La vita è da guadagnare oltre

Lettristi 1954Non ripeteremo mai abbastanza che le attuali rivendicazioni del sindacalismo sono condannate alla sconfitta; più dalla povertà dei programmi che dalla divisione e dalla dipendenza dei suoi organismi riconosciuti. Non diremo mai abbastanza ai lavoratori sfruttati che si tratta delle loro vite insostituibili dove tutto potrebbe essere realizzato; che si tratta dei loro anni più belli che stanno passando senza nessuna gioia che valga la pena, senza neanche aver preso le armi.
Non dobbiamo chiedere che ci venga garantito o aumentato il minimo virtuale, ma che si finisca di mantenere la gente al minimo della vita. Non dobbiamo domandare soltanto pane, ma giochi.
La vita è da guadagnare oltre.
Non è la questione dell’aumento dei salari che va posta, ma quella della condizione imposta al popolo in Occidente.
Bisogna rifiutare di lottare all’interno del sistema per ottenere piccole concessioni subito rimesse in causa o recuperate in altri campi dal capitalismo. Quella che deve essere posta radicalmente è la questione della sopravvivenza o della distruzione di questo sistema. Non si deve parlare di intese possibili, ma di realtà inaccettabili. La lotta sociale non deve essere burocratica, ma appassionata.
Bisogna, prendere coscienza di alcuni elementi che potrebbero rendere appassionante il dibattito: il fatto per esempio che in tutto il mondo esistono nostri amici, e che ci riconosciamo nella loro lotta. Anche il fatto che la vita passa, e che noi non aspettiamo compensazioni tranne quella che dobbiamo inventare e costruire noi stessi.
Non è che un problema di coraggio.

Internazionale Lettrista luglio 1954 

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L’amore libero

coppia di spalle

Altra denominazione dell’amore è l’amore libero, dato che l’amore è prima di tutto, per gli anarchici individualisti, una varietà dei rapporti camerateschi (in clima di libertà o di libera disposizione di se stessi – fra anarchici oggi, fra tutti quanti nel bel tempo futuro dell’anarchia). Non dipende che dal libero accordo degli interessati. Non riguarda i terzi, ma non li esclude se l’accordo è unanime. Esclude la gelosia ma non la passione. Rifiuta tutti i pregiudizi. Accetta per esempio l’incesto e l’omosessualità. Non è sottoposto a nessuna nozione di durata. Può essere interrotto unilateralmente e la rottura deve essere accettata dall’altra parte. Non causa alcun diritto. La stessa persona può avere contemporaneamente parecchi rapporti di cameratismo amoroso. Lo scambio di sentimenti: la sua latitudine viene lasciata alla discrezione piena e completa degli interessati.

(Tratto da: piccola enciclopedia dell’anarchia di Roger Boussinot)

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SHULGIN Alexander

Alexander Shulgin in his lab in 2001.

Alexander “Sasha” Shulgin, Ph. D. è certamente uno dei più rappresentativi e eclettici chimici e farmacologi del Novecento, padre della MDMA (Ecstasy) e di quasi 200 altri composti empatogeni, Anche se Shulgin non ha inventato la MDMA, sintetizzata già nel 1914, a lui si deve un nuovo e migliore processo di sintesi.Conquistò il dottorato (Ph.D.) nel 1954, alla Berkeley University, e dalla fine degli anni Cinquanta all’inizio degli anni Sessanta svolse il tirocinio post dottorato in psicofarmacologia alla U.C. di San Francisco e lavorò come direttore della ricerca presso presso i Laboratori della DioRad, prima di diventare ricercatore alla Dow Chemical Co.Nel 1960 provò per la prima volta la mescalina, e dopo l’esperienza incominciò la sperimentazione e la ricerca di molecole simili alla mescalina, tra cui il DOM (STP).Dopo aver lasciato la Dow Chemical Co. nel 1965,Sasha si dedicò completamente alla ricerca indipendente, lavorando sia come consulente che come conferenziere. Nel 1967 contribuì a far conoscere la potenzialità terapeutiche della MDMA nell’Università di San Francisco, in un’epoca in cui il consumo della sostanza e le informazioni su di essa erano quasi zero.Nel 1976 fece conoscere la MDMA a Leo Zeff, psicologo di Oakland che già utilizzava gli psichedelici nella sua pratica clinica. Questi, a sua volta, contribuì a far conoscere la sostanza a centinaia di psicoterapeuti e anche al di fuori della comunità scientifica, prima che venisse messa fuori legge negli Stati Uniti nel 1985.Ancora oggi Sasha è attivissimo e partecipa a conferenze, rilascia interviste, dedicando le forze a creare nelle nuove generazioni una coscienza razionale e scientifica legata al consumo delle droghe psicoattive.

