Sono un pastore, contadino e cacciatore delle Alpi retiche, residuo di un genocidio consumato dallo stesso nemico che, nel corso dei secoli, ha distrutto quasi del tutto la mia terra. Nelle vesti delle multinazionali dell’atomo e dello sfruttamento idroelettrico, turistico, del militarismo e dei suoi poligoni, con l’inquinamento radioattivo, chimico, da carburazione industriale e metropolitana, sopranazionale e via aerea, l’ipersfruttamento boschivo e agricolo, è responsabile storico della rapina della mia identità etnica, della mia terra e del mio lavoro”.
“È nella presa di coscienza del mio essere sfruttato, schiavo ed espropriato che sono semplicemente andato fino in fondo nel tentativo della mia liberazione e nel tentativo di contribuire con tutto me stesso alla liberazione e difesa della terra che ha ospitato e nutrito i miei avi e me. Sono stato catturato dal nemico e mi sono liberato; sono stato cacciato dalla mia terra, da cacciato sono diventato cacciatore, preda e nomade, ospite di molte terre e genti. La mia solidale coscienza globale, coscienza della globalità del nemico e della sua guerra di sfruttamento e sterminio totale, non poteva che dirmi che la lotta contro di lui è dovere per e su qualsiasi terra che mi ospita. Solo così riaffermo, comunque e ovunque, la mia quotidiana e umana dignità, responsabile, solidale e comune, con le mie sorelle e fratelli di ogni razza e lingua, oppresse e oppressi, sfruttate e sfruttati; solo così affermo la solidarietà con coloro che lottano, in qualsiasi modo lottino; solo così affermo la mia responsabilità, l’amore naturale e scontato per i nostri figli e per tutti i viventi di questo meraviglioso pianeta”.
“Anni orsono affermai che chi comprende il modo di procedere del capitalismo, e comprende che le sue esigenze sono totali, che sa o vuole rendersi conto che con questo sistema le previsioni per il futuro sono nulle, e non vuole essere costretto a essere insieme complice, schiavo e vittima di questa delirante dittatura consumfascista, deve per forza opporsi, combatterla con tutte le sue capacità, con tutta se stessa, con tutto se stesso. Dissi anche che si tratta di lotta per la sopravvivenza nuda e cruda, non più, da anni ormai, concepibile e necessaria solo per la salvaguardia delle libertà, della dignità, della terra e perciò del pane individuale o di classe o di gruppo sia esso etnico, ideale o altro. Non si tratta più di poter concepire, e lottare contro, sfruttamento, guerra di rapina, schiavitù, massacro, in un tal circoscritto. No, ormai si tratta della sopravvivenza di tutto il pianeta. Non si tratta di una crisi ecologica, ma degli ultimi attimi prima della fine di una demenziale e criminale corsa verso l’annientamento totale”.
“Il motore e la causa di questa corsa è lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e sulla natura. È una storia millenaria di cosiddetto progresso e di cosiddetta civiltà, cresciuta come un cancro, con crescenti orrori di violenza e guerre per il dominio e tra domini, sfociata ora nella dittatura planetaria dei padroni della morte e dei loro capitali, delle loro multinazionali e dei loro Stati. Di fronte a queste evidenze non è certo vero che sia io il criminale, non è vero che sia io pericolosissimo per la società, non è vero che sia io l’ecoterrorista, ma tutto ciò vale drammaticamente per lo Stato e i suoi padroni, servi e apparati vari. Non ho bisogno di ricorrere alla menzogna, denigrazione massmediatico-poliziesca e scientifica, ai loro tribunali e carceri di annientamento per provarlo. Lo sappiamo, lo vediamo, lo respiriamo, lo beviamo, lo mangiamo e lo viviamo, se ancora di vivere si può parlare, tutte le viventi e tutti i viventi di questo pianeta, in ogni luogo, nell’acqua, sulla terra e nel cielo”.
“Non mi rimane perciò che rivendicare la giustezza e la pressante necessità di lotta di ribellione anche violenta e totale contro la violenza dei padroni dell’annientamento, la lotta che per dare a noi e ai nostri figli qualche speranza non può che essere socialmente, culturalmente ed ecologicamente radicale e rivoluzionaria. Ed è una lotta che deve partire dal quotidiano, contro le nostre mille complicità ideali e reali con il dominio diffuso del consumfascismo”.
“È partendo da noi che è necessario e pressante opporsi e organizzarsi. È necessario e pressante contribuire, individualmente o aggregandosi, alla neutralizzazione del consumfascismo, delle sue metropoli, fabbriche, galere, prodotti, infrastrutture, mezzi di comunicazione, psuedo-scienza, delle sue forme sociali, familiari e sessuali di rapportarsi e le conseguenti autorità dei governi nazionali e mondiali. È col pensiero globale e solidale, con l’azione diretta locale e immediata, che dobbiamo riaffermare l’autodeterminazione, il nostro potere sul nostro lavoro e sui nostri consumi, sul nostro corpo, mente e salute, sul nostro interagire sociale e con il territorio, la terra che ci ospita e nutre, che è dei nostri figli e dei figli dei nostri figli”.
“Le accuse che mi vengono mosse qui, mi possono solo onorare. Non ho certamente sparato alla Croce Rossa, né intascato tangenti, né sfruttato qualcuno, né fatto stragi di persone inermi, né torturato, nemmeno violentato donne e bambini… Rassegnazione e paura è complicità! Contro la rassegnazione, pensare l’impensabile! Contro la paura, imparare il coraggio!” – Dichiarazione sul processo di Massa, giugno 1992. Tratto da Rassegnazione è complicità, ed. l’Affranchi, 1992.
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