Le pomate del Sabba

sabba 2Una delle piante più adoperate, presente in una moltitudine di pozioni e quasi sempre nella famosa pomata del sabba, era la belladonna, che contiene svariati alcaloidi, soprattutto l’iosciamina, atropina e scopolamina. I suoi effetti sul sistema nervoso centrale sono molto rapidi. Anche il giusquiamo contiene la scopolamina, che ‘ un forte narcotico. I suoi principi attivi agiscono soprattutto sul sistema nervoso simpatico: caratteristica la sensazione di assenza di peso, paragonabile a quella del volo. Altro elemento l’oppio che veniva assunto sotto forma di nepente, cioè cloridrato di morfina e acido citrico (succo di limone) sciolto in marsala, e si diceva che allontanasse il dolore. Per finire la canapa e il papavero da oppio.
Debitamente cotti, tritati o ridotti in polvere, questi potenti vegetali venivano mescolati con altri ingredienti. Alcuni funzionavano come mediatori chimici dell’azione degli alcaloidi vegetali; altri erano destinati alla suggestione psicologica, sia perché difficili da reperire, sia per pura affinità simbolica. Vedi le ali di pipistrello. Tutte queste sostanze venivano poi unite a un eccipiente grasso 8preferibilmente, secondo le accuse degli inquisitori, ricavato dai bambini, meglio se non battezzati). Si otteneva una pasta facile da spalmare, perché le sostanze attive potessero essere assorbite per via cutanea. La pomata veniva applicata nelle zone dove l’epidermide era molto sottile e densamente vascolarizzata, di preferenza sulle mucose: alcune testimonianze parlano dell’uso di spalmare la scopa con l’unguento, che passava così direttamente alle mucose vaginali. Altri luoghi in cui strofinarsi erano la parte interna delle cosce, le ascelle, i lati del collo: attraverso la fitta rete di capillari superficiali, i principi attivi attraversavano velocemente la pelle e penetravano nella circolazione sanguigna, entrando in circolo fino a raggiungere le sinapsi cerebrali. L’effetto della crema veniva accresciuto ricorrendo ad alcuni accorgimenti che possiamo ritrovare presso gli sciamani amazzonici: in primo luogo, il digiuno, non si sa quanto e fino a che punto volontario. Poi, la musica: il sabba veniva accompagnato da suoni indiavolati prodotti da strumenti maledetti, che potrebbero assomigliare molto ai ritmi tribali delle percussioni suonate per ore senza interruzioni durante i riti sciamanici.

Se vuoi saperne di più:

camilla

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I LOVE RADIO ROCK di Richard Curtis

i loveInghilterra 1966: mentre impazzano Beatles e Rolling Stones, il governo vieta alle radio di Stato di trasmettere musica rock e pop. Un gruppo di dissidenti fonda una emittente pirata a bordo di una nave ancorata appena al di fuori delle acque territoriali inglesi per trasmettere la musica proibita. Mentre il Ministro Dormandy tenta con ogni mezzo di fermare i ribelli, il giovane Carl, appena espulso da scuola, raggiunge a bordo il carismatico padre dj Quentin e i suoi colleghi. Che gli faranno scoprire i valori rivoluzionari propugnati dalla musica.
Sesso, droga, rock ‘ n roll e un poco di Titanic in questa commedia intelligente, divertente, ben scritta e diretta da Richard Curtis. La storia è di base vera e si ispira all’ odio profondo che nel 1966 l’establishment inglese (e non solo) provava per la nuova musica rock: la BBC fedele agli ordini ne trasmetteva solo 40 minuti a settimana. Ecco che allora un gruppo di rockettari si organizza con una radio rock no stop, su una barca che è la emittente clandestina di questo nuovo stile che fa infuriare ministri e reali.
La differenza tra terra ferma e barca, tra legge e libertà, tra ordine costituito e rock ‘n roll è dipinta simpaticamente attraverso il montaggio incrociato delle due feste di Natale, quella esuberante su Radio Rock e mestamente borghese in casa del ministro.
Il rock ‘n roll, la nuova musica che avanza, viene presentato come il linguaggio dei giovani, dell’innovazione, il linguaggio dell’emancipazione dei gusti musicali, estetici, sessuali, insomma del sovvertimento dell’ordine costituito.i-love-radio-rock-logo
Le mitiche stazioni radio libere che hanno fatto conoscere a un pubblico entusiasta artisti del calibro di Rolling Stones, Jimi Hendrix, Dusty Springfield, Who, Procol Harum, Kinks, Cream, Beach Boy, e Otis Redding, testimoniando in che modo quella che, definita in maniera fastidiosamente perbenista “pornografia musicale”, era (ed è) in realtà una forma culturale capace di accomunare e tenere uniti agglomerati di terrestri appartenenti a differenti razze e ceti sociali; ad esclusione, probabilmente, di coloro che risiedono (e risiedevano) nei freddi ed anti-emozionali corridoi del potere, al cui interno non sembra esservi spazio per i sogni ad occhi aperti.
I meno giovani ricorderanno quando per sfuggire alle canzoni di Sanremo e ascoltare qualche decente pezzo di musica rock bisognava sintonizzarsi sulle onde medie e cercare Radio Luxembourg. Per gli inglesi le frequenze di riferimento erano quelle di Radio Caroline, che trasmetteva da una nave al largo delle coste, nel Mare del Nord. Ambientato negli anni ’60, I love Radio Rock di Richard Curtis vuole rendere omaggio a quel periodo creativo e ribelle, nel quale la musica inglese cominciò a dettar legge in tutto il mondo.

