L’itinerario copulatorio del giovane maghrebino d’origine campagnola comincia spesso nei lombi delle bestie che è incaricato di portare al pascolo; la zoofilia è molto diffusa in tutta la regione. Diventa zoofilia attiva fin dal momento in cui qualsiasi richiamo sessuale premaritale è scartato dalle preoccupazioni sociali quotidiane. Quindi, la zoofilia avrà la funzione di iniziare alla maturità sessuale un considerevole numero di giovani tormentati dal desiderio. La zoofilia, come surrogato, può così apparire come una tappa convenzionale, «normale» insomma, poiché è integrata in una rete di tolleranze e di significati collettivi.
Occorre notare, in questo caso, la vera e propria divaricazione esistente a tale livello, che lavora in profondità la vita sessuale maghrebina, e che non è altro se non la divisione dei sessi. Infatti, il destino sessuale si struttura in maniera diversa per le donne e per gli uomini, per chi proviene da un ambiente agiato e chi non ha avuto tale fortuna, per chi è cittadino e chi campagnolo, chi è colto e chi poco scolarizzato. La sessualità degli uomini si riverserà all’esterno e perciò si ispirerà alla vita degli animali, quella delle donne si rivolgerà all’autoerotismo e all’omosessualità, il che corrisponde approssimativamente al loro sviluppo psicoevolutivo tradizionale.
(…) Nell’autoerotismo iniziale, il giovane campagnolo si orienterà naturalmente verso gli animali da cortile e il bestiame, anche se il primato — se così si può dire — spetta ai quadrupedi: asine, giumente, capre ecc. Poi, in occasione di una scappata in città, che spesso coincide con una grande festa religiosa (‘Id al-Kabîr, al-Mawlid, al-‘Àsùrì ecc), i più coraggiosi effettuano una visita al bordello, finendo per sfiancarsi a più non posso fra le braccia di qualche prostituta sfiorita. A questo punto gli scapestrati possono tornarsene a casa, poveri in canna, ma felici e contenti per quella vera e propria iniziazione carnale, per quanto apparentemente miserabile.
In città, l’adolescente abbandonerà l’autoerotismo solo per lasciarsi accarezzare dalle cugine o per sedurre le vicine. Anch’egli tenterà la scommessa delle case chiuse dove, sulle prime, sarà accolto come merita, ossia con più riguardi del suo coetaneo di provincia. In definitiva, e ci sia perdonata questa formula lapidaria: la donna maghrebina accoglierà il membro del marito soltanto dopo che questi avrà gustato i lombi dell’asina, quelli della prostituta e quelli della cugina…
Da parte sua, la donna si darà al marito soltanto dopo essersi già offerta alle amiche e probabilmente molto dopo aver assaporato il profumo dei giovinetti del vicinato. Tuttavia, talvolta il destino della libido la spingerà fra le braccia di uomini più maturi che sapranno vincere in lei resistenze psicologiche e di mentalità. Ma, quando il timore della deflorazione è troppo forte, la via anale sembra costituire uno sfogo assai diffuso, che permette al desiderio maschile di esprimersi liberamente. Malek Chebel 1995
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