P. K. Dick e le anfetamine

Le anfetamine sono state le droghe preferite da Dick, che iniziò ad assumere da adolescente contro vertigini, attacchi di panico e agorafobia per poi continuare regolarmente fino ad abusarne, soprattutto tra il 1970 e 1972 dopo il divorzio da Nancy e fino al ricovero dopo un tentativo di suicidio. Dick avrebbe usato amfetamine per 18 anni, prescritte per la depressione, in un periodo in cui i loro effetti dannosi non erano ancora noti.. Le usò per mantenere un alto livello quantitativo di produzione letteraria, poiché era pagato poco e doveva provvedere al proprio sostentamento, a tal punto che il collega R. Nelson credeva che fosse stato tentato di liberarsi dai suoi problemi finanziari spacciando droghe. In particolare, durante la fine degli anni ’50 aveva iniziato ad assumerle per fronteggiare l’obiettivo che si era imposto, ovvero quello scrivere 60 pagine al giorno lavorando fino a tarda nette. Dal momento in cui sviluppò assuefazione, aumentò costantemente la dose con conseguenze a livello psichico. Aveva disturbi percettivi, vuoti di memoria, terrori irrazionali, attacchi di paranoia e pulsioni suicide che trattava con tranquillanti e sedativi. I ricoveri per depressione e attacchi di panico, oltre che per spasmi al piloro, sono forse da attribuirsi alle amfetamine. Dick comprava le amfetamine anche per strada, il che comprometteva il controllo della situazione che vantava di avere, in quanto la loro qualità era incerta. Sembra che questo uso imputasse una sorta di cristallizzazione della propria scrittura, per esempio in La fede dei nostri padri, che lo induceva a considerare con diffidenza qualsiasi idea narrativa perché sarebbe potuto risultare evidente che era un autore senza futuro. Stando ad Anne, una delle sue mogli, in un caso acquistò da uno spacciatore alcune amfetamine contaminate e fu ricoverato per pancreatite acuta. I prodotti usati erano metedrina (metamfetamina) e benzedrina (solfato di amfetamina) ed era contento di condividerle con chi avesse avuto voglia di ascoltare i suoi discorsi.

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