Le protagoniste di queste pagine non sono quasi mai le varie specie di lattughe più comuni che si coltivano a milioni di tonnellate in tutto il mondo e che si acquistano al supermercato, la catalogna, la lollo, la gentilina, il lattughino, eccetera, bensì le loro antenate, le lattughe selvatiche da cui derivano: la Lactuca serriola e la Lactuca virosa o qualche loro cugina semisconosciuta. Le lattughe selvatiche sono piante senza pretese, crescono spontaneamente sui terreni incolti e ai margini delle strade. In ambiente urbano si possono vedere tra i marciapiedi e i muri delle abitazioni in quella zona non asfaltata dove si sono insinuate un po’ di terra e semi di “erbacce”. Pochi sanno che se di quelle piante si spezzano le foglie o il fusto, il lattice che ne fuoriesce è psicoattivo, anche se fin dall’antichità la lattuga ha trovato ampio uso in medicina, dall’antico Egitto al mondo classico greco e latino, dal Medioevo al Rinascimento fino alla fitoterapia, omeopatia e farmacologia moderne. In questo contesto il preparato più noto è senz’altro il lattucario, il lattice essiccato di diverse specie di lattuga, diffusosi a partire dalla metà dell’800. Le principali proprietà analgesiche, sedative e narcotiche simil-oppiacee di diversi tipi di preparazioni a base di lattuga hanno fatto sl che queste ultime siano state e siano un valido sostituto dell’oppio, rispetto al quale presentano meno effetti collaterali. Tra le altre proprietà della lattuga ricordiamo quella stimolante-afrodisiaca, attestata nell’antico Egitto, e quella opposta, anafrodisiaca, riportata da diversi autori del mondo classico greco e latino, e successivamente durante il Medioevo e Rinascimento europeo. La lattuga era anche un ingrediente dell’unguento delle streghe europee per procurare la sensazione di volare al Sabba o di trasformarsi in animali, e altre testimonianze rimandano a un uso psicoattivo di diverse specie di lattuga in Francia, Inghilterra, Papua Nuova Guinea, Tailandia del Nord, Guyana e Africa tropicale, oltre a quelle dalla controcultura psichedelica degli anni ’70. Dal punto di vista delle leggende e credenze, la lattuga può essere considerata una “pianta del negativo”, ovvero una pianta legata a un insieme di elementi negativi quali il diavolo, la strega e la morte. L’effetto sedativo e narcotico è stato attribuito principalmente alla lattucina e lattucopicrina, mentre per quelli stimolanti-allucinatori in passato si era supposta la presenza di iosciamina, eventualmente responsabile anche dell’effetto midriatico registrato per consumo di determinate quantità di lattuga o suoi preparati. Mancano però analisi chimiche recenti per confermare o escludere questa presenza, il che permetterebbe un’interpretazione più specifica dei dati etnobotanici e soprattutto di quelli della letteratura medica. A tal proposito è in programma una serie di analisi chimiche qualitative su prodotti a base di lattuga, sia preparati a partire da specie raccolte in natura che su quelli disponibili in commercio. In definitiva, la lattuga sembra delinearsi come una tra le più comuni e diffuse piante psicoattive.
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