Nei pochi anni trascorsi dalla prima uscita de Il crepuscolo delle macchine, cominciamo con ogni probabilità ad assistere al crepuscolo effettivo del paradigma tecno-industriale, o almeno ai suoi primi segnali.
Il disastro crescente è chiaramente visibile. Ci sono le singole calamità ambientali, come i milioni di barili di petrolio zampillati per mesi dai fondali del Golfo del Messico, nel 2010; la valanga di rifiuti tossici industriali che hanno invaso città e corsi d’acqua, prima di confluire nel Danubio, in Ungheria, sempre nel 2010; il terremoto e lo tsunami che hanno colpito il Giappone all’inizio del 2011, i cui danni sono stati così ingigantiti in maniera abnorme da una società urbana di massa e dall’industria nucleare. E continua, imperterrito, aumentando di frequenza.
Il contesto in cui si inserisce ogni singolo disastro è quello di un pianeta che è stato surriscaldato e avvelenato. L’altra faccia della medaglia è quanto sta accadendo nella società. La vediamo, ad esempio, nelle sparatorie nelle scuole e nei massacri familiari compiuti tra parenti. Il livello di alienazione, che si manifesta in una condizione pressoché generalizzata di ansia, depressione e stress, non può essere ignorato per sempre.
Le promesse dell’illuminismo non sono state mantenute. La modernità non solo non funziona: è un disastro in continua crescita.
L’ultima ideologia sembra essere quella della tecnologia stessa. Ma la tecnologia sta peggiorando le cose, dalle malattie resistenti agli antibiotici fino alla crescente vacuità e freddezza della tecno-cultura. Siamo tutti quanti condizionati e addomesticati da una tecnologia che continua ad avanzare. E lungo la strada spunta la verità più segreta: un’esistenza completamente mediata, protesica, non è vivere per davvero.
Ci dev’essere un’alternativa, e siamo al punto in cui non è più possibile evitare questa discussione. È sempre più facile vedere che per tutto il percorso a ritroso, fino ad arrivare alla civilizzazione/addomesticamento, abbiamo seguito un vicolo cieco. Troppe cose sono d’intralcio sulla strada del dibattito necessario (i mass media e la Sinistra, ad esempio), ma la realtà si fa più insistente, e sta bussando sempre più forte alla nostra porta.
John Zerzan
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