Il numero che presentiamo si apre con un vero e proprio “Dossier Taussig”, ossia con un omaggio a colui che può senz’altro essere definito il più trasgressivo antropologo vivente, di difficile inquadramento, come il suo maggiore e costante riferimento intellettuale, il filosofo Walter Benjamin. Tra l’altro, come il lettore scoprirà, il suo nome non compare solo nei suoi contributi, ma serpeggia in vari altri scritti compresi nel numero… Nel primo breve pezzo Michael Taussig, tra coronavirus e sciamanismo, introduce il tema decisivo del “re-incanto”, mentre nel secondo pezzo conversa lungamente con Peter Lamborn Wilson, meglio conosciuto come Hakim Bey, forse il più noto esponente internazionale del pensiero anarchico degli ultimi decenni. Negli altri due pezzi al prediletto Benjamin viene affiancato un altro autore caro all’antropologo, l’inafferrabile William Burroughs, uno dei quali più noti aforismi recita: “la cosa più pericolosa da fare è restare immobili”. All’antropologo trasgressivo Taussig fa seguito un testo del filosofo e musicologo trasgressivo Frédéric Bisson, che coniugando le linee tracciate dallo scrittore Henri Michaux con quelle di un filosofo a lui caro, Alfred North Whitehead, abbozza i fondamenti di una vera e propria “filosofia psichedelica”. Dopo lo sguardo “antropologico” e quello “filosofico”, ecco quello “psichiatrico transculturale” con un esponente di punta del nostro Paese, Alfredo Ancora, che ci riconduce di nuovo dinanzi alle meraviglie della cultura sciamanica, da lui indagata e assorbita da anni nei numerosi viaggi e incontri nell’Asia centrale. Con i saggi di Ralph Metzner e Gianfranco Mele entriamo in un’area che possiamo chiamare “etnobotanica”.
Il primo non ha bisogno di presentazioni, ma, come ci ricorda Gilberto Camilla nella nota introduttiva, è venuto a mancare il 14 marzo 2019, e dunque con questa pubblicazione, che fa seguito ad altre del passato, la nostra rivista rende omaggio a una figura di primo piano degli ultimi decenni nello studio degli stati modificati di coscienza. Dal canto suo il sociologo e musicista Gianfranco Mele, collaboratore di lunga data della SISCC e tra i fondatori della nuova SISSC, ci offre una sua ulteriore disamina su un tipo di piante che possiamo a buon diritto definire “leggendarie”. Wouter J. Hanegraaf e Federico Battistutta esaminano il tema della psichedelica e degli stati modificati di coscienza dai
rispettivi punti di osservazione che sono per il primo l’esoterismo (Hanegraaf è attualmente uno dei maggiori studiosi internazionali di tale disciplina) e per il secondo la religione concepita in una prospettiva, apparentemente paradossale, laica e libertaria. Nicholas Cozzi introduce lo sguardo sulla psichedelica da parte di discipline di frontiera come le neuroscienze, mentre Gilberto Camilla regala una sintetica e brillante storia degli anni d’oro della psichedelia. Non poteva mancare nel numero un’attenzione alla musica, disciplina sempre coltivata nella SISSC a tutti i livelli (relazioni, laboratori, concerti). I due saggi d’eccellenza selezionati sono opera da un lato di uno dei più geniali studiosi del nostro Paese, da anni docente all’Università di Francoforte in Germania, Leopoldo Siano, che presenta un compositore francese ancora non sufficientemente noto nel nostro Paese, Jean Claude Eloy, dall’altro di Marcos Boon, giornalista, scrittore e professore universitario, capace di attraversare brillantemente
molteplici discipline, che delinea i tratti di una etnopsichedelia musicale incrociando, tra l’altro, anche i “nostri” Taussig e Hakim Bey. Dopo l’orecchio, la vista, ed ecco che tra indagine iconografica e indagine etnomicologica il chimico Gianluca Toro, altro collaboratore di lunga data della SISSC, ci documenta un aspetto dell’arte rupestre sahariana, mentre l’antropologa Stefania Consigliere e il padre dell’etnopsichiatria italiana, nonché antico collaboratore della SISSC, Piero Coppo, conducono una serrata e profonda requisitoria su un testo del noto antropologo francese Jean Loup Amselle, la cui traduzione italiana è appena arrivata nelle librerie. Un altro testo di attualità, divenuto celebre anche per via della pubblicazione in una casa editrice raffinata e di prestigio come l’Adelphi, è quello del giornalista Michael Pollan, che si è inserito nel contesto del cosiddetto “Rinascimento psichedelico”. Gilberto Camilla a partire da esso offre utili strumenti di riflessione. Conclude il voluminoso numero una breve intervista che il “nostro” Maurizio Nocera condusse con il grande pensatore Elémire Zolla qualche anno prima della sua scomparsa, e prima della pubblicazione dello straordinario volume su i “moderni Dionisiaci”, e infine una rassegna da parte dello stesso Nocera che, muovendo le mosse da un’altra pubblicazione recente di successo, il libro di Agnese Codignola sull’LSD, ripercorre la storia della nostra rivista. E qui il cerchio si chiude.
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