LSD inferno per pochi dollari o Una atomica nel cervello è il primo film psichedelico italiano e uno dei primi a puntare sugli acidi per catturare un po’ di pubblico. Lo dirige sotto falso nome, Massimo Mida Puccini classe 1917. La storia punta decisamente sul bondiano di serie Z, con l’agente segreto Rex Miller (Guy Madison), che si introduce in una banda di spacciatori di LSD che hanno intenzione di dominare il mondo con la droga. Il capo dell’organizzazione segreta criminaloide, la ECCO è un certo Mister X. Ma il loro chimico, una donna, Francesca, è in realtà un agente infiltrato.
Le cose migliori sono i numeri dei drogatoni dei bei tempi, anche se sono tutti di una certa età e non giovani hippies e le seguenze con l’agente Rex in preda ai deliri, proprio con l’atomica nel cervello come lanciava il titolo. Infatti, Il film si fa involontariamente comico quando deve rappresentare gli effetti dell’LSD. C’è per esempio un filmino propedeutico mostrato a Miller, sulle sperimentazioni della droga sui Marines. Nel filmino vediamo prima i Marines marciare ben intruppati, e dopo una decina di secondi saltare a destra e sinistra, piangere, ballare, pregare in quella che è davvero una scena di delirio collettivo. Stesso discorso quando ci viene mostrata la visuale soggettiva di chi ha assunto LSD. Immagini tremanti e fotogrammi sovrapposti, chi è sotto LSD vede il viso del suo interlocutore trasformarsi e diventare simile alle maschere africane o ai dipinti di Modigliani. Effetto ricavato dalla stessa tecnica dei fotogrammi sovrapposti usata per la prima volta da Fritz Lang nel 1922 nel suo Dottor Mabuse. Colori psichedelici soprattutto rosso, gesti epilettici, trasformazione delle persone in mostri, cagnolini e guerrieri mongoli e voli dalle finestre, occhi dilatati, risa isteriche, rigidità muscolare e pulsioni sessuali.
A concludere il tutto Nicola Di Bari, in veste psichedelica, che canta Un fiore rosso. Il fiore rosso ci rimanda all’immagine che vede Rex quando osserva la faccia di Francesca sotto acido. Lei, invece, lo vede come una tigre.
Per una parte della critica è uno dei film più psicotronici e allucinanti che si siano mai visti anche se la sceneggiatura sembra un formaggio svizzero tanti sono i buchi, ma quel che è chiaro è che il messaggio, per niente indiretto, della pellicola è che l’ LSD fa male, non lo devi prendere guai a te. Anche se il film in generale scatena la voglia opposta.
L’ultima chicca invece della solita scritta finale: “The End” abbiamo: “FINE ALLA LSD”
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