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NAUTILUS, il nuovo sito

NautilusATTENZIONE ATTENZIONE ATTENZIONE

Nautilus è tornato a navigare nella rete con un nuovo sito per continuare a far girare idee, emozioni, scritti, canzoni, immagini, esperimenti di rivolta e per coinvolgere tutti gli abitanti della rete informatica e non solo,  in un dialogo sovversivo per navigare in un mare di rivolta.

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NAUTILUS A 72PUNTI-2

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Primitivismo e Tecnologia

primitivismo tecnologiaLa tecnologia è qualcosa di più di cavi, silicio, plastica e acciaio. È un sistema complesso che comprende la divisione del lavoro, l’estrazione di risorse e lo sfruttamento, a vantaggio di coloro che la rendono operante.
Il punto di contatto e il risultato della tecnologia sono sempre una realtà alienata, mediata e distorta. A dispetto di quanto affermano gli apologeti del postmodernismo e altri tecnofili, la tecnologia non è neutra. I valori e gli obiettivi di coloro che producono e controllano la tecnologia sono sempre inglobati in essa.
La tecnologia si distingue dai semplici attrezzi sotto molti aspetti. Un semplice attrezzo equivale a un utilizzo temporaneo di un elemento nell’ambiente immediatamente circostante per uno scopo specifico. Gli attrezzi non richiedono sistemi complessi che alienano l’utilizzatore dall’azione. Questa separazione è insita nella tecnologia e crea un’esperienza malsana e mediata, che sfocia in varie forme di autorità.
Il dominio aumenta ogni volta che viene creata una nuova tecnologia “che fa risparmiare tempo”, poiché si rende necessaria la costruzione di altra tecnologia per sostenere, alimentare, mantenere e riparare quella originaria. Ciò ha portato con grande rapidità all’instaurazione di un sistema tecnologico complesso, che sembra avere un’esistenza indipendente dagli esseri umani che l’hanno creato.
I sottoprodotti di scarto della società tecnologica stanno inquinando il nostro ambiente sia fisico che psicologico. Siamo derubati della vita a favore della Macchina e degli effluenti tossici del combustibile che alimenta il sistema tecnologico: ci stanno soffocando in un ambiente concepito esclusivamente ai fini dell’efficienza meccanica e dell’espansione tecnologica.
Il sistema tecnologico distrugge, elimina o subordina metodicamente il mondo naturale, costruendo un mondo adatto solo per le macchine. L’ideale verso cui tende il sistema tecnologico è la meccanizzazione di tutto ciò che incontra.

