Inghilterra 1966: mentre impazzano Beatles e Rolling Stones, il governo vieta alle radio di Stato di trasmettere musica rock e pop. Un gruppo di dissidenti fonda una emittente pirata a bordo di una nave ancorata appena al di fuori delle acque territoriali inglesi per trasmettere la musica proibita. Mentre il Ministro Dormandy tenta con ogni mezzo di fermare i ribelli, il giovane Carl, appena espulso da scuola, raggiunge a bordo il carismatico padre dj Quentin e i suoi colleghi. Che gli faranno scoprire i valori rivoluzionari propugnati dalla musica.
Sesso, droga, rock ‘ n roll e un poco di Titanic in questa commedia intelligente, divertente, ben scritta e diretta da Richard Curtis. La storia è di base vera e si ispira all’ odio profondo che nel 1966 l’establishment inglese (e non solo) provava per la nuova musica rock: la BBC fedele agli ordini ne trasmetteva solo 40 minuti a settimana. Ecco che allora un gruppo di rockettari si organizza con una radio rock no stop, su una barca che è la emittente clandestina di questo nuovo stile che fa infuriare ministri e reali.
La differenza tra terra ferma e barca, tra legge e libertà, tra ordine costituito e rock ‘n roll è dipinta simpaticamente attraverso il montaggio incrociato delle due feste di Natale, quella esuberante su Radio Rock e mestamente borghese in casa del ministro.
Il rock ‘n roll, la nuova musica che avanza, viene presentato come il linguaggio dei giovani, dell’innovazione, il linguaggio dell’emancipazione dei gusti musicali, estetici, sessuali, insomma del sovvertimento dell’ordine costituito.
Le mitiche stazioni radio libere che hanno fatto conoscere a un pubblico entusiasta artisti del calibro di Rolling Stones, Jimi Hendrix, Dusty Springfield, Who, Procol Harum, Kinks, Cream, Beach Boy, e Otis Redding, testimoniando in che modo quella che, definita in maniera fastidiosamente perbenista “pornografia musicale”, era (ed è) in realtà una forma culturale capace di accomunare e tenere uniti agglomerati di terrestri appartenenti a differenti razze e ceti sociali; ad esclusione, probabilmente, di coloro che risiedono (e risiedevano) nei freddi ed anti-emozionali corridoi del potere, al cui interno non sembra esservi spazio per i sogni ad occhi aperti.
I meno giovani ricorderanno quando per sfuggire alle canzoni di Sanremo e ascoltare qualche decente pezzo di musica rock bisognava sintonizzarsi sulle onde medie e cercare Radio Luxembourg. Per gli inglesi le frequenze di riferimento erano quelle di Radio Caroline, che trasmetteva da una nave al largo delle coste, nel Mare del Nord. Ambientato negli anni ’60, I love Radio Rock di Richard Curtis vuole rendere omaggio a quel periodo creativo e ribelle, nel quale la musica inglese cominciò a dettar legge in tutto il mondo.
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