Mentre Harrison si dedicava alla musica indiana, e McCartney alla musica classica, Lennon aveva cominciato a interessarsi all’esplorazione del suo “spazio interno” mentale per mezzo dell’LSD. Poiché in Inghilterra, nel 1966, non esisteva una “cultura dell’acido”, Lennon non disponeva di alcuna guida a questa droga, e si rivolse così a un frutto della scena americana: The Psychedelic Experience, un manuale per l’espansione della mente scritto da due psicologi apostati di Harvard, Timothy Leary e Richard Alpert.
Desiderando fornire all’imprevedibile “viaggio” con l’acido un quadro di riferimento paragonabile a quelli degli ordini mistici del Cattolicesimo e dell’Islamismo, Leasry e Alpert scelsero Il libro tibetano dei morti, una antica raccolta di testi scritti per essere sussurrati ai moribondi al fine di guidarli attraverso gli stati illusori che, secondo il buddismo tibetano, esercitano il loro dominio tra l’una e l’altra incarnazione. Leary e Alpert scelsero questo libro sacro perché credevano che l’LSD fosse un” prodotto chimico sacramentale” capace di procurare rivelazioni spirituali.
Secondo Albert Goldman, Lennon assunse LSD per la terza volta nel gennaio del 1966. Evidentemente intenzionato a compiere un importante viaggio di scoperta di sé, seguì le istruzioni fornite in The Psychedelic Experience, leggendone le parafrasi del Libro Tibetano dei morti a un registratore e riascoltandole mentre la droga faceva effetto. Il risultato fu spettacolare, e Lennon si affrettò a trasformarlo in canzone, prendendo molte delle frasi del testo direttamente dal libro di Leary e Alpert; prima di tutto l’estatica invocazione dell’ipotetica realtà oltre le apparenze: “the Void”, il Vuoto. Col titolo The Void, la canzone fu la prima ad essere registrata per Revolver. Col titolo definitivo, TOMORROW NEVER KNOWS, presentava l’LSD e la rivoluzione psichedelica di Leary ai giovani del mondo occidentale, diventando uno dei dischi più socialmente influenti mai realizzati dai Beatles.
Il panorama sonoro di TOMOROWW NEVER KNOWS è un’attraente miscela di anarchia e sgomento, con i suoi tape-loops che si incrociano in uno schema casuale di cerchi che si scontrano. Anche la registrazione della voce di Lennon avvenne con modalità senza precedenti. Nella prima metà della canzone, la voce è raddoppiata con il double-tracking automatico. Per la seconda metà, Lennon voleva che la sua voce suonasse come quelle del Dalai Lama e di migliaia di monaci tibetani salmodianti sulla vetta di una montagna. George Martin risolse il problema facendo passare la registrazione della voce attraverso l’altoparlante rotativo dell’apparecchio Leslie di un organo Hammond, con un procedimento particolare che richiedeva un inserimento fisico nella circuitazione.
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