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LIBERARE LA CANNABIS? ANCHE

cannabisQualche migliaio di anni ci separano da quell’uomo che nelle gelide tundre siberiane o nell’impossibile foresta africana, raccoglieva il fungo o la radice capace di fargli conoscere il lato altro del mondo. Ne dominava la potenza ne traeva la capacità di sentire (e usa) in modo diverso i segni e i segnali di sé e del suo mondo. Un metodo di analisi di indagine che l’ha guidato nei millenni. Almeno quattrocento. L’assunzione di sostanze in grado di modificare lo stato ordinario di coscienza è una pratica vecchia quanto l’uomo; ciò vuol dire che al di là del contesto culturale e temporale la tendenza a vivere esperienze psicofisiche non ordinarie, a trascendere, fa parte della sua intima natura e risulta quindi essere una componente fondante dell’essere umano oltre che un aspetto profondo di ogni cultura e civiltà. Certo qui non siamo nella tundra e siamo nel1996, ma la natura umana sembra orientarsi sempre nella stessa direzione. Culture diverse e sostanze diverse, ma chi oggi vuole negare la possibilità di usare le droghe, siano anche solo l’alcol e il tabacco, non riconosce o non ha alcun rispetto per il diritto, di ogni persona, di essere padrona di se stessa. Il proibizionismo (che in Occidente prima si chiamava inquisizione e ancor prima cristianizzazione), visto attraverso la lente della libertà, è un metodo per impedire una crescita individuale autonoma a vantaggio di ideologie autoritarie, che impongono valori utili a chi vorrebbe il potere morale e materiale della società. Chi pretende o detiene il dominio sugli esseri umani ha fatto della gestione delle sostanze psicoattive un’arma per salvaguardare il proprio privilegio. In quest’ottica, oggi, tutte le droghe: alcol, cocaina, LSD, eroina, cannabis, ecstasy, ecc. servono anche a questo. Ognuna in modo diverso assolve alla funzione che la morale e l’economia le ha assegnato, che siano lecite o illecite, legali o meno. La figura del consumatore, del malato, drogato, o vizioso, (con tutte le sue implicazioni culturali e sociali) che viene assegnato al visionario, all’insofferente, al gaudente, al ricercatore, al curioso, è codificata sino a diventare un ruolo sociale e produttivo. Di per sé non ci sarebbe nulla di male, per chi usa queste sostanze, nell’assolvere un ruolo nel processo sociale ed economico; già lo fa, lo voglia o no. Oggi però a cementare il costume, a far girare l’economia è la criminalizzazione del drogato, l’ignoranza nell’uso delle sostanze, l’interessata negligenza nel sondarne le possibilità di utilizzo per l’uomo contemporaneo. Il paradosso e che le droghe, come in passato, continuano ad essere sempre estremamente importanti ma con un segno negativo per l’uomo. Questo ribaltamento di significato è frutto del proibizionismo, che deve essere combattuto senza mezze misure. Regolamentazioni, legalizzazioni, depenalizzazioni sono concetti che appartengono ai politici, ai poliziotti, agli economisti, ai legislatori, ai moralizzatori. Si possono accettare come il male minore, ci si può adattare alle restrizioni per comodità o quieto vivere, ma non si può concepire di dipendere, anche e soprattutto in quest’ambito, da altri uomini.

