Prima sono venuti i libri – una splendida bibliotecari più di mille titoli che ora sitrova a Guasilia nell’ Arkiviu Bibrioteka “Tamasu Serra” -, poi tutto il lavoro di riproposizione di testi che non erano più in commercio attraverso la realizzazione di opuscoli e libretti per diffondere l’anarchia, quindi l’uso delle immagini ingrandite su carta a colori fotocopiate in larghe tirature, e alla fine questi collage. Quasi una summa di quello che era stato il suo apprendistato da autodidatta, la sua rielaborazione e la sua passione. Perché, se Assandri, come è vero, possiede l’arte del comporre, questo è dovuto anche al suo “tirocinio” sul ciclostile. La preparazione delle pagine su un particolare formato prevedeva le colonne del testo incollate su carta e arricchite da disegni, foto, vignette.., ritagliati e a sua volta incollati, ogni pagina richiedeva la sua composizione. E Assandri di sicuro si divertiva in questo montaggio. In più, se seguiva la strada indicata da Kropotkin che ogni autore doveva farsi editore e stampatore del suo libro contro ogni divisione del lavoro… il gioco era fatto! Le sue basi erano solide. Si avvaleva anche di fonti diverse come L’anarchia di Ettore Zoccoli (Fr. Bocca, Milano che aveva in una ristampa anastatica dell’edizione del 1907) ma anche di un testo senz’altro denigratorio, I delinquenti dell’anarchia di Enrico Sernicoli (Voghera, 1899) e via discorrendo come emerge dalle sue carte. Se li guardiamo con attenzione, scopriamo in ognuno di essi, un insegnamento che collega una figura, un volto a una storia, a una vita, a un avvenimento storico che vengono celati nelle righe scritte, brevi inserti, in alcuni casi, o fondi, in altri, con cui compone le sue pagine fatte di ritagli e che contribuiscono a cercare il messaggio da comunicare, ne circoscrivono il senso da trasmettere tenuto insieme da frammenti di altre immagini, da interventi colorati con il pennarello, da rimandi anche artistici ma che con l’arte hanno ben poco a che fare. Semmai con la vita. In alcuni casi sono certamente più vicini ai détournement di un Asger Jom che alla tradizione dadaista e surrealista dei collage. La sua irriverenza non si fermava di fronte a libri illustri, a edizioni uniche, a libri archiviati e ritagliava senza remore, senza “sentirsi in colpa” per aver profanato qualcosa, senza quell’ossequio verso le reliquie del passato. Non so chi abbia visto questi suoi lavori nella versione originale, senz’altro la fedele compagna Adele, i compagni che lo andavano a trovare nella sua casa/cucina/officina e adesso noi che li abbiamo avuti in eredità. Un’eredità collettiva che ci è stata lasciata per farla ancora rivivere. Sta a noi riprendere questi pezzi ormai scollati e cercare di ricostruire un quadro che sappia ancora una volta far volare le forbici della fantasia alla ricerca di quelle figure (come Assandri), di quei momenti, di quei frammenti con cui poter di nuovo ricreare un mondo a nostra immagine e somiglianza: in un mondo sempre più povero, ritrovare quegli istanti che valga la pena di vivere ancora.
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