– 20.000 satelliti in orbita bassa che servivano tutto il pianeta con delle frequenze più elevate del 4G
ma non troppo alte, in quanto le frequenze troppo alte sarebbero state fermate dalle nuvole. Mai più zone bianche.
– In città, ripetitori ogni 50 o 100 metri con una frequenza che potrebbe andare fino a 70 gigahertz e più, al posto dei 3 gigahertz fino ad allora utilizzati.
– Dei flussi di informazioni molto più importanti e rapidi.
– La possibilità di vendere e di fare comunicare miliardi di oggetti interconnessi potenzialmente altrettanto utili quanto il cuscino interconnesso che vi dice se avete dormito bene. Il regalo dei sogni da fare a chi ha già tutto il necessario. Oggetti interconnessi che parteciperebbero senza dubbio all’elettrosmog circostante. –
Un’inflazione esponenziale del consumo di elettricità… Nel 2018, in Francia, i centri di big data consumavano già il 10 % della produzione elettrica e il consumo del digitale aumentava del 9% l’anno. Si aveva la sfacciataggine di presentare la digitalizzazione dei documenti come un progresso ecologico, e la gente ci credeva! Il legno che non veniva utilizzato per fabbricare la carta, lo si bruciava nelle centrali a biomassa, tra cui quella di Gardanne, per alimentare i big data.
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