Dopo tutta una serie di fenomeni ben conosciuti da coloro che hanno subito un’anestesia generale (rumore di motore a scoppio, formicolio di punti luminosi, ecc), i fosfeni assumevano all’mprovviso un’intensità tale che, anche a occhi aperti formavano davanti a me un velo, irnpedendomi di vedere dell’altro; nello stesso tempo si disponevano in un mosaico di cerchi e di triangoli, neri, rossi e bianchi, inscrivendosi e circoscrivendosi gli uni cogli altri e muovendosi in base ad una logica rigorosa per quanto geometricamente assurda. […] Con un’evidenza, una chiarezza di cui non posso dare la minima idea, tanto questo carattere di certezza, di necessità assoluta è ignorato dal pensiero umano normale, capivo il senso, sconvolgente, disperante per la sua semplicità come per la sua evidenza, di quel movimento visivo e sonoro: l’ultima parola di tutto, la spiegazione, detta tramite la voce di un assoluto di crudele ironia, dell’esistenza del mio spirito, stava in una specie di ragionamento ultra-logico terribilmente semplice, impossibile da tradurre. Non ho mai accettato, e non potrò mai accettare la fede cristiana in una dannazione eterna; tuttavia in quel momento, che posso recuperare se lo voglio in pochi istanti, ho la certezza, semplice e clamorosa, d’essere proprio io il solo essere irrimediabilmente perduto (e la parola perdita è soltanto una vaga approssimazione) che non sono altro, proprio io, che un semplicisimo circolo vizioso. René Daumal 1930
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