La libertà non può essere che la libertà dal lavoro

anarchia22“… Ora, in questo senso la società attuale, come la società dello spettacolo universale dell’ideologia, i comizi politici nelle piazze, la vita stessa degli individui, la vita dell’apparenza, è il nostro obiettivo, il nemico da battere, per far si che la rivoluzione sia l’instaurazione della vita reale, il superamento della fase della sopravvivenza e l’instaurazione della vita cosciente dell’uomo, l’unica vita possibile. In questo modo il discorso sull’ideologia si chiarisce.
Vediamo come anche il liberalismo può diventare ideologia nella misura in cui noi la riempiamo di contenuti. Il significato della parola libertà diventerebbe, se non la si riempie di contenuti storicizzati, un concetto metafisico realistico borghese. Questi contenuti quali sono? Oggi non si può presupporre la liberazione dell’uomo senza la sua liberazione dal lavoro, è chiaro. Il progetto di sviluppo capitalistico tende a lanciare la promessa, attraverso l’automazione, di un superamento parziale della brutalità dell’attività lavoratrice, ma il lavoro rimane sempre fondamentalmente il potere sull’uomo, il potere dell’economia e della politica come logica e ideologia di questa logica che l’uomo non domina mai.
Quindi, la libertà non può essere che la libertà dal lavoro, non può che prospettare i contenuti fondamentali, in senso positivo e senza prefigurazioni, come abolizione del lavoro, come instaurazione di un’attività liberata, come gioco che non per questo perde il suo significato e il suo senso. Proprio per questo, gli obiettivi massimi della rivoluzione diventano quelli di portare avanti l’illimitato per l’uomo stesso, di strappare dal cielo delle religioni i miti dell’eterno e dell’infinito per portarlo nella realtà pratica della vita umana. Ora è chiaro che questo non può avvenire senza superamento dell’economia e della politica, proprio perché l’economia è la legge ferrea dello sfruttamento come la politica è il gioco di quelle classi dominanti o di chi si incarna in esse …”

(Tratto dall’intervento di Edi Ginosa al convegno della FAI a Carrara, 1 e 2 novembre 1969)

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