L’dore è nauseabondo, come una farmacia dopo una esplosione. I portieri, col cilindro, si ritirano da una delle entrate; e noi irrompiamo di lì, gratis e con grazia.
Grazia aveva anche un giovane “spead-freak” che volteggiava ìntorpidito da divine visioni interiori, occhi verdi spalancati metafisicamente sul mondo, inoorniciati da un colore nero sulle palpebre. C’era chi saltava freneticamente con i colpi disordinati del batterista, che si ostinava con un ritmo sincopato ma di cattivo gusto. Tutti si abbracciavano— le sigarette sovversive circolavano. Ah!
Lì di fianco tre mistici offrivano uno sniffo di coca – la provai: era veleno per topi, sicuramente. Rimango con la pituitaria che protesta per la mia leggerezza e la rnia sfacciataggine.
Ma nelle vicinanze del palco improvvisato c’è una grossa confusione – vedo che il chitarrista sta tirando icapelli intrecciati di un negrone rozzo come un antropofago. Vince il musicista aiutato da un bellimbusto, di punto in bianco, che comincia a suonare insieme all’orchestra ma viene fischiato ed espulso. Il vocalista incita il pubblico a un gesto osceno e vengono gridate villanità.
Ancora spintoni, questa volta la pula e i picchiatori avanzano sulla folla – le danno, ma le prendono anche. Fuggo verso i bagni (il concerto era in un piccolo e malmesso stadio di pallamano), nei pisciatoi si accalcano i tossicomani – ci sono siringhe usate, uno grassoccio piange infantilrnente con una vena rotta, qualcuno gli offre, con gesto da sibarita, un telo indiano volgarmente stampato per arrestare l’ernorragia. Uno pseudo-vampiro succhia il sangue a un’altra scoppiata e mostra la dentatura cavallina macchiata di rubino.
La musica rock viene là dal palco mista con il vociare; sembra che la polizia e isemplicioni siano andati via. Cerco di tornare verso il padiglione, ma non ci riesco: un cordone di guardie del corpo degli artisti, o capoccioni dell’impresario, interrompono violentemente il passaggio. Confesso che quasi non vedo la faccia dei musicisti.
Adesso è una musica violenta, il rock and roll hard irnbastardito, impuro, irrazionale. Lo spasmo e generalizzato. Si sviene , si vomita. L’odore sintetico di urina, con i disinfettanti, più il fumo acre, più il sudore fetido delle masse eccitate, è raffinato.
Abbozzo un sorriso cinico. Non ho niente a che vedere con quel teatro. O si? Se no perché stavo là, e a far cosa? È l’assurdo a dominarmi e una necessità che mi magnetizza. Sto facendo parte di uno spettacolo della fine degli anni ’70, appartengo alla messa in scena, sono un personaggio – come quei giovani arnmattiti, decorati di mille “casuals”, adonati di infiniti colori, individualizzati da singolari modelli, aberrantemente isterici.
Le luci si chiudono. Scende l’oscurità ed il silenzio su di me. Credo di essere stato avvolto da una nuvola oscurante, dalla Legge o dalla Droga.
Ora mi ricordo solo di questo. .. credo che sia stato un concerto dei Sex Pistols, altrove nella mia immaginazione deliquescente. (Jorge Lima Barreto, Rock & droga, 1984)