LA STAMPA Parigi, 16 gennaio 1975. L’attentato di ieri nei locali della Corte di Cassazione (la statua di San Luigi, simbolo della «giustizia di Stato», decapitata da una bomba) porta l’inconfondibile impronta dell’anarchismo internazionale. Non ha quindi sorpreso nessuno l’autoaccusa del «Gruppo autonomo libertario degli utenti del tribunale», né la precisazione che il gesto andava interpretato come un’azione di sostegno per i militanti dei «Gari» (Gruppi d’azione rivoluzionaria internazionalista) attualmente in carcere a Parigi e in provincia. Come tutti gli attentati commessi dai terroristi dei «Gari», che sempre agiscono attraverso «Gruppi autonomi libertari», anche quello di ieri era stato preceduto da una segnalazione: finora questi anarco-sindacalisti, formatisi nella lotta clandestina contro il regime franchista, hanno sempre evitato di far scorrere il sangue. La loro attività in Francia, tuttavìa, non per questo preoccupa meno le autorità parigine. I «Gari» hanno già firmato una lunga serie di attentati, prendendo di mira di volta in volta il Tour de France, le corriere dei pellegrini spagnoli a Lourdes, il Parco dei Principi in occasione di un incontro di rugby che vedeva in campo una squadra sudafricana, un centro «parallelo» di smistamento della posta istituito durante il recente sciopero. Ieri sono arrivati a colpire la sede della giustizia francese, che si appresta a giudicare alcuni di loro come criminali di diritto comune. E’ proprio questo il movente dichiarato dell’azione contro il povero San Luigi. Ci sono, nel carcere parigino della Sante, sette militanti dei «Gari», altri attendono il giudizio in numerose prigioni di Francia. Furono arrestati all’inizio dell’estate scorsa, poco dopo la liberazione del banchiere spagnolo Balthazar Suarez, che i «Gari» avevano rapito a Parigi e tenuto prigioniero per tre settimane. Ci furono retate, soprattutto, fra le comunità basche e spagnole del Midi, e una dozzina di giovani finì in carcere. Come ogni militante che si rispetti, anche questi anarcosindacalisti invocano il carattere politico della loro azione. La giustizia francese contrappone a questa tesi quella, altrettanto ovvia, che poiché sono ritenuti responsabili di reati di diritto comune, non gli spetta il regime speciale dei detenuti politici, che prevede la possibilità di riunirsi e di ricevere in carcere visite quotidiane. Il 27 dicembre, per appoggiare la loro richiesta dello statuto di prigionieri politici e del regime speciale, i sette militanti rinchiusi nella Sante hanno cominciato a rifiutare il cibo: e lo sciopero della fame ha già portato sei di loro nell’infermeria del carcere. Ciò che preoccupa maggiormente le autorità di Parigi è il fatto che il quartier generale dei «Gari» si trova in Francia, e che la loro azione, come vuole l’etichetta «internazionalista» e la stessa filosofia anarchica, non conosce frontiere. Si ritiene che non siano molti, meno di una quarantina attualmente in libertà, ma la tecnica delle loro azioni rivela notevole perizia organizzativa. Il loro eroe è il militante anarchico Puig Antich, che subì la pena di morte in Spagna il 7 aprile aell’anno scorso. E’ proprio dal Movimento iberico di liberazione, il gruppo di Antich, che sono sorti i «Gari», la cui finalità è non solo « La lotta contro il regime franchista e i movimenti complici», ma anche, nella più fedele tradizione anarchica, «l’eliminazione di ogni Stato e di ogni potere».
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