Il clistere è una tecnica che consente un assorbimento molto rapido dei principi attivi attraverso il torrente circolatorio, «by-passando» il sistema digestivo e quindi eliminando gli effetti secondari poco piacevoli.
Questa pratica molto diffusa nei costumi indiani è stata descritta fin dal secolo XVI. Sembra che nel Sud America occidentale fossero assunti, mediante clistere, il succo di tabacco, Payahuasca (Banisteriopsis caapi) ed anche una specie di Anadenanthera (Anadenanthera colubrina) i cui semi («huilca» o «wilka») venivano anche usati per gli «snuff» allucinogenì ed in bevande intossicanti.
L’idea che i clisteri rituali della Meso-America preispanica non fossero solo terapeutici o medicinali nel senso nostro del termine, ma che, come quelli degli Incas, fossero in grado di influenzare lo stato di coscienza dell’utente e metterlo così in contatto con il sovrannaturale, è corroborata non solo dalle testimonianze provenienti dal Sud America e risalenti al XVI secolo, ma anche dalle recenti scoperte di clisteri a base di peyote tra gli Huichols della Sierra Madre in Messico. L’apparecchio usato per il clistere presso gli Huichols e costituito da un femore cavo di un piccolo cervo collegato con un contenitore costituito dalla vescica di un cervo in luogo della gomma; questo tipo di clistere è molto simile a quelli fatti con osso di cervo conservati nel Museo degli Indiani americani di New York. Gli Huichols dicono che gli sciamani prendono un infuso di peyote per via rettale invece che per via orale in quanto i loro stomaci sono deboli e non possono tollerare oralmente la pianta molto amara e astiingente, che spesso causa nausea ed anche notevole vomito.
Il clistere di tabacco è presumibilmente un espediente piuttosto recente nella storia dell’estasi da nicotina, mentre l’assunzione orale di un infuso sciropposo a base di tabacco può essere ancora più antica. Il succo prodotto pestando o facendo bollire le foglie può essere assunto per via orale o attraverso le narici, nel qual caso i principi attivi sono assorbiti più rapidamente nel sistema circolatorio. L’ assunzione orale del succo di tabacco, spesso in grande quantità e dopo un prolungato periodo di digiuno, per indurre il desiderato stato di «trance», era comune nella iniziazione sciamanica degli Indiani dell’Ammazonia; spesso questa pratica era successiva a quella della prima introduzione del neofita all’assunzione rituale della Banisteriopsis caapi, i cui principi attivi più importanti sono alcaloidi quali l’armina, l’armalina etc. La modalità di assumere 1’infus0 di tabacco attraverso le narici trova un riscontro attuale nel sistema simbolico e psicofarrnacologico di terapia popolare mediante droghe usato nel Perù odierno, dove, per esempio, il guaritore somministra questo infuso a sé ed al suo paziente insieme al cactus San Pedro che contiene molti alcaloidi tra cui, al pari del peyote, anche la mescalina.
Ti potrebbe anche interessare: