Ripercorrendo a memoria un’antica danza chiamata dai greci rebetiko, piena di vita e di malinconia.
Il 27 giugno viaggiarono al termine
Della notte più corta dell’anno
E aspettarono l’alba del solstizio
In cima al Licabetto solitario,
il monte che una volta era dei lupi,
davanti al panorama dell’Acropoli
e al cielo che veloce impallidiva.
Chiamato dal ronzio dei calabroni,
il sole greco sorse, poi brillò
come un doblone della Martinica:
allora Maša, colpita dal dardo,
a braccia larghe da sola ballò
schioccando le dita, e mormorando
formule antiche, quasi un esorcismo,
ripercorrendo a memoria un’antica
danza chiamata dai greci rebetiko,
piena di vita e di malinconia.
(…)
(da La cotogna di Istanbul, Ballata per tre uomini e una donna)
Senza danza siamo perduti, ma nella musica dei sentimenti ci ritroveremo sempre. Ciao Nondas, con affetto