Questa nuova rete di comunicazione, si aggiungerà a quella già esistente di 3 e 4G e potenzierà il funzionamento di un sistema già ampiamente rodato, permettendo alle forze che gestiscono l’ordine un’acquisizione capillare di dati dei territori, delle persone e degli oggetti, grazie a un sistema potenziato di sensori e satelliti, telecamere e droni, di nuove e vecchie antenne e ripetitori. I nostri dati troveranno nuovi clienti e nuove applicazioni. Se qualcuno intravede dietro questa tecnologia dei possibili sviluppi “alla cinese” (controllo generalizzato di ogni persona, isolamento sociale dei recalcitranti, galera per i resistenti) non si sbaglia. Probabilmente è questa la strada segnata dalla trasformazione digitale, è solo questione di tempo. Come già avvenuto molte volte nel corso del recente passato, le innovazioni militari — e il 5G è frutto di una ricerca militare — presto o tardi raggiungono la “società civile”. È successo con Internet e il GPS, succede anche con il 5G. Ma le tecnologie non sono neutre. Quella finanziaria è diversa da quella economica o politica nascendo da presupposti culturali e visioni differenti; la tecnologia cibernetica ha l’imprinting di quella cultura di controllo, omologazione e distruzione caratteristica del mondo militare. Giusto qualche esempio. La tecnologia 5G comporta l’impianto di milioni di antenne e di satelliti che provocano radiazioni di cui conosciamo poco la pericolosità, un alto impatto ecologico dovuto alla costruzione e smaltimento di miliardi di nuovi “oggetti connessi”, l’abbattimento di alberi per favorire la trasmissione del segnale, disturbi neurofisici per insetti, uccelli, e altri animali, aumento di elettrosensibilità per gli umani, tracciabilità di ogni azione di uomini e cose e molto altro ancora. Il 5G favorirà enormemente il progetto di trasformare le città in smart city — città intelligenti — dove per intelligenza non s’intende quella umana, ma quella artificiale degli algoritmi, programmata sulla base delle esigenze di chi la gestisce e che ci spinge verso il nuovo corso del consumismo che diventa intelligente, del trasporto intelligente, della vacanza intelligente, del controllo intelligente. L’immagine della smart city e la relativa narrazione è fatta di persone sorridenti, famigliole che passeggiano in città luminose o abitano ambienti lindi, felici di poter far funzionare la lavatrice mentre si va in bici, o di controllare il figlio mentre si fa la spesa. È una città senza periferie, senza immigrati, senza code davanti agli istituti di carità, senza case occupate, difficile da inserire nell’immagine della città radiosa; per queste situazioni non c’è narrazione smart, c’è repressione intelligente.
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