COMUNICATO DELL’ASSEMBLEA POPOLARE DI BUSTO ARSIZIO
Succede sempre più di frequente che iniziative pubbliche nelle quali si affronti la questione delle nuove tecnoscienze legate al controllo, alla manipolazione, alla programmazione e al dominio di tutte le forme di vita vengano sabotate da gruppi di persone che vogliono impedire anche solo la possibilità di discussione e di approfondimento. È ciò che è avvenuto a Busto Arsizio il 4 giugno scorso durante l’incontro pubblico organizzato dall’Assemblea popolare con alcuni membri della Nave dei Folli–bollettino radiofonico di critica radicale alla società cibernetica, quando tre persone si sono presentate muovendo accuse infondate e calunniose di fascismo e transfobia sia all’assemblea che agli invitati e dichiarando espressamente di voler sabotare l’incontro. A nulla sono serviti la disponibilità al confronto e il chiarimento che non si volesse mettere in discussione le scelte individuali di chi si rivolge alla scienza ufficiale ma il fatto che le élite economico-finanziarie strumentalizzino i problemi di salute, il malessere e l’infelicità, le nocività ambientali e le ingiustizie sociali, da loro stesse causati, per portare avanti i loro progetti deliranti di trasformazione dell’essere umano (e di tutti gli esseri viventi) in una chimera tecnobiologica (imposizione e integrazione di trattamenti/apparecchi neotecnologici nel corpo organico, piegando il bios alle logiche e alle esigenze della macchina cioè ai fini del controllo e dell’efficienza performativa). L’azione di sabotaggio si è conclusa con l’aggressione fisica a uno dei nostri invitati; l’incontro è poi continuato quando le tre persone si sono finalmente allontanate. Siamo solidali con i nostri ospiti della Nave dei Folli e li ringraziamo per il loro contributo alla conoscenza e alla critica radicale della società cibernetica che si è andata affermando negli ultimi decenni e che intende portare l’assalto definitivo ai nostri corpi. Per quel che ci riguarda non tollereremo più tentativi di censura nei confronti di alcuno e da chiunque essi arrivino. Non vogliamo essere complici o neutrali rispetto a questa nuova caccia alle streghe, pena la nostra – e di tutti coloro che si oppongono ai diktat della tecnocrazia globale – agibilità di iniziativa pubblica. La questione che si pone è semplice e imprescindibile: la possibilità, adesso e in futuro, di esprimere pubblicamente l’indisponibilità e il rifiuto a farsi manipolare, innestare e colonizzare i corpi da bio/nanotecnologie, tecnologie digitali e da chissà quali altre diavolerie tecnologiche, senza essere tacciati di fascismo e transfobia e quindi essere mostrificati. Rivendichiamo il diritto naturale e inviolabile di ognuno di decidere sul proprio corpo, che non può subire deroghe o eccezioni, senza dover motivare o giustificare il rifiuto ad un qualunque trattamento sanitario (che faccia bene o male non importa) o impianto di protesi tecnologiche. L’habeas corpus, principio che tutela l’inviolabilità personale (“abbi il [tuo] corpo [libero]”), non deve essere sacrificabile in nome di una qualsiasi presunta e pretesa ragione di “salute pubblica”. La libertà individuale viene sempre prima di una qualsiasi supposta “emergenza” (sanitaria, climatica, energetica, alimentare, bellica che sia). PER L’AUTODETERMINAZIONE DEI CORPI
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