John Lee “Sonny Boy” Williamson

Come per i blues singers meno classici, anche molti urban blues degli Anni Trenta appaiono oggi parecchio datati, e infatti quando il gusto popolare progredì questi blues restarono a becco asciutto senza che nessuno si sforzasse gran che di recuperarli. I migliori sono ancora pieni di espressività, e a modo loro divertenti, ma a differenza del vecchio country blues e dell’ urban blues degli anni seguenti non hanno creato intorno a sé un grande interesse, non hanno trovato dei sostenitori. Quando Big Bill Broonzy ha colpito l’immaginazione degli appassionati di folk music negli Anni Cinquanta, è stato apprezzato nel suo ruolo di country bluesman che si serviva semplicemente della voce e della chitarra: il clarinetto, la tromba, il contrabbasso, il piano e la batteria erano scomparsi. Un’influenza più duratura l’esercitò John Lee “Sonny Boy” Williamson, conosciuto anche come Sonny Boy No. 1, per distinguerlo dall’altro Sonny Boy (Rice Miller) Williamson che tra l’altro ha sempre dichiarato di essere lui il primo. Sonny Boy fece da ponte prima tra il country blues meridionale e il blues di Chicago degli Anni Trenta, e in seguito con il blues moderno di Chicago. Nato a Jackson, nel Tennessee, nel 1914, da ragazzino suonò l’armonica in un circuito di professionisti, assieme a Sleepy John Estes, Yank Rachel e Homesick James. Arrivò a Chicago a metà degli Anni Trenta e quando cominciò a incidere nel 1937 aveva ancora un forte sapore meridionale; con quel canto sommesso e mormorato e quell’armonica lamentosa sembrava proprio un ragazzo di campagna. Suonava usando tutte le raffinatezze ritmiche del miglior country blues, con le note dell’armonica legate e strascicate, e la voce e lo strumento erano quasi una cosa sola. Spesso lavorò con chitarristi come Robert Lee McCoy e Big Joe Williams e mandolinisti come Yank Rachel o Willie Watcher, che contribuivano a rinforzare l’atmosfera rurale. Ma a poco a poco lo stile campagnolo si evolveva, come se il country boy stesse imparando i modi urbani. Sonny Boy doveva rivoluzionare il blues contemporaneo facendo dell’armonica uno strumento di primo piano. Le “harps” avevano sempre avuto un loro ruolo nel blues, specialmente nelle jug bands, ma Sonny Boy era riconosciuto come solista, completamente legato al suono del suo strumento. La rapida interazione tra i brevi riffs strumentali e la voce, l’energia del suo soffio e i suoi manierismi vocali erano molto ammirati e lo portarono a diventare una personalità musicale di rilievo a Chicago: diventò una figura dominante, lavorò spesso con Big Bill sia su disco sia nei locali, aggiornando il suo sound con l’aggiunta di un piano, di un contrabbasso e di una batteria. La sua voce riceveva una espressività particolare da un piccolo difetto di pronuncia che lui superava con un borbottio rapido, ammucchiando le sillabe fino a confonderle con la linea ritmica in un flusso unico, e cantando dentro l’armonica. Il suo modo di conciliare l’intensità campagnola e un accompagnamento musicale moderno mostrava i primi segni dei futuri sviluppi del blues. Veloci e pieni di ritmo o lenti e intensi, leggeri e spiritosi o pieni di tristezza contenuta, tutti i dischi di Sonny Boy Williamson riflettevano la sua personalità, quella di un forte bevitore (come molti cantanti) che poteva a volte mettersi nei guai, ma che aveva la stima dei suoi contemporanei per il suo buon carattere e per la sua generosità. Come ricordava Billy Boy Arnold: “Era una delle persone migliori che io abbia conosciuto… lavorava per dare da mangiare e da bere agli altri. Quando arrivava il giorno della paga non aveva niente, non c’era giorno di paga per lui. Era proprio buono, pagava da bere e da mangiare, era generoso con quelli che gli stavano vicino, lavorava solo per loro”. Lui e sua moglie Lacey Belle, di cui parlava spesso nelle canzoni, erano noti per la loro cordialità e per la loro ospitalità, e Sonny Boy con pazienza infinita dava dimostrazioni di tecnica sull’armonica ai giovani che lo venivano a trovare, tra i quali lo stesso Billy Boy. La sua enorme popolarità, la sua influenza nella formazione del blues contemporaneo a Chicago, resero ancora più tragica la sua fine violenta, quando nel giugno del 1948 fu colpito alla testa. Lacey Belle lo trovò steso sulla soglia che rantolava “Signore, abbi pietà…” Poi entrò in coma e mori.

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