ILoveRadioRock

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Contro l’assoggettamento della non vita

COPPODisgustati dalla degenerazione della critica e dalla strumentalizzazione del pensiero logico, divenuto Ragione di Stato, molti hanno messo a morte la ragione, anche nel suo reale valore d’uso di intelligenza del reale: ma, come si sa, il sonno di questa ragione genera mostri. L’ideologia della spontaneità è stata per qualche tempo il cardine di questa ulteriore mistificazione rassicurante. Quale spontaneità? Quale l’autenticità, la reale autonomia da tutto ciò che ci ha prodotti? La natura umana è da costruire: nulla di ciò che è dato sfugge alla legge della composizione mista; e la spontaneità di cui tanto si parla è un insieme di risposte obbligate, di condizionamenti appresi, di linguaggi imposti, di logiche date; e di desiderio che si cerca. Ognuno è la sintesi della storia che lo ha preceduto e la sua vita va al di là di ciò che è esistiti del passo che rilancia l’antitesi; in ognuno sono racchiuse tutte le possibilità immaginabili e tutte quelle che non riusciamo a immaginare: ed è iscritta, a saper vedere, tutta la peripezia della vita nelle sue varie forme e nella sua complessità crescente. Non importa in che mondo un uomo realizza la propria vita, purché segua una strada che la sua passione riconosce. Tutto è possibile. Non abbiamo altro da perdere che le nostre catene. (Piero Coppo)

Se vuoi approfondire:

copercoppo2ediok.pdf

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LA FINESTRA

poesia-eroticaPiccolo uccello
mille colori
una morte colma il cielo

un corvo piatto
gli occhi morti
il vento strappa il cielo.

Massa di terra nel cielo
silenzio indizio di nulla
montagna erbosa sonnolenta ingiallita
caduta dell’essere nella notte

mi nascondo nelle tue ombre
e mangio al tuo sole
il mio scheletro traspare
nella luce del giorno

un sentimento di terrore
stringe dolcemente la gola
gela lentamente il cuore.

poesie-erotiche

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La vita è da guadagnare oltre

Lettristi 1954Non ripeteremo mai abbastanza che le attuali rivendicazioni del sindacalismo sono condannate alla sconfitta; più dalla povertà dei programmi che dalla divisione e dalla dipendenza dei suoi organismi riconosciuti. Non diremo mai abbastanza ai lavoratori sfruttati che si tratta delle loro vite insostituibili dove tutto potrebbe essere realizzato; che si tratta dei loro anni più belli che stanno passando senza nessuna gioia che valga la pena, senza neanche aver preso le armi.
Non dobbiamo chiedere che ci venga garantito o aumentato il minimo virtuale, ma che si finisca di mantenere la gente al minimo della vita. Non dobbiamo domandare soltanto pane, ma giochi.
La vita è da guadagnare oltre.
Non è la questione dell’aumento dei salari che va posta, ma quella della condizione imposta al popolo in Occidente.
Bisogna rifiutare di lottare all’interno del sistema per ottenere piccole concessioni subito rimesse in causa o recuperate in altri campi dal capitalismo. Quella che deve essere posta radicalmente è la questione della sopravvivenza o della distruzione di questo sistema. Non si deve parlare di intese possibili, ma di realtà inaccettabili. La lotta sociale non deve essere burocratica, ma appassionata.
Bisogna, prendere coscienza di alcuni elementi che potrebbero rendere appassionante il dibattito: il fatto per esempio che in tutto il mondo esistono nostri amici, e che ci riconosciamo nella loro lotta. Anche il fatto che la vita passa, e che noi non aspettiamo compensazioni tranne quella che dobbiamo inventare e costruire noi stessi.
Non è che un problema di coraggio.

Internazionale Lettrista luglio 1954 

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L’amore libero

coppia di spalle

Altra denominazione dell’amore è l’amore libero, dato che l’amore è prima di tutto, per gli anarchici individualisti, una varietà dei rapporti camerateschi (in clima di libertà o di libera disposizione di se stessi – fra anarchici oggi, fra tutti quanti nel bel tempo futuro dell’anarchia). Non dipende che dal libero accordo degli interessati. Non riguarda i terzi, ma non li esclude se l’accordo è unanime. Esclude la gelosia ma non la passione. Rifiuta tutti i pregiudizi. Accetta per esempio l’incesto e l’omosessualità. Non è sottoposto a nessuna nozione di durata. Può essere interrotto unilateralmente e la rottura deve essere accettata dall’altra parte. Non causa alcun diritto. La stessa persona può avere contemporaneamente parecchi rapporti di cameratismo amoroso. Lo scambio di sentimenti: la sua latitudine viene lasciata alla discrezione piena e completa degli interessati.

(Tratto da: piccola enciclopedia dell’anarchia di Roger Boussinot)

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SHULGIN Alexander

Alexander Shulgin in his lab in 2001.

Alexander “Sasha” Shulgin, Ph. D. è certamente uno dei più rappresentativi e eclettici chimici e farmacologi del Novecento, padre della MDMA (Ecstasy) e di quasi 200 altri composti empatogeni, Anche se Shulgin non ha inventato la MDMA, sintetizzata già nel 1914, a lui si deve un nuovo e migliore processo di sintesi.Conquistò il dottorato (Ph.D.) nel 1954, alla Berkeley University, e dalla fine degli anni Cinquanta all’inizio degli anni Sessanta svolse il tirocinio post dottorato in psicofarmacologia alla U.C. di San Francisco e lavorò come direttore della ricerca presso presso i Laboratori della DioRad, prima di diventare ricercatore alla Dow Chemical Co.Nel 1960 provò per la prima volta la mescalina, e dopo l’esperienza incominciò la sperimentazione e la ricerca di molecole simili alla mescalina, tra cui il DOM (STP).Dopo aver lasciato la Dow Chemical Co. nel 1965,Sasha si dedicò completamente alla ricerca indipendente, lavorando sia come consulente che come conferenziere. Nel 1967 contribuì a far conoscere la potenzialità terapeutiche della MDMA nell’Università di San Francisco, in un’epoca in cui il consumo della sostanza e le informazioni su di essa erano quasi zero.Nel 1976 fece conoscere la MDMA a Leo Zeff, psicologo di Oakland che già utilizzava gli psichedelici nella sua pratica clinica. Questi, a sua volta, contribuì a far conoscere la sostanza a centinaia di psicoterapeuti e anche al di fuori della comunità scientifica, prima che venisse messa fuori legge negli Stati Uniti nel 1985.Ancora oggi Sasha è attivissimo e partecipa a conferenze, rilascia interviste, dedicando le forze a creare nelle nuove generazioni una coscienza razionale e scientifica legata al consumo delle droghe psicoattive.

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NAUTILUS, il nuovo sito

NautilusATTENZIONE ATTENZIONE ATTENZIONE

Nautilus è tornato a navigare nella rete con un nuovo sito per continuare a far girare idee, emozioni, scritti, canzoni, immagini, esperimenti di rivolta e per coinvolgere tutti gli abitanti della rete informatica e non solo,  in un dialogo sovversivo per navigare in un mare di rivolta.

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NAUTILUS A 72PUNTI-2

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Primitivismo e Tecnologia

primitivismo tecnologiaLa tecnologia è qualcosa di più di cavi, silicio, plastica e acciaio. È un sistema complesso che comprende la divisione del lavoro, l’estrazione di risorse e lo sfruttamento, a vantaggio di coloro che la rendono operante.
Il punto di contatto e il risultato della tecnologia sono sempre una realtà alienata, mediata e distorta. A dispetto di quanto affermano gli apologeti del postmodernismo e altri tecnofili, la tecnologia non è neutra. I valori e gli obiettivi di coloro che producono e controllano la tecnologia sono sempre inglobati in essa.
La tecnologia si distingue dai semplici attrezzi sotto molti aspetti. Un semplice attrezzo equivale a un utilizzo temporaneo di un elemento nell’ambiente immediatamente circostante per uno scopo specifico. Gli attrezzi non richiedono sistemi complessi che alienano l’utilizzatore dall’azione. Questa separazione è insita nella tecnologia e crea un’esperienza malsana e mediata, che sfocia in varie forme di autorità.
Il dominio aumenta ogni volta che viene creata una nuova tecnologia “che fa risparmiare tempo”, poiché si rende necessaria la costruzione di altra tecnologia per sostenere, alimentare, mantenere e riparare quella originaria. Ciò ha portato con grande rapidità all’instaurazione di un sistema tecnologico complesso, che sembra avere un’esistenza indipendente dagli esseri umani che l’hanno creato.
I sottoprodotti di scarto della società tecnologica stanno inquinando il nostro ambiente sia fisico che psicologico. Siamo derubati della vita a favore della Macchina e degli effluenti tossici del combustibile che alimenta il sistema tecnologico: ci stanno soffocando in un ambiente concepito esclusivamente ai fini dell’efficienza meccanica e dell’espansione tecnologica.
Il sistema tecnologico distrugge, elimina o subordina metodicamente il mondo naturale, costruendo un mondo adatto solo per le macchine. L’ideale verso cui tende il sistema tecnologico è la meccanizzazione di tutto ciò che incontra.

Se vuoi approfondire:

greenan

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LIBERARE LA CANNABIS? ANCHE

cannabisQualche migliaio di anni ci separano da quell’uomo che nelle gelide tundre siberiane o nell’impossibile foresta africana, raccoglieva il fungo o la radice capace di fargli conoscere il lato altro del mondo. Ne dominava la potenza ne traeva la capacità di sentire (e usa) in modo diverso i segni e i segnali di sé e del suo mondo. Un metodo di analisi di indagine che l’ha guidato nei millenni. Almeno quattrocento. L’assunzione di sostanze in grado di modificare lo stato ordinario di coscienza è una pratica vecchia quanto l’uomo; ciò vuol dire che al di là del contesto culturale e temporale la tendenza a vivere esperienze psicofisiche non ordinarie, a trascendere, fa parte della sua intima natura e risulta quindi essere una componente fondante dell’essere umano oltre che un aspetto profondo di ogni cultura e civiltà. Certo qui non siamo nella tundra e siamo nel1996, ma la natura umana sembra orientarsi sempre nella stessa direzione. Culture diverse e sostanze diverse, ma chi oggi vuole negare la possibilità di usare le droghe, siano anche solo l’alcol e il tabacco, non riconosce o non ha alcun rispetto per il diritto, di ogni persona, di essere padrona di se stessa. Il proibizionismo (che in Occidente prima si chiamava inquisizione e ancor prima cristianizzazione), visto attraverso la lente della libertà, è un metodo per impedire una crescita individuale autonoma a vantaggio di ideologie autoritarie, che impongono valori utili a chi vorrebbe il potere morale e materiale della società. Chi pretende o detiene il dominio sugli esseri umani ha fatto della gestione delle sostanze psicoattive un’arma per salvaguardare il proprio privilegio. In quest’ottica, oggi, tutte le droghe: alcol, cocaina, LSD, eroina, cannabis, ecstasy, ecc. servono anche a questo. Ognuna in modo diverso assolve alla funzione che la morale e l’economia le ha assegnato, che siano lecite o illecite, legali o meno. La figura del consumatore, del malato, drogato, o vizioso, (con tutte le sue implicazioni culturali e sociali) che viene assegnato al visionario, all’insofferente, al gaudente, al ricercatore, al curioso, è codificata sino a diventare un ruolo sociale e produttivo. Di per sé non ci sarebbe nulla di male, per chi usa queste sostanze, nell’assolvere un ruolo nel processo sociale ed economico; già lo fa, lo voglia o no. Oggi però a cementare il costume, a far girare l’economia è la criminalizzazione del drogato, l’ignoranza nell’uso delle sostanze, l’interessata negligenza nel sondarne le possibilità di utilizzo per l’uomo contemporaneo. Il paradosso e che le droghe, come in passato, continuano ad essere sempre estremamente importanti ma con un segno negativo per l’uomo. Questo ribaltamento di significato è frutto del proibizionismo, che deve essere combattuto senza mezze misure. Regolamentazioni, legalizzazioni, depenalizzazioni sono concetti che appartengono ai politici, ai poliziotti, agli economisti, ai legislatori, ai moralizzatori. Si possono accettare come il male minore, ci si può adattare alle restrizioni per comodità o quieto vivere, ma non si può concepire di dipendere, anche e soprattutto in quest’ambito, da altri uomini.

Torino 16 novembre 1996 – I RIBELLI DI CAPITAN NEMO

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