Quando gli uomini cominciarono a comprare e a vendere, persero la loro innocenza, poiché allora iniziarono ad opprimersi e a frodarsi a vicenda dei diritti che spettavano loro per nascita. Prendiamo quest`esempio: se la terra appartiene a tre persone, e due la comprano e la vendono, alla terza che rifiuta di dare il suo consenso è negato il suo diritto, e i discendenti saranno coinvolti in una lite. (…)
La pratica della compra e vendita pertanto suscitò ed ancor oggi suscita malcontento e guerre che hanno tormentato a sufficienza l’umanità. E le nazioni del mondo non impareranno mai a trasformare le loro spade in vomeri, e le loro lance in falcetti, e non smetteranno di farsi la guerra, finché quest”espediente truffaldino di comprare e vendere non sarà gettato via tra i rifiuti del potere regale.
Ma un uomo non potrà mai diventare più ricco di un altro?
Non ce n’è bisogno, poiché la ricchezza rende l’uomo vanaglorioso, orgoglioso, e lo porta ad opprimere i fratelli; ed è causa di guerre”.
Nessun uomo può arricchirsi se non grazie al suo lavoro o al lavoro di altri uomini che l’aiutano. Se un uomo non riceve alcun aiuto da parte del vicino, non potrà mai accumulare una proprietà che gli renda centinaia e migliaia all’anno. Se altri uomini l’aiutano nel lavoro, allora quelle ricchezze appartengono ai suoi vicini tanto quanto a lui, poiché sono il frutto delle fatiche altrui oltre che delle proprie.
Tutti i ricchi vivono nell’agiatezza, si nutrono e si vestono grazie al lavoro di altri uomini”, non del proprio; ciò è la loro vergogna, non la loro nobiltà. C’è infatti più felicità nel dare che nei ricevere”. I ricchi ricevono tutto ciò che possiedono dalle mani del lavoratore, e quando danno, danno il frutto del lavoro altrui, non del proprio. Non agiscono pertanto con giustizia. Gerard Winstanley 1651