Il mondo futuro è proprio adesso ed è fatto di telemedicina, dad, telelavoro, e-commerce, tele-polizia, conferenze immateriali. Quando il distanziamento verrà attenuato difficilmente si allenterà il controllo dei nostri corpi. Che si tratti dell’app Immuni, dell’intelligenza artificiale applicata ai dati dei nostri smartphone, o l’uso del riconoscimento facciale — e queste sono solo la punta dell’iceberg — tutta la nostra vita è chiamata a passare sotto il controllo delle nuove tecnologie. Il post-capitalismo connesso, oltre a voler rappresentare il motore dell’economia (o se si preferisce del mondo), si sta sviluppando per garantire la nostra sopravvivenza tecnologicamente assistita in ambienti patogeni. Dalla città intelligente al pianeta intelligente, questo capitalismo tecnologico si sta sviluppando per sopravvivere ai suoi misfatti ecologici attraverso la razionalizzazione poliziesca delle popolazioni. Se non bastasse, un transumanesimo green sta fiorendo nei laboratori di ricerca di molti Stati e promette di modificare geneticamente la specie umana nel tentativo di darle qualche chance di sopravvivenza. A breve molte occupazioni non saranno più disponibili per gli umani che, soppiantati dai robot, dipenderanno da un qualche reddito non più frutto della loro attività, ma della benevolenza dello Stato. Già ora la sopravvivenza nella precarietà è realtà per milioni di persone e in prospettiva ben pochi prevedono che le cose potranno migliorare se si procede su questa strada. Anzi. Questo post-capitalismo, piuttosto che il traguardo raggiunto dell’abbondanza, assomiglia a una gestione assistita dal computer della scarsità di aria pulita, acqua, materie prime, spazio vitale, lavoro, istruzione, salute. L’umanità sta affrontando la prospettiva di un futuro cupo difficile da immaginare e abbiamo urgente bisogno di sollevarci e gridare “no!”.