Le origini immediate di Comontismo risalgono a tutti quei gruppi che genericamente si definiscono, e furono definiti, consiliari. Genericamente, poiché i Consigli storicamente intesi e la “teoria” che ne fu l’espressione ben poco di comune ebbero con i recenti gruppi consiliari, i quali, pur indicando nei Consigli la forma organizzativa del proletariato e con ciò la possibilità pratica dell’autogestione
della società da parte dei proletari stessi, cercavano di andare al di là della semplice affermazione della tematica consiliare ed aspiravano a forme di espressione ed a contenuti più radicali e moderni. Nei fatti però l’ambiguità fu mantenuta sino alle sue conseguenze estreme, poiché venne riaffermata schematicamente la forma Consiglio, mentre si era incapaci di derivarne gli insegnamenti storici con tutte le conseguenze che essi imponevano. Perciò è necessario un chiarimento minimo su cosa fu e su cosa significò l’esperienza consiliare in sé, ancor prima che per
i suoi epigoni e quindi per noi. La nascita storica dei Consigli coincide con un preciso periodo dello sviluppo del capitale e della sua organizzazione conseguente. Infatti essi nacquero e si determinarono in rapporto al periodo di transizione, imposto dalla crisi che la riproduzione del capitale su scala allargata comportava come sua interna conseguenza. La contraddizione fondamentale del capitale (cioè quella tra processo di valorizzazione e necessariamente conseguente processo di devalorizzazione), lo spinse alla conquista di nuovi mercati, alla riorganizzazione interna del mercato ed alla ricomposizione organicamente sociale della popolazione, alla difesa armata degli interessi dei singoli capitali nazionali ed ancor più alla ristrutturazione della produttività operaia. Tutto ciò non fu sufficiente ad impedire l’estendersi e l’approfondirsi delle contraddizioni stesse, che esplosero violentemente nella prima guerra mondiale e, più tardi, nella grande crisi internazionale del 1929 che trovò la sua risposta storica nel New Deal e nella NEP, prima forma di omogenea ripartizione e riorganizzazione del mercato e dell’economia mondiali. In seguito a ciò il capitale, sino ad allora libero di svilupparsi in maniera parzialmente irrazionale ed empirica, fu costretto a porsi come soggetto dell’intero tessuto sociale e delle forme di produzione e realizzazione del valore. La democrazia, forma politica finalmente riscoperta appieno in tale processo, ne espresse, nella sua caratteristica di momento popolare, la tendenza generale (almeno sino a che le esigenze di globalizzazione non spinsero il capitale a scegliere il fascismo come sua forma necessaria per lo sviluppo ordinato ed armonico delle potenzialità produttive). Essa significò infatti il conglobamento di tutti i ceti e le classi sociali nella logica del capitale per cui il suo proprio sviluppo poteva essere spacciato per progresso generale dell’umanità ridotta a funzione economica. L’esperienza consiliare si pone all’inizio di tale processo, soprattutto come reazione alle conseguenza delle crisi interne, periodiche, estensive ed intensive della produzione e della circolazione di merci. Solo sulla base di questo sommario inquadramento storico è possibile cercare di comprendere i ritardi di un’epoca e di coloro che ne furono i protagonisti.
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