Torino 16 novembre 1996 – I RIBELLI DI CAPITAN NEMO

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Diabolik di Mario Bava

diabolik (1)Diabolik ruba dieci milioni di dollari davanti all’Ispettore Ginko, raggirandolo con l’ausilio di alcuni fumogeni. Intanto il ministro degli interni convoca una conferenza stampa e annuncia il ripristino della pena di morte per combattere il crimine. Diabolik ed Eva si recano sul posto, travestiti da giornalisti, e sprigionano del gas esilarante, provocando le risate di tutti i presenti. Il giorno dopo, il ministro si dimette e l’ispettore Ginko ordina una retata in grande stile contro l’impero criminale gestito dal boss Ralph Valmont. Questi è costretto a fare un patto con l’ispettore Ginko e promette di consegnare Diabolik alla polizia.
Valmont, grazie alla descrizione di una prostituta, ottiene un identikit di Eva, quindi la rapisce e chiede a Diabolik come riscatto dieci milioni di dollari e una collana di smeraldi. I due si incontrano per lo scambio sull’aereo di Valmont. Lì Diabolik raggira Valmont lo uccide e riesce a liberare Eva.
Il nuovo ministro degli interni mette una taglia di un miliardo di dollari sulla testa di Diabolik. Questi, per tutta risposta, fa esplodere tutti i palazzi del fisco, provocando una crisi economica senza precedenti. Lo Stato decide di fondere tutti i soldi in un unico lingotto d’oro del peso di venti tonnellate. Il lingotto viene trasportato su un treno. Diabolik lo distrugge, facendolo precipitare in mare, quindi si immerge e recupera il lingotto con un sommergibile, portandolo al rifugio e fondendolo. danger_diabolikL’ispettore Ginko riesce però a localizzare il rifugio e vi fa irruzione. Eva riesce a fuggire, mentre Diabolik viene investito da un getto d’oro fuso e immobilizzato. Eva, vestita a lutto, si reca a rendere l’ultimo saluto al compagno, ridotto ad una statua. Viene raggiunta dall’ispettore Ginko. Diabolik, approfittando di un attimo di distrazione di Ginko, fa l’occhiolino ad Eva, dimostrando di essere ancora vivo, quindi una risata diabolica echeggia nel rifugio.
Il film è ispirato all’omonimo fumetto creato da Angela e Luciana Giussani e riprende le situazioni di alcuni episodi della serie a fumetti, in particolare: Sepolto vivo e Lotta disperata del 1964, e, L’ombra nella notte del 1965. Come per tutte le cose “avanti nel tempo” il film venne amato e reso cult con il “senno di poi”. Un film che diventò un’icona dell’avanguardia visiva psichedelica. Meglio di una pasticca di LSD diceva la pubblicità dell’epoca. È considerato uno dei migliori film pop degli anni sessanta. Mario Bava costruisce un film post-moderno, dove pop art, surrealismo, dadaismo e futurismo convivono tra loro in un mix azzeccato e visivamente accattivante.
La pellicola è profusa di erotismo sotteso, una storia d’amore anarchica tra due soggetti, Eva e Diabolik che fanno il bagno nelle banconote come Zio Paperone, trombano e ballano sulle meschinità del mondo, beandosi della loro gioventù e bellezza beatnik. Sganciato dalla logica nella costruzione della storia che si limita a mettere in scena Diabolik che attua piani estrosi per compiere colpi azzardati e la legge che lo combatte con mezzi leciti e non, il film procede un po’ folle e dichiaratamente nonsense, con dialoghi improbabili e caratterizzazioni su di giri, per rimandare al mondo dei fumetti. Riconosciuto come uno dei film più pop dell’epoca che si tuffava nel beat, “Diabolik” viene trasformato da re del delitto nell’Alice nel paese dei ladri. Film divertente, artigianale a livello di effetti speciali, tutto mescolato con colori vivaci e sigarette particolari.dangerdiabolik09

 

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RAGIONARE

la ragioneLa ragione è l’utilizzazione di una grande documentazione generale con la creazione di nuove vie che prolungano la realtà al di là del presente, costruendo mentalmente dall’esperienza vissuta per conoscere il termine finale e modificare così l’azione presente per ottenere di modificare questo fine. Il sapere si divide nettamente in due parti: da una parte le conoscenze obiettive,suscettibili di dimostrazioni sensibili e che possano determinare una mutua comprensione degli umani davanti all’evidenza dei fatti; dall’altra le conoscenze soggettive, strettamente limitate al sapere individuale. Le divergenze provengono, invariabilmente, dal miscuglio o dalla sostituzione, più o meno cosciente, di una delle due conoscenze con l’altra. Quanti ragionano male o sono in malafede, operano questa sostituzione e, credendo o facendo finta di credere di essere sempre sul terreno obiettivo e impersonale, argomentano al contrario soddisfacendo abbondantemente la loro logica personale, fonte di dispute senza limiti. Gli uomini non possono avvicinarsi gli uni agli altri che quando si tratta di punti comuni che interessano tutti, e la ragione non può esercitarsi che su questi punti.
(Citazione tratta dall’Enciclopedia anarchica)

