A Firenze, in pieno Rinascimento fu istituito uno speciale servizio di polizia – la Magistratura degli Ufficiali della Notte – con l’unico compito di scoprire e reprimere le pratiche omosessuali considerate causa di disgrazie, guerre, pestilenze; punizioni divine che, per “l’orribile vizio” di alcuni, si abbattevano sulla città e il territorio circostante. Ad allarmare le autorità era la forte incidenza dell’omosessualità nella vita sociale delle città tanto che Firenze godeva in tutta Europa, in questo campo, di una notevole reputazione. In Germania, per esempio, gli omosessuali erano definiti fiorentini e le loro manifestazioni amorose florenzen. Gli Ufficiali della Notte (sei cittadini eletti annualmente), agivano su delazione, raccoglievano le denunce anonime, indagavano e denunciavano. Le “tamburazioni” (le denunce anonime) venivano depositate in segreto, alla loro attenzione, negli appositi contenitori posti nelle chiese di San Piero Scheraggio e Orsanmichele, in Duomo e nella Badia: i “tamburi” venivano aperti e svuotati del loro contenuto delatorio ogni 15-20 giorni. Tra il 1432 e il 1502 ci fu l’impressionante cifra di oltre 10.000 uomini e ragazzi indagati per il reato di sodomia, con più di 2.000 condanne. Le pene prevedevano l’esclusione degli omosessuali dal voto, multe, punizioni corporali e potevano arrivare fino alla castrazione e la morte.
A sopprimere la Magistratura degli Ufficiali della Notte fu un’esigenza di marketing cittadino e non certo una maggiore consapevolezza dei diritti delle persone. Le magistrature ordinarie continuarono a punire l’omosessualità, ma senza dar risalto ai casi riscontrati con l’intento di “togliere a Firenze una fama squalificante”.
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