), è l’aarte, la creazione spirituale, che conserva le proprie qualità nel mentre che diffonde i suoi valori. Il segreto di questa proprietà, che certuni chiamano sovrannaturale o metafisica, mentre certi altri ne negano Fesistenza, è che la forza liberata non va cercata nell’opera d’arte: essa esiste in colui che la percepisce – se è capace di percepirla. Il valore non scaturisce dall’opera, ma viene liberato nel fruitore stesso. Questa è la spiegazione semplice, e materiale, del valore delle opere artistiche; e, del resto di tutti i valori detti spirituali.
Il valore dell’arte, in tal modo, e un controvalore rispetto ai valori pratici, e si misura in senso inverso a questi ultimi L arte e l’invito a un dispendio di energia, senza scopo preciso al] infuori di quello che lo spettatore stesso può apportarvi. È la prodigalità.
Tutti coloro che sono troppo avari, o totalmente incapaci di uno sforzo di questo genere, detestano l’arte. Sicché il valore artistico e contemporaneamente un valore insensato e la manifestazione stessa della libertà di azione dell’ndividuo. Ciò non vuol dire che ogni spettatore possa fare dell’opera ciò che vuole, ma che dispone sovranamente delle nuove energie liberate in lui. Nessuno puo controllarle. E se non si hanno energie da liberare in questo campo, non si vede nulla. Ecco perché l’arte è socialmente inquietante e politicamente così importante: ha l’oggetto in sé. Eppure l’opera d’arte non e affatto la semplice conferma ma e la sorgente stessa della politica, dell’spirazione. (Asger Jorn, Critica della politica economica, 1960)

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