Alla base del rito vi è la credenza che nella pianta – data da Dio solo agli indiani – ci sia una parte dello Holy Spirit (Sacro Spirito) che penetra nei fedeli attraverso l’esperienza diretta, cioè con la consumazione sacramentale.
“Voi entrate nelle vostre chiese per parlare di Dio – aveva detto il capo comanche Quanah Parker rivolgendosi ai bianchi – noi entriamo nei tepee per parlare con Dio”.
Per i peyote eaters, i mangiatori del cactus peyote, il rituale è la porta d’accesso al Grande Mistero e, nello stesso tempo, rappresenta la manifestazione esteriore di un evento interiore. In quasi tutte le religioni sparse nel mondo, “coloro che compiono un rituale – rileva N. Drury -ritengono che ciò che stanno facendo non sia semplicemente una “rappresentazione”, ma possegga un legame con una particolare forma di realtà sacra e interiore: essi sono convinti di essere parte, per tutto il tempo in cui si svolge il rito, di un dramma mistico che può comportare l’unione con una divinità, l’identificazione con una sorgente di salute spirituale (e materiale) o l’atto di incarnare un qualche tipo di potere trascendente. In tal modo… (si) ritiene di penetrare in una dimensione assai più vasta e assai più temibile del mondo della realtà che ci è familiare. Si tratta insomma di prendere parte a un mistero, di lasciare il mondo quotidiano e di entrare nel cosmo in un tempo sacro e qualitativamente particolare. Molti antropologi e sociologi fanno fatica ad accettare questo concetto, in quanto essi sono culturalmente abituati a descrivere nei particolari gli eventi esteriori, a seguire sistematicamente i modelli di comportamento e le modalità secondo le quali nel loro contesto sociale tali comportamenti appaiono significanti, e spesso tendono a ritenere che quest’ultimi costituiscano tutto ciò che avviene”.
E’ proprio nel rito collettivo che si svolge con modi e tempi consacrati, che il cactus peyote possiede un’efficacia salutare sia sul piano spirituale sia su quello medico-terapeutico.
E’ credenza che esso sia un toccasana, una panacea per ogni male e sofferenza, per ogni bisogno dell’animo; e attraverso le visioni sacre, le allucinazioni, determinate dal peyote, trait-d’union tra l’uomo e la divinità, si viene edotti e purificati con l’incontro personale con Dio. Nando Minella
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