Forse la massima autorità nel campo dell’etnomedicina e delle piante psichedeliche, pioniere nella ricerca etnobotanica su peyote, ayahuasca e funghi sacri. Già professore di biologia alla Harvard University e direttore dell’ Harvard Botanical Museum. Per quattordici anni ha vissuto e lavorato tra le tribù dell’Amazzonia, studiandone i costumi e la farmacopea, dividendo con loro usi e costumi.
Dotato di uno spiccato senso dell’umorismo, ha sempre dimostrato una sensibilità straordinaria verso i popoli che incontrava; nelle sue spedizioni in terre inospitali e potenzialmente ostili, non ha mai portato con se un’arma, convinto che non esistessero Indiani ostili, e che la loro gentilezza poteva venire alla luce soltanto trattandoli con reciproca gentilezza. Nel corso della sua lunga vita ha documentato l’uso di oltre 2000 piante medicinali, raccogliendo qualcosa come 24.000 campioni e dando il nome a 120 specie, tra cui la Pauroma schultesii, la cui radice trova impiego contro l’ulcera, e l’Hiraea schultesii, le cui foglie vengono utilizzate nel trattamento delle congiuntiviti.
Già editore del prestigioso Economic Botany, è stato membro di numerose accademie scientifiche, tra cui la National Accademy of Sciences e ha avuto numerosi riconoscimenti internazionali, tra cui spiccano la medaglia d’oro della Linnean Society e la decorazione del governo colombiano per il suo lavoro in Amazzonia; il suo nome è legato inoltre a un parco protetto di oltre due milioni di acri nella foresta pluviale colombiana.
Sopravvissuto alla moglie Dorothy e a tre figli, a infinite malattie tropicali, tra cui la malaria e il beri-beri, si è spento nella sua casa di Boston nell’aprile del 2011, sconfitto da una salute ormai cagionevole e dal morbo di Alzheimer.
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