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IL FASCISMO DELLE DEMOCRAZIE E I SUOI OPPOSITORI

enigma backI regimi liberali dell’Occidente avanzano verso un modello di gestione politica e organizzazione sociale che si potrebbe definire fascismo democratico. Condividendo con i fascismi del passato due tratti fondamentali (assenza di critica e opposizione interne unita alla spinta espansionistica verso l’estero detta oggi globalizzazione) possiede però due caratteristiche che lo contraddistinguono come novità storica: la de-politicizzazione della cittadinanza e la tendenza a celare le dinamiche autoritarie delegandole al suddito che in questo modo diventa sempre più il poliziotto di sé stesso e di tutti gli altri.
L’indagine per tentare di risolvere questo Enigma della docilità muove i primi passi dalla scuola, e scorrendo la biografia dell’autore se ne capirà il motivo. Pedro García Olivo nasce nel 1961 a Fuente-Álamo (Albacete, Spagna); dopo la laurea in Storia e Geografia all’Università di Murcia si reca in Nicaragua al tempo dell’assedio alla Contra, lavorando in cooperative di assistenza agli sfollati di guerra, mentre a fine anni ’80 è in Ungheria come ricercatore all’Università di Budapest. Tornato poco dopo in Spagna diventa professore liceale, praticando deliberatamente l’insubordinazione fino ad abbandonare l’insegnamento: per otto anni si dedica alla pastorizia in un villaggio dell’entroterra di Valencia ma, per problemi economici, nell’estate del 2001 torna all’insegnamento. Nell’ottobre 2010 rinuncia definitivamente all’educazione: «ho smesso di lavorare e di obbedire, dedicandomi all’esperienza “demoniaca” dell’estinzione in libertà». Fedele a una delle massime della filosofia antica (“pensare la vita, vivere il pensiero”) e quasi come i cinici antichi, comincia un processo di realizzazione esistenziale che è anche un gesto di rivolta disperata, arrivando ad accettare aiuti e contributi economici, senza per questo sentirsi né umiliato né lusingato: «oggi ripongo il mio orgoglio residuale nella fuga dal lavoro e dalla scuola; e mi si può considerare come un autore mendicante».
L’opera di García Olivo parte dalla critica della pedagogia e di ogni tipo di scuola, anche quelle cosiddette libertarie e gli esperimenti pedagogici “alternativi”, con la pubblicazione de El irresponsable nel 2000, e prosegue con El enigma de la docilidad (2005) e L’educatore mercenario (2007) finora unico suo testo tradotto in italiano da Sprofessori (disponibile in rete); in sintonia con le idee sulla de-scolarizzazione di Illich, si è ispirato anche ad alcune esperienze di paesi perlopiù sudamericani, dove si sta cercando di abbandonare l’educazione all’occidentale e di sostituirla con pratiche che negano la reclusione obbligatoria dell’insegnamento (le classi, i banchi, i computer…) e mettono in discussione il rapporto squilibrato, autoritario o amichevole poco importa, tra la figura dell’educatore-demiurgo e quella dello studente.
La presentazione di questi libri lo porta non solo in giro per la Spagna ma anche a essere invitato in molti paesi del Sud America: La bala y la escuela (Il proiettile e la scuola, 2009) è una feroce critica non tanto dei danni che i nostri regimi stanno compiendo qui, in Europa, quanto di come essi esportino democrazia a colpi di arma da fuoco e libri di testo. Durante un viaggio nelle comunità zapatiste del Chiapas messicano ha preso alcuni “appunti filmici” che sono stati raccolti nel documentario Cuaderno chiapaneco, che si potrà eventualmente proiettare alla fine delle presentazioni.
Infine, e L’enigma rappresenta proprio questa svolta, la sua attenzione si è concentrata sulla critica della nostra società nel suo complesso: nei suoi ultimi due libri (Cadavér a la intemperie e Dulce Leviatán) insiste sulla critica dello Stato del Benessere e analizza il ruolo storico e contemporaneo delle opposizioni – che spesso purtroppo si limitano alla superficialità, o peggio all’ambiguità se non addirittura alla complicità con il “nemico”, come nel caso spagnolo del movimento degli indignati o quello italiano dei 5stelle, ad esempio. Motivo per cui, essendo così forte la corrente ricuperatrice e così poco incisive le pratiche antagoniste, per non dir di peggio, la seppur minima speranza di trasformazione si può ritrovare in movimenti, gruppi e singoli individui che hanno scelto di vivere ai margini di questa società, collaborando il meno possibile con le sue istituzioni e con i suoi mercati, come nel caso della comunità gitana spagnola, o delle comunità residuali di montagna, o degli esperimenti di vita collettiva che si realizzano in ambiente sia urbano sia rurale, eccetera.
Quindi, per concludere, ecco una breve traccia degli argomenti che saranno affrontati durante le presentazioni e i dibattiti:
1) Presentazione della Anti-Pedagogia; critica del riformismo pedagogico; critica delle Scuole Libertarie; analisi delle pedagogie bianche interculturali contemporanee; critica radicale di ogni forma di Scuola. Descrizione e negazione delle pratiche scolastiche “progressiste” che riproducono nel migliore dei modi il demofascismo occidentale.
2) Accenno ad alcune modalità educative non scolarizzate: educazione comunitaria indigena, educazione tradizionale in aree rurali-marginali, educazione di clan dei popoli nomadi, “scuola familiare”, educazione alternativa non-istituzionale … La Scuola e il suo Altro. Educazione senza scolarizzazione. Nemici della scuola per amore dell’educazione. Pratiche educative autoctone spazzate via dalla mondializzazione della scuola di impianto occidentale…
3) Critica radicale delle società democratiche occidentali (che sono in crisi epistemologica, filosofico-culturale, etico-estetica, politica, socio-economica, ecologica…). Globalizzazione capitalista altericida; la scuola implicata nello sterminio planetario del dissenso e della differenza.
4) Fascismo e democrazia. Teoria del demofascismo o fascismo democratico. Dissoluzione della differenza in diversità. Il “poliziotto di sé stesso” dei giorni nostri. Sull’avvento della Soggettività. La scuola del demofascismo.
5) Apologia dei margini (a proposito di indigeni, antichi pastori e persone non classificabili). I margini come spazio del vissuto (la fuga come arma). Fuga, margine e disperazione. Filosofi senza scuola e perfino senza alfabeto.
6) Critica dello Stato del Benessere. Critici, vittime e antagonisti dello Stato sociale. Critica del “lavoro sociale”. Socialcinismi (conflittualità conservatrice versus autocostruzione etica del soggetto). Critica dell’ideologia cittadinista e dei movimenti favorevoli allo Stato sociale.

Nautilus, febbraio 2015

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LILLY JOHN

john_lillyGrande figura storica della ricerca sperimentale sugli stati modificati di coscienza, inventore della vasca di deprivazione sensoriale (che ispirò Stati di Allucinazione di Ken Russell), e pioniere assoluto della ricerca sulla comunicazione fra uomo e delfini. Anche da questo studio fu tratto un film di successo, Il giorno del delfino.
Eclettico e visionario scienziato ed esploratore, Lilly ha portato significativi contributi alla psicologia, alla medicina, alla cibernetica e alla filosofia; a lui si deve anche la teoria del modello della mente come biocomputer, modello descritto nel celebre lavoroProgramming and Metaprogramming the Human Biocomputer. Theory and Experiments (1972).
Nell’unico libro tradotto in italiano, Il Centro del ciclone,Lilly presenta le sue numerose ricerche e autosperimentazioni con LSD e gli approfondimenti dal lato spirituale della vita e degli spazi interiori stimolati da questa ricerca. Seguace di una ricerca filosofica sulla natura della mente e della realtà, Lilly fu unanimemente considerato un’autorità nel campo accademico e lavorò con le massime personalità del suo tempo, dai fisici Richard Feynman e Robert Milliken e filosofi e scrittori Alan Watts e Aldous Huxley, e gli psichiatri R.D. Laing e Oscar Janiger.

Se vuoi saperne di più:

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