In questi giorni, dopo la promulgazione della legge 214/23 che aumenta la soglia elettromagnetica da 6 a 15 V/m, il Consiglio dei Ministri ha approvato la bozza del decreto legislativo per accelerare l’installazione di nuova infrastruttura tecnologica, cioè più antenne ovunque e più potenti, meno burocrazia. La proposta del decreto è di Adolfo Urso (MIMIT). Si è lasciato fino al 30 aprile alle Regioni la possibilità di opporcisi per la tutela dell’ambiente.
Superficialmente il 5G potrebbe apparire come l’ennesimo potenziamento delle reti di telefonia mobile, la quinta generazione, in realtà è qualcosa che va oltre il semplice aggiornamento. Il 5G infatti disporrà di tre sistemi di propagazione:
– in cielo: con migliaia di satelliti;
– a mezz’aria: sui classici piloni di antenne;
– in terra: la vera novità di questa tecnologia; milioni di micro antenne disseminate ovunque in città e campagna, sotto i tombini, sui lampioni, nei cartelloni pubblicitari e in ogni forma di struttura architettonica immaginabile. Questo perché le microonde del 5G, pur essendo vettori di grandi quantità di dati, hanno scarsa gittata e quindi necessitano di queste micro antenne che ne garantiscono il segnale, posizionate ogni 50/100 metri. È per questo che saranno ovunque.
Questo perfezionamento di tecnologie sempre più “sofisticate”, attraverso un processo di informatizzazione della società, porta a un controllo tecnocratico e una sottomissione a grandi interessi privati o multinazionali la cui realtà viene sempre curiosamente nascosta dai discorsi ufficiali: nell’epoca delle tecnologie convergenti, la neolingua orwelliana è ormai incorporata nei prodotti.
Il progresso ha di volta in volta i propri apici, e il 5G è uno di quelli. Tutti i meccanismi che stanno portando a una società sempre più dipendente dalla tecnologia si trovano di fronte a un imbuto tecnico che sarà sbloccato dal 5G (in attesa del 6G, l’“internet dei corpi”). Non si tratta solo di criticare una nuova tecnologia perché dannosa per la salute, ma di criticare un modo di vivere e di esistere su questo pianeta.
Ma a chi serve la tecnologia 5G?
– l’apparato bellico. la guerra si diffonde ed è cambiata anche per il ruolo che stanno svolgendo 5G, droni, wireless e nuove tecnologie nei teatri del conflitto.
Il ruolo delle telecomunicazioni in ambito militare è dirimente, “Con l’aiuto della tecnologia esistente possiamo vedere più lontano, con telecamere e droni remoti. E ciò che il 5G con latenza minima ci offre è un’espansione istantanea, oltre ciò che possiamo vedere con i nostri occhi a distanza fisica”.
Nei recenti test è stato usato il visore per caschetti di Lightspace per ottimizzare, attraverso il 5G, il modo in cui i tecnici apprendono conoscenze e abilità tecniche, come il pilotaggio remoto di veicoli militari, e ricevono assistenza da diverse centinaia di chilometri di distanza.
– controllo della popolazione. Le agenzie di intelligence e i vari corpi di polizia avranno la possibilità di spiare e controllare sempre di più la vita delle persone, i loro contatti telematici e i loro spostamenti. Nell’ambito delle cosiddette “città intelligenti”, anche in spazi aperti o centri commerciali, centri educativi e pubblici, si giungerà a una moltiplicazione esponenziale dei sistemi di connettività, sorveglianza, tracciamento e identificazione, con la diffusione di droni e veicoli a guida autonoma per servizi, consegne e sorveglianza.
– il tele-lavoro, le innovazioni che il 5G permetterà andranno ben oltre il fatto di poter svolgere i lavori di ufficio da casa. Grazie alle tecnologie avanzate dei super computer utilizzabili da remoto sarà possibile gestire e controllare diverse parti delle catene di montaggio di una fabbrica. Anche un operaio potrà lavorare quindi da casa: uno, però! Molti altri potranno semplicemente restarsene a casa visto che la loro manodopera non sarà più necessaria. La tendenza in fabbrica è sempre stata questa: più macchine, meno lavoratori. In più l’accelerazione verso la digitalizzazione renderà ancora più labile la distinzione tra vita e lavoro, orari e disponibilità saranno sempre meno in mano nostra e nemmeno più controllati da un datore di lavoro in carne e ossa; le decisioni saranno prese dall’“intelligenza artificiale”. Nel campo dell’ “educazione”, abbiamo già visto durante la pandemia come sono stati usati smartphone e computer….
– agricoltura. le fattorie ‘smart’ faranno un bel salto in avanti grazie alle potenzialità delle reti 5G. E lo stesso accadrà con l’allevamento grazie all’impiego dell’Internet of Things. Sensori, droni, macchinari agricoli connessi e spesso automatizzati. Saranno gli algoritmi a dire quando e dove innaffiare, dissodare, diserbare, fertilizzare…
Qual è il suo impatto sull’ambiente e la salute?
La domanda di servizi alimentati dai data center continuerà a crescere fortemente, trainata dalle tecnologie emergenti come l’intelligenza artificiale, la realtà virtuale, il 5G e la blockchain.
I data center consumano circa l’1% della domanda globale di elettricità. Infatti, per funzionare e compiere le proprie operazioni, i data center hanno un prodotto di scarto, il calore, che se non controllato potrebbe ostacolare il funzionamento della nostra civiltà digitale. Il motore della nostra economia e società deve quindi essere costantemente raffreddato grazie a sistemi di condizionamento per continuare a muoversi efficacemente, cosa che a sua volta richiede altra elettricità, e acqua destinata al raffreddamento.
Lo sviluppo e la diffusione del 5G accelererà in modo esponenziale lo sfruttamento delle risorse naturali non rinnovabili: rame, nichel, silicio, litio, cobalto, ecc. Si va incontro a un esaurimento delle risorse non rinnovabili, al sempre maggiore inquinamento dell’acqua e alla distruzione dei suoli e degli ambienti naturali a causa dell’estrazione dei minerali, necessari alla produzione degli smartphone.
La quantità di rame che servirebbe nei prossimi anni sarebbe superiore a quello estratto in cinquemila anni. Computer, dispositivi elettronici e infrastrutture ICT consumano quantità significative di elettricità, mettendo un pesante fardello sulle nostre reti elettriche.
Nel campo della salute, una serie di studi scientifici riferiscono che le radiazioni elettromagnetiche producono stress cellulare, danni genetici e del sistema riproduttivo, deficit di attenzione e di apprendimento, disturbi neurologici e, per la combinazione di diversi fattori, sono potenzialmente cancerogene. Hanno effetti anche sui sistemi di orientamento di uccelli, api, formiche, rane e altri animali che sono stati studiati.
Una piccola riflessione finale: “Perché abbiamo abbandonato il nostro esistere nella profondità riflessiva e la nostra libertà di disporre di noi stessi, di sognare o di criticare, e l’abbiamo sostituito con la fascinazione per l’innovazione tecnica e, in modo correlato, per l’investimento, il furore borsistico e il PIL?”
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