In una di queste feste, la prima, io mi trovai Gunilla Unger seduta su una gamba e Carmen Russo sull’altra, mentre m’ intrattenevo a parlare non ricordo più con chi di che cosa. Avvenne allora che a un certo punto tutti i ragazzi e le ragazze si spogliarono, eccentricamente, e parteciparono a una sorta di cerimonia di amore di gruppo, che non fu né ostentata né volgare, ma in qualche modo ieratica, alla quale Carmen Russo, Gunilla Unger e io assistemmo con compostezza.
Certo è che se Gunilla Unger, ch’era mia moglie, si fosse ingelosita di Carmen Russo e si fosse alzata stizzita dalla mia gamba, io non starei a scrivere ora la storia di Mondo Beat, perché il Movimento si caratterizzò proprio per lo spontaneismo sessuale che caratterizza le rivoluzioni vere.
In un’epoca in cui in Italia imperversava il gallismo, a Mondo Beat non ci sarebbe stato nessuno che “aveva una donna”. Né ci sarebbe stato alcuno che “non aveva una donna”, perché se lo stesso Giacomo Leopardi fosse passato da Mondo Beat, con Silvia ci avrebbe fatto all’amore pure lui, invece d’infastidirla con tediose poesie.
Né a Mondo Beat si ricorda un solo episodio di gelosia, ma sempre storie belle tra giovani, e ciò sa di incredibile, se si pensa all’intreccio delle situazioni umane e al fatto che mai a nessuno fu chiesto di identificarsi, né di dire da dove venisse, né dove stesse andando. Melchiorre (Paolo) Gerbino
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