Tom Robbins: con l’amanita avevo la sensazione che io fossi l’universo.

DownloadedFileHo mangiato l’amanita tre volte. La seconda non ho provato nient’altro che una leggera nausea. Le altre volte mi sono rltrovato sbronzo, in un modo glorioso e colossale. Dico sbronzo invece che stonato perché non ho provato l’esperienza di venire illuminato da una dolce elettricltà oceanica, a cui avevo li privilegio di fare da conduttore dopo aver ingoiato mescalina o LSD-25. In acido provavo la sensazione di essere parte integrante dell’universo. Sotto l’effetto dell’amanita avevo la sensazione che io fossi l’universo.
Non c’era un senso di perdita dell’ego: giusto l’opposto, io ero un supereroe in grado di battere qualsiasi arcangelo si fosse presentato in città, lui e tutto il ferrugginoso carro merci con cui era arrivato. Cercate di capirmi, non ero ostile ma mi sentivo forte, invincibile e perfettamente in grado di dare una lezione al mobilio che stava andando a pezzi e sciogliendosi ai miei piedi in rigagnoli di colore. Sebbene i miei bicipiti siano più simili a limoni che a pompelmi io avrei potuto accettare una sfida da parte di Muhammad Alì (come Cassius Clay è conosciuto da quando ha abbracciato quell’antico culto dei fungo), e sono sicuro ancora oggi, alla luce sobria di due anni dopo, che avrei potuto metterio al tappeto. (Gli scienziati stanno vagliando la possibilità che la muscaria possa accrescere le capacità fisiche dell’uomo. Che pillola vigorosa sarebbe per il mondo gasato dello sport!)
Un’energia euforica mi riempiva, ma all’inizio e verso la fine dell’intossicazione provavo sonnolenza a sbalzi. Pare che le mie reazioni siano tipiche. Periodi di mugghiante iperattività intercalate da momenti di torpore sembrano essere i sintomi dell’avvelenamento da Amanita Muscaria. Una volta ho visto una studentessa di una scuola d’arte di Seattie dormire per 28 ore di fila dopo aver consumato un fungo intero di misura media. Si svegliò in perfetta forma, ma non si ricordava nulla del vecchio tuono rosso che l’aveva scaraventata nel sonno. Questo è un caso di overdose, (incidentalmente, la parola sonnambulismo, il camminare dormendo, deriva dal sancrito Soma. il vecchio voi -sapete-cosa).
(…) Non fu solamente la volubilità psichedelica a consigliare agli antichi Greci ed ai Messicani di lasciar perdere l’amanita muscaria quando scoprirono che la piccola Psilocybe dall’apparenza innocua poteva supplire con grazia alle esagerazioni dell’altra. Tom Robbins: Il fungo magico, 1978.

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