Nel 1966 , per la prima volta La Stampa, all’epoca più che mai giornale della FIAT, informa i propri lettori dell’esistenza dell’Internazionale situazionista. L’articolo appare sulla versione pomeridiana del giornale su cui, precedentemente, era apparso qualche accenno all ‘IS, ma sempre connesso alle attività artistiche di Pinot Gallizio.
Senza che nessuno se lo aspettasse, nemmeno i diretti interessati, una lista dallo strano nome di “Internazionale situazionista” ha trionfato nelle elezioni per gli organismi rappresentativi nell’Università di Strasburgo. Come suo primo gesto dopo la conquista del piccolo parlamento studentesco, l’Internazionale situazionista ha annunciato che entro quindici giorni scioglierà l’attuale organizzazione universitaria, dando così una immediata prova della serietà dei suoi propositi rivoluzionari. L’Internazionale situazionista ha un programma estremamente nichilista: essa vuole “trasformare il mondo e cambiare il modo di vivere degli uomini. Sciogliere la società presente ed accedere al regno della libertà. Godere senza ostacoli, fare della rivoluzione proletaria una festa”. Appena ottenuta la strepitosa maggioranza all’Università di Strasburgo essa ha stampato e diffuso in diecimila copie un opuscolo in cui la società contemporanea viene definita “più che decadente“, l’università è considerata “l’organizzazione istituzionale dell’ignoranza“, i professori sono descritti come “poveri cretini“, gli studenti sono tali “che non meritano che ci si occupi di loro“; per quanto riguarda i movimenti politici, il leninismo è giudicato “il nemico“, la rivoluzione cinese “ è pietrificata nel burocraticismo “; la Chiesa, infine, viene accusata dei peggiori mali che angustiano gli uomini. Questo sfogo irrazionale potrebbe sembrare assolutamente risibile ed essere considerato alla stregua di un qualunque manifesto futurista e surrealista, del passato, se il fatto che, con questi programmi, l’Internazionale situazlonista ha raccolto la maggioranza dei consensi all’Università di Strasburgo, non facesse pensare (e temere) qualcosa di peggio e di più grave. Le organizzazioni rivali hanno fatto subito notare che il successo degli internazional-situazionisti a Strasburgo è stato favorito dall’assenteismo della massa studentesca, che non si è recata a votare (come del resto capita dappertutto):, ma proprio questo può voler dire ohe ancora una volta la massa amorfa rischia di consegnarsi per ignavia, debolezza, incertezza dei propri ideali, nelle mani di una minoranza aggressiva e ben certa almeno di quello che non vuole più. Cli effetti potrebbero essere pericolosi: nell’opuscolo diffuso dagli internazional-situazionisti si legge che lo studente povero ha tutto il diritto di prendersi i libri dello studente ricco, e questi non ha nessun diritto di protestare. Le autorità accademiche si sono allarmate, si sono riunite, hanno deciso di prendere provvedimenti disciplinari contro i responsabili degli insulti ai professori e dell’incitamento al furto. Ma serviranno a qualcosa? Da anni ormai la scuola, in ogni Paese‚ si trova a dover fronteggiare un problema di grandi proporzioni, contro cui non sembra sufficientemente armata: il problema tante volte discusso dei giovani arrabbiati. E’ escluso che soluzioni superficiali possano servire allo scopo di ridurre questa ribellione alle normali manifestazioni di impazienza e di idealismo esasperato della gioventù di ogni tempo. Infatti‚ beatniks, arrabbiati, capelloni, in qualunque modo si chiamino, stanno confusamente elaborando una loro vera e propria filosofia della vita, un sistema dunque destinato a sopravvivere agli anni giovanili e a trasformarsi in un atteggiamento a suo modo razionale nei confronti della società e dell’esistenza individuale. Questo atteggiamento è di rivolta continua, una specie di trotzkismo morale, e la sua arma più tagliente è la provocazione. Qualunque occasione è buona per provocare.(…) Giuseppe del Colle – La Stampa 28/11